Grease “sessista” è una non notizia

Grease, il film di Randal Kleiser con John Travolta del 1978 è da considerarsi un film politicamente scorretto? È interessante notare che si tratta di una notizia che è stata ampiamente riciclata dal Daily Mail, testata spesso finita nel mirino dell’antibufala. Il punto non è stabilire se il sessismo debba preoccupare in generale (in generale, ovviamente, deve farlo), bensì se sia davvero il caso di farsi portatori di una generica, e poco funzionale a nostro avviso, cultura dell’annullamento.

Come segnalato correttamente da Il Fatto Quotidiano, infatta, si tratta di una notizia lanciata per prima dal Daily Mail, in occasione della trasmissione del film sulla BBC nel periodo di Natale. L’autore dell’articolo, come viene segnalato, ha tuttavia semplicemente composto l’articolo sulla base di quattro tweet di persone comuni, che accusavano di essere vetusto e misogino l’articolo. Da qui la notizia, che anche a nostro avviso – ed alla luce di come è nata – è una non-notizia, come osservato giustamente anche da Luca Alagna (qui l’articolo originale).

Non è ovvio introdurre la cosa in Italia e far capire meglio perchè si tratti di una discussione, di per sè, poco più che argomento su cui azzuffarsi sui social network, ma in genere viene riferita come culture war, guerra culturale. Una “guerra culturale” non è altro se non un conflitto, di natura quasi sempre verbale, tra gruppi sociali con un’annessa lotta per il dominio dei rispettivi valori, credenze e pratiche. Culture war fa in genere riferimento, in altri termini, ad argomenti su cui vi è disaccordo sociale generale e in cui si finisce per indurre una forte polarizzazione tra gruppi sociali, ognuno dei quali porta avanti il proprio sistema di credenze.

Ma non c’è solo questo: in genere la costruzione di pseudo-notizie come questa si basa, alla meglio, su un numero quasi sempre poco significativo di opinioni generiche, e porta il nome di cultura dell’annullamento (cancel culture). Il Daily Mail, per quanto pubblichi notizie di ogni genere, sembra insomma dare priorità alla polarizzazione dei pareri ed al numero di click sulle proprie notizie che ad altro, cosa che peraltro viene seguita molto fedelmente anche da alcune testate giornalistiche italiane (non tutte, se non altro).

Queste notizie promuovono la cultura dell’annullamento, ed è preoccupante

La cultura dell’annullamento o della cancellazione (in inglese cancel culture o call-out culture) è una forma diffusa sui social di potenziale ostracismo nella quale qualcuno viene isolato e spinto fuori dalle cerchie sociali o da quelle professionali, proprio perchè le persone sono aizzate a fargli smettere qualsiasi supporto in termini di visibilità. Inutile sottolineare che, in alcuni casi, la cancel culture viene utilizzata per motivi politici, soprattutto dai movimenti più conservatori, spesso prendendo di mira libri o film del passato, che vengono per questo rigorosamente decontestualizzati. Anche l’Odissea di Omero sembra aver subito questa sorte, ad esempio. Decontestualizzare e distruggere non è mai una cosa che dovrebbe far stare allegri o essere presa alla leggere, e lo dimostra la storia ad esempio con l’iniziativa della Bucherverbrennungen, il rogo di libri contrari allo spirito tedesco che venne promossa dal nazismo nel 1933.

Tornando a Grease, parliamo di quattro persone che pensano che sia misogino e razzista, che non sappiamo nemmeno chi siano e su cui è stato costruito un articolo, generalizzando il pensiero di queste quattro persone. Il tutto, evidentemente, per poter imbastire una provocazione sui social che in molti, anche in Italia, stanno appassionatamente commentando. Come se non bastasse, sembra che la testata abbia anche fatto lo stesso con la serie Friends, accusandola implicitamente, in quel caso, di essere costituita da un cast fatto interamente di attori bianchi e riportando il pensiero di Lisa Kudrow a riguardo.

Non è quasi certamente necessario parlare di dittatura (termine oggi più che abusato) del politicamente corretto, che il più delle volte porta avanti cause nobili che lo shitstorm in corso su internet tende spesso a ridurre al minimo. Quasi a dire che, secondo un certo pensiero indirettamente promosso da certuni, avere dei diritti e difenderli sia roba da stupidi; questo è chiaramente assurdo e non dovrebbe essere perseguito. Abbiamo ancora dei diritti, tra cui quello di rifiutare di partecipare a discussioni forzate del genere.

Di leultime.info

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