Toccherà a Juventus e Crotone chiudere il programma di questa lunghissima ventitreesima giornata di campionato. Ai bianconeri di Pirlo è richiesta una prova d’orgoglio per riscattare le ultime opache uscite terminate con altrettante sconfitte contro il Napoli in campionato e il Porto in Champions. Certo, il Crotone, ultimo in classifica e lontanissimo dalla zona salvezza, non appare essere un ostacolo particolarmente ostico per Ronaldo&co., ma i calabresi, già all’andata, hanno riservato un inaspettato scherzo alla Juve, costringendola all’1 a 1 tra le mure amiche dello Scida.

Milan Inter

Il big match della giornata è stato il derby di Milano che, dopo tempo immemore, tornano a giocarsi la testa della classifica con annessa una discreta fetta di scudetto, anche se la strada, da qui a maggio, è ancora molto lunga e gli avversari che potrebbero ritornare nei giochi sono tanti. Quella tra Milan e Inter non è mai una partita banale e se le due squadre occupano il primo e il secondo posto della classifica lo è ancora di meno. Ma, alla fine, la posta piena se la aggiudica la squadra che già da inizio campionato partiva con il favore dei pronostici e che, effettivamente, ha giocato meglio. Ma la partita, bella e intensa, ha detto molto più di quanto il 3 a 0 finale potrebbe suggerire.

Dopo un primo tempo giocato a mille all’ora senza un attimo di respiro e terminato con il meritato vantaggio per l’Inter grazie al gol di Lautaro Martinez realizato dopo appena 4 minuti, la ripresa si apre con un Milan arrembante ma che, quando non si ferma sul maestoso muro difensivo formato dal trio Skiniarm, De Vrji e Bastoni, (chissà se i nerazzurri riusciranno a tenerli tra le proprie fila anche nella prossima stagione) viene stoppato da un Handanovic in stato di grazia, che in due minuti e miracoloso tre volte,  prima su due colpi di testa di Ibrahimovic e poi sulla bordata di Tonali dal limite dell’area. La foga rossonera dura fino al 57°, quando l’Inter recupera palla all’altezza del vertice destro della propria area di rigore e parte in contropiede. In pochi secondi, ben cinque giocatori nerazzurri si trovano in area milanista, un rinato Eriksen allarga per Perisic che la tocca al centro per Lautaro che realizza la sua doppietta a suggello di una prestazione in cui si è visto, forse per la prima volta, tornare e sacrificarsi a recuperare palloni anche in zone arretrate dove, generalemente, non staziona neanche alla PlayStation.

La partita, di fatto, si chiude lì, con un Inter padrona del campo e il Milan che comunque non si arrende e cerca di lottare fino alla fine. Ma c’è ancora tempo per il gol capolavoro di Lukaku che sa di vendetta dopo gli episodi incresciosi di Coppa Italia accaduti con Ibrahimovic. Il belga conquista palla a metà campo e parte alla carica portandosi dietro mezza squadra avversaria che non riesce neanche a leggergli il numero di targa. La bomba angolata con cui fa secco Donnarumma è il punto esclamativo su una prestazione magistrale di tutta la compagine nerazzurra che, forse, da ieri, è finalmente diventata la squadra di Antonio Conte: cinica, attenta, con giocatori che accettano di giocare in ruoli che non gli sono propri (vedasi il Peresic tutto-fascista… senza alcun intento politico) e altri (Eriksen) resettati e riprogrammati. Un ultimo encomio va fatto a Barella – il centrocampista migliore della sua generazione (a livello globale) e tra i migliori dieci centrocampisti in assoluto in circolazione -, non si ferma un attimo, tanto da far dubitare che abbia solo due polmoni ed ha una capacità ultraterrena di esibirsi in entrate pulite e senza fallo pur piombando addosso agli avversari con una foga e velocità che ogni volta tende a far temere un imminente disastro ortopedico degno di un crash test automobilistico. Invece niente: la palla finisce sul suo piede e l’avversario colpisce l’erba a vuoto! Monumentale.

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Fiorentina Spezia

Il ventitreesimo turno di campionato si è aperto venerdi pomeriggio con la sfida tra Fiorentina e Spezia. I viola di Prandelli impiegano un tempo per prendere le misure dello Spezia, per una volta apparso spento e con poche idee, ma già al terzo della ripresa, il gioiellino di casa, Vlahovic, ottimamente imbeccato da un ritrovato Castrovilli, segna il gol dell’uno a zero. Proprio Castrovilli raddoppia al 64° raccogliendo una palla vagante e, quasi allo scadere, Eysseric chiude i conti. Entrambe le squadre navigano in acque abbastanza tranquille, trovandosi rispettivamente dieci (i viola) e nove (lo Spezia) punti sopra la zona retrocessione. Ma se i punti dello Spezia sono in linea con i propositi di salvezza della società, la classifica della Fiorentina non rispecchia le ambizioni europee del patron Commisso che, con il settimo posto lontano ormai 15 lunghezze, dovrà rassegnarsi ad un’altra stagione senza coppe.

