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Intervista al cantautore e cantante pop-punk italiano Lacoin

Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone una breve intervista a Nicola Waldner, in arte Lacoin (clicca qui https://instagram.com/_lacoin_?igshid=MzRlODBiNWFlZA== per accedere al suo profilo IG) 

Ciao! Ti domando subito qual è il cosiddetto motore interiore – quel qualcosa e chissà se anche quel qualcuno – che ti ha portato a intraprendere il tuo viaggio nella musica e ciò in relazione altresì al tuo nome d’arte Lacoin [clicca qui https://linktr.ee/lacoin___]. Ciao Giulia! Il mio motore interiore, come penso valga per ogni persona, è la necessità di esprimermi. L’artista, a differenza della gente comune, è colui che riscontra molte più difficoltà a farlo nella quotidianità… nella quotidianità di quella che è la società contemporanea e, quindi, si esprime appunto attraverso ciò che nel mio caso è la musica. Lacoin è l’anagramma del mio nome, Nicola”. 

Da piccolo a cosa, forse, immaginavi di dedicarti una volta divenuto adulto e che bambino sei stato? Attualmente, invece, come descriveresti la tua personalità e quale colore vi assoceresti metaforicamente? Ho avuto problemi, a casa, fin da bambino e non ho mai avuto un punto di riferimento ben definito. Ho desiderato di fare l’astronauta così come, il giorno dopo, il vigile del fuoco. Sono stato un bambino assai vivace e assai irrequieto. Attualmente mi definisco molto cosciente delle circostanze e quindi sicuramente molto più arreso, arrabbiato, freddo e malinconico d’un tempo ma anche più forte per le persone alle quali tengo e nella prosecuzione di ciò che è l’inseguire i miei sogni. Penso che potrei associare la mia personalità al colore rosso”.

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Quanto e in che modo sono stati e sono fonte d’ispirazione e determinanti per la tua artisticità l’ambiente geografico e sociale (compreso quello familiare) e l’epoca in cui vivi, ma altresì i primi input ricevuti durante l’infanzia? “Questi che hai citato sono tutti fattori determinanti per me, vengo da un paesino e da una casa di campagna dove scappare dalla mia problematica situazione familiare non lo si deve pensare, perché non lo è, come uscire da un palazzo e giocare con gli altri bimbi. Mi sono creato pertanto negli anni un mio mondo, delle mie regole e dei miei principi…. solo che ci si va a scontrare sempre inevitabilmente con la realtà. Ho dovuto sbattervi la testa tante volte prima di capire certe cose e ciò mi ha causato dolore e solitudine, ma anche tanta ispirazione e comprensione verso i meno fortunati. Ho un bagaglio emozionale, per cibare la mia arte, di cui posso andarne fiero”.   

Che cosa rappresenta per te la musica e l’arte più in generale e quale ritieni che sia il loro principale pregio e potere? “La musica e l’arte più in generale rappresentano, a mio dire, una vera e proprio salvezza. Il potere principale dell’arte – nel mio caso specifico veicolato proprio grazie alla musica – è quello di permettere di esprimere le proprie personali emozioni ed arrivare così al cuore di chi può e vuole comprender-le. Non serve sapere tutta la storia per farlo, a volte basta davvero poco per capire gli altri individui e dunque anche la loro arte”. 

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Quanto ti sembra che sia importante – soprattutto nella carriera di un personaggio pubblico – l’immagine? Pensi che essa, l’immagine appunto, possa e debba veicolare efficacemente significati emozionali e intellettivi, d’impegno verso un qual certo “quid”, psicologici a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia e che ne sia un indicatore di verità? “In questi ultimi anni, è indubbio il fatto che l’immagine conti ormai molto più di quanto dovrebbe… il talento esecutivo e artistico, a volte, viene messo in secondo piano. Certo l’immagine aiuta a identificarsi come unici, perciò ci sta che sia un elemento non trascurato da molti di noi ma una buona ricetta potrebbe comunque essere quella di farla andare di pari passo con le altre componenti sopracitate”.   

A tuo dire in che rapporto stanno libertà, resilienza e audacia? E in tutto ciò, benché io non voglia indurti ad alcuna preconfezionata categorizzazione riduttiva e ingabbiante, dal tuo punto di vista, cos’è e come riconosci l’Amore (sia esso amor proprio, per altre persone e animali, per idee e ideali, per situazioni, luoghi, attività e molto altro ancora)? Sei inoltre mai incorso in una relazione tossica e, se sì, nella veste di manipolatore o di manipolato? Io sono dell’idea che, se un rapporto non va bene, è inutile stare a raccogliere sempre gli stessi pezzi e ostinarsi a rimetterli assieme poiché tanto poi cederanno di nuovo. Perché quindi tentare di cambiare un manipolatore o una manipolatrice? Perché tentare di cambiare qualcuno/a che ha in testa altre/i? Perché ti scopa bene? Vada allora per l’essere scopamici. Alcune delle persone che stanno affrontando relazioni tossiche mi fanno pena, ma altre mi fanno solo ridere. Per quanto mi riguarda, le ragazze sono tremende… però altresì i maschi lo sono. Non ho mai manipolato, o lasciavo o venivo lasciato. Non ho mai dato tregua per delle mezze vie e questo è un ottimo modo per fare scarto. Non ho ancora trovato la persona giusta e tuttavia, dopo le esperienze che ho avuto, credo che fino a quando non sarò felice con me stesso non mi metterò a cercare alcuna relazione… passeranno degli anni!”.   

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Infine, prima di salutarci, vuoi condividere con noi se hai delle novità in cantiere a stretto giro e alcuni progetti a più lungo termine? Ho appena iniziato a fare musica seriamente, ho dei pezzi già pronti e alcuni solo da arrangiare. Per ora punto a rilasciare singoli e a farmi notare”. 

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