Navigare anonimi su internet: mito o realtà?

Sul web si sa, è possibile davvero trovare di tutto. Soprattutto con l’avvento delle chat come Telegram che offrono di fatto un anonimato più o meno totale, il mito e le paure annesse alla navigazione anonima hanno sempre più preso piede tra gli internauti.

Il fatto di poter navigare anonimi, del resto, non riguarda esclusivamente l’idea di trollare liberamente amici e nemici, insultare chi si vuole senza essere scoperti oppure andare a visitare siti illegali per il gusto del rischio: in effetti, alla fine, l’anonimato è un modo per tutelare la nostra riservatezza da siti e app che non vedono l’ora di rubarceli. Il primo aspetto (l’illegalità di effettuare azioni penalmente perseguibili) non dovrebbe mai sovrastare sul secondo (la privacy è anche un mio diritto inalienabile, alla fine), soprattutto in tempi complicati come quelli che stiamo vivendo; si tratta, in sostanza, delle classiche due faccie della medesima medaglia.

Immersi tra dark net perse tra realtà, leggenda urbana e fantasia, alla perenne ricerca di siti per adulti che difficilmente confesseremmo con i nostri amici o conoscenti, a volte tentati dai misteri nascosti nei meandri del deep web, siamo qui a chiederci cosa voglia dire davvero “navigare anonimi”. Quando andiamo su internet, infatti, sia da mobile che da desktop, quale che sia la connettività che stiamo utilizzando, usciamo con l’indirizzo IP che ci viene assegnato dal nostro provider (Wind Tre o TIM, tanto per capirci); ovviamente questi provider sanno che il giorno X all’ora Y Ciccio Pasticcio di Milano (tanto per dire) si era collegato con questo indirizzo IP e, almeno in teoria, potrebbero anche sapere che siti web ha visitato. Parlando con un amico fidato che lavora con uno di questi provider, giurava e spergiurava che non fosse possibile per gli operatori dei call center vedere i siti che il cliente ha visitato, e di conseguenza anche le chat in cui è stato o i gruppi segrete che potrebbe aver visitato.

Quando andiamo su internet usciamo quindi con un indirizzo IP, ma l’analisi non dovrebbe fermarsi a considerare questo: usciamo anche con un ID del dispositivo usato (PC, Mac, smartphone, tablet) che alla lunga potrebbe essere associato in modo univoco alla nostra identità, e costituire (unendo i due dati) una sorta di impronta digitale o fingerprint.

Molti browser offrono la cosiddetta finestra di navigazione anonima, di fatto, ma quella è semplicemente una forma di navigazione che resetta i vari cookie e simula la visita di un cliente che non li ha ancora impostati; viene usata dai webmaster durante il collaudo dei siti, e serve quasi escluaivamente a quello. Farne uso non vuole dire affatto navigare anonimi!

Per navigare anonimi ci sono possibilità da considerare di vario genere:

  1. usare un proxy free o a pagamento per nascondere il nostro IP;
  2. camuffare l’IP usando quelli criptati generati da programmi tipo TOR (https://www.torproject.org/);
  3. usare un servizio di VPN, che è in prova free e poi quasi sempre apagamento, che possa fare da filtro per i dati in ingresso ed in uscita dalla connessione di casa.

Foto di Pete Linforth da Pixabay

 

Di leultime.info

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