Cagliari Torino

Sempre venerdì, all’ora di cena, la Sardegna Arena ha ospitato un drammatico match salvezza tra Cagliari e Torino. La partita la fanno tutta gli uomini di Di Francesco, ma il bottino pieno lo raccoglie il Torino di Nicola che, con l’unico tiro in porta della partita, un colpo di testa di Bremer a seguito di un calcio d’angolo a un quarto d’ora dal termine, fissano il risultato sull’1 a 0, conquistando il sesto risultato utile consecutivo (ma con cinque pareggi) e tre punti d’oro per l’abulica classifica granata, consentendogli di portarsi a più 5 dalla stessa squadra rossoblu, terzultima, nonostante una formazione che, sulla carta, potrebbe ambire anche a panorami europei. Ma il campo è giudice sovrano e i soli 15 punti in 23 giornate costano la panchina a Di Francesco, sostituito da Leonardo Semplici. La dura legge del calcio vuole che a pagare sia sempre l’allenatore, ma sarebbe il caso che gente dai nomi altisonanti come Naingollan, Godin, Simeone, Pavoletti e Joao Pedro (che comunque il suo bel bottino di gol lo sta garantendo anche in questa stagione) facciano al più presto un esame di coscienza perchè non sono giocatori da terzultimo posto in classifica, così come non può esserlo la squadra che li annovera tutti insieme tra le proprie fila.

Lazio Samp

Sabato alle 15:00, all’Olimpico, ha avuto luogo il match tra Lazio e Sampdoria, con gli uomini di Simone Inzaghi che si sono imposti con il risultato di 1 a 0 grazie al bel gol messo a segno da Luis Alberto, splendidamente imbeccato da un Milinkovic-Savic in versione Champions. La partita è stata equilibrata e ben giocata da entrambe le squadre e se gli uomini di Ranieri, protagonisti finora di un discreto cammino, avessero ottenuto il pari, non avrebbero rubato nulla. Per la Lazio domani ci sarà l’ostico impegno di Champions contro i campioni in carica del Bayern Monaco (diretta su Canale 5, oppure su Sky Sport Uno canale 201), un doppio confronto in cui, se la Lazio riuscirà a replicare le ottime prestazioni avute nel girone di coppa, potrebbe avere un esito tutt’altro che scontato anche se, ovviamente, contro la corazzata bavarese parte con lo sfavore del pronostico.

Genoa Verona

Alle 18:00 si sono poi affrontate, spartendosi la posta, Genoa e Verona dando vita ad un  pirotecnico 2 a 2 con un punto che accontenta entrambe. Il Genoa sembra essersi definitivamente ripreso dalla crisi di punti e risultati con il ritorno di Ballardini e, semmai, bisognerebbe chiedersi perchè il presidente Preziosi non decida, una volta per tutte, di blindarlo su quella panchina dove ha sempre fatto bene, permettendogli di cominciare un ciclo sulla scia di quanto ha fatto l’Atalanta con Gasperini. Il Verona, dal canto suo, gioca bene e non lo scopriamo adesso. Nelle ultime giornate forse gli scaligeri hanno perso un po’ di smalto rispetto ad un avvio prorompente, ma la panchina corta e l’obiettivo di permanenza nella massima serie ormai quasi raggiunto, giustificano qualche calo fisico e mentale. Ecco dunque che tra le due squadre che hanno giocato a viso aperto con il solo obiettivo di vincere, il risultato più giusto è proprio quello per cui i due tecnici non avrebbero firmato per forma mentis più che per strategia, cioè il pareggio. Il Verona gioca meglio e ha più occasioni, ma il Genoa è cinico e ci crede fino all’ultimo, riuscendo ad agguantare il 2 a 2 a tempo ormai scaduto e con un uomo in meno. Attenzione all’uzbeco Shomurodov del Genoa, se continua a crescere e ad ambientarsi in campionati impegnativi come quello italiano ai ritmi che ha preso negli ultimi mesi, sarà sicuramente al centro della prossima sessione di mercato.

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Sassuolo Bologna

Il derby emiliano tra Sassuolo e Bologna chiude le partite del sabato. L’1 a 1 finale in fondo è il risultato più giusto in un match che fino al 30° del primo tempo, momento dell’espulsione dettata dal VAR di Hickey, aveva visto il Bologna giocare con più convinzione, trovando il gol con Soriano, abile, in collaborazione con Barrow, ad approfittare di uno svarione inguardabile della difesa neroverde. La ripresa, vuoi anche per la superiorità numerica, è tutto di stampo sassuolese che con Caputo, all’ennesimo gol della stagione, raggiungono il pari ottenendo un punto che alla fine accontenta entrambe le contendenti.

