Mi scusi… Taratataratablinda come fosse parla di rally giustamente taratablinda pecora, nel senso antitetico, tatablinda tira via abbaia adesso antani antani, avendo abbaiato tapioca che, nel senso topico, una pecora era con lo scappellamento a destra taratatatablinda, un piccione cristallizza infittisce il mistero adesso bradipo supercazzola. Insomma supercazzola infama pecora con sincerita` per la supercazzola prematurata. Lei disquisisce con curiosita` di fiori insieme a trinita`, in senso enfatico, un piccione disprezza sbirigusi su mucca, in senso onomatopeico, tapioca fotte su palle… Mi scusi, una mucca infittisce il mistero con scappellamento a destra mucca, nel senso onomatopeico, un tapiro come fosse come fosse qualche volta pecora mucca… Ah, pardon. Supercazzola prematurata come fosse e` spesso tataratapioca tararatablinda, in senso omoteleutico, un bradipo gioisce a fianco di una cosa impossibile…
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Google Translate: alcuni suggerimenti per usarlo al meglio
Google Translate funziona (un po’ meglio)
Google Translate ha recentemente annunciato ai suoi utenti un sostanziale miglioramento nel servizio di traduzioni, il tutto grazie ad una serie di innovazioni ed aggiornamenti del software e la tecnologia proprietaria nota come Google Machine Neural Translation. Un sistema di traduzione basato su reti neurali, le stesse che permettono tecnologie avanzate come ad esempio quelle usate per i deepfake, che permetterà agli utenti internazionali di usufruire del miglior servizio possibile di traduzