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- Venendo subito al punto, che chiamo lingua volgare quella che i bambini apprendono da chi sta loro intorno dal momento che cominciano ad articolare i suoni; oppure per esser più brevi, la lingua volgare è quella che, senza bisogno di regole, impariamo imitando la nostra nutrice. (da De vulgari eloquentia, Milano, Garzanti, 2009, p. 3) ( Dante Alighieri )
- Il volgare siciliano si attribuisce fama superiore a tutti gli altri per queste ragioni: che tutto quanto gli Italiani producono in fatto di poesia si chiama siciliano; e che troviamo che molti maestri nativi dell’isola hanno cantato con solennità […] E in verità quegli uomini grandi e illuminati, Federico Cesare e il suo degno figlio Manfredi, seppero esprimere tutta la nobiltà e dirittura del loro spirito, e finché la fortuna lo permise si comportarono da veri uomini, sdegnando di vivere da bestie. Ed è per questo che quanti avevano in sé nobiltà di cuore e ricchezza di doni divini si sforzarono di rimanere a contatto con la maestà di quei grandi principi, cosicché tutto ciò che a quel tempo producevano gli Italiani più nobili d’animo vedeva dapprima la luce nella reggia di quei sovrani così insigni; e poiché sede del trono regale era la Sicilia, ne è venuto che tutto quanto i nostri predecessori hanno prodotto in volgare si chiama siciliano: ciò che anche noi teniamo per fermo, e che i nostri posteri non potranno mutare. (da De vulgari eloquentia, I libro, XII cap.[1]) ( Dante Alighieri )
- È sempre stato molto intelligente, perfino da ragazzo. Però l’intelligenza è una cosa, la saggezza un’altra. (George R. R. Martin)
- E molte persone hanno una specie di bug: credono che l’intelligenza sia un fine. Hanno un’unica idea in testa: essere intelligenti, e questa è una cosa stupidissima. E quando l’intelligenza crede di essere uno scopo, funziona in modo strano: non dimostra la sua esistenza con l’ingegno e la semplicità dei suoi frutti, bensì con l’oscurità della sua espressione. (Muriel Barbery)
- Amare è trovare la propria ricchezza al di fuori di sé stessi. (Émile-Auguste Chartier)
- Kant concepisce l’intelligenza alla stregua di un tubo digerente: essa non sarebbe capace di una assimilazione immateriale che le permetta di cogliere l’essenza di una cosa pur rispettandola pienamente, ma funzionerebbe in modo simile ad una assimilazione corporea, che frantuma la cosa sotto i denti di solidi concetti e la riduce alla sua propria sostanza. (Fabrice Hadjadj)