Parma Udinese

Il pareggio per 1 a 1 nella partita dell’ora di pranzo della domenica tra Parma e Udinese, se per gli ospiti rappresenta un buon risultato che consente ai friulani di veleggiare nella tranquillità della mezza classifica a più 10 dalla zona retrocessione, per i padroni di casa è stata un’occasione persa per risalire dai bassifondi e di queste occasioni probabilmente non ce ne saranno molte altre da qui alla fine. Il Parma domina in lungo e largo la prima frazione di gioco e avrebbe potuto siglare anche più dei due gol, realizzati da Cornelius e Kucka, con i quali si è andati all’intervallo. Ma il secondo tempo è completamente di stampo bianconero che grazie ad un De Paul sempre più ispirato e determinante, raggiungono i parmensi grazie alle reti di Okaka (appena subentrato ad un Llorente ancora lontano dalla forma dei giorni migliori) e Nuytinck.

Atalanta Napoli

Dopo il bigmatch tra Inter e Milan di cui abbiamo parlato sopra, alle 18:00 è stato il momento dell’altra partita di cartello della giornata: Atalanta-Napoli. Per la squadra di Gattuso non è momento e il 4 a 2 finale, che si somma al 2 a 0 subito in Europa League dal Granada giovedì sera, ne sono la più lampante testimonianza. Se il tecnico calabrese è ancora al suo posto, probabilmente, lo si deve solo all’inaspettata vittoria contro la Juve della scorsa settimana che ha fatto desistere De Laurentiis dal dare il benservito all’ex Campione del Mondo (anche se non si è mai “ex” Campioni del Mondo). A parziale attenuante per il Napoli c’è una lista degli infortunati più lunga di quella degli abili e arruolati ma le disattenzioni e i black out di cui si è resa protagonista la squadra ieri sera sono già capitati in precedenza anche con la formazione tipo. La partita di coppa di giovedì sarà fondamentale sotto tanti, troppi, punti di vista. Dall’altra parte della barricata, invece un’Atalanta sempre più convincente dopo i passaggi a vuoto di metà stagione, tipici delle formazioni di Gasperini, si affaccia all’ottavo di finale di Champions League contro il Real Madrid con il vento in poppa dato dalla fiducia dei risulatati, da una condizione ritrovata e da una rosa ampia e affidabile. I quattro gol rifilati in scioltezza al Napoli devono essere un campanello d’allarme per gli spagnoli di Zidane ma, al contempo, Gasperini deve cercare di mettere una pezza ad una difesa che prende più gol del dovuto (anche se quasi sempre meno di quanti l’attacco è capace di produrre) spesso per ingenuità gratuite (vedasi il secondo gol di ieri). In Europa, con la variabile dei gol in trasferta è meglio evitare di regalare segnature agli avversari. Il match di Champions tra Atalanta e Real Madrid si giocherà mercoledì a Bergamo con diretta Sky canale 201 e 252 del satellite, 472 e 482 del digitale terrestre.

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Benevento Roma

Il sabato di campionato è finito con il posticipo serale tra Benevento e Roma. Partita brutta come poche, giocata per la sua interezza nella trequarti campana, senza che la Roma sia riuscita a fare un solo tiro in porta degno di questo nome, tant’è che Montipò, portiere del Benevento, per tutta la gara è più che altro spettatore di inoffensivi cross romanisti, provenienti da una parte e dall’altro che finiscono spesso fuori o, al massimo, docilmente tra le sue mani. Dall’altra parte, se Fonseca al posto di Pau Lopez in porta avesse schierato il vice-aiuto-magazziniere non se ne sarebbe accorto nessuno, tanto il Benevento non solo non ha mai visto la porta romanista, ma non è mai entrato neanche nella metà campo avversaria se non per tornare negli spogliatoi a partita conclusa. Unico sussulto a tempo ormai scaduto, quando il VAR annulla un rigore netto concesso dall’arbitro alla Roma ma viziato in partenza dell’azione da un altrettanto netto fuorigioco di Dzeko. Poco altro da aggiungere se non che è stata una partita da non proporre ad un pubblico giovane che da siffatto indecente spettacolo potrebbe essere tentato dallo schifare lo sport del calcio.

Ovviamente il punto conquistato è fieno in cascina per i campani il cui obiettivo di stagione è una tranquilla salvezza, mentre poco muove nella classifica della Roma che avrebbe fatto meglio ad osare un tantino di più per aggiudicarsi la posta piena. Per la Roma giovedì ci sarà il ritorno di Europa League contro il Braga, dove i giallorossi partiranno con il favore del pronostico dato il successo esterno per due a zero dell’andata.

Di leultime.info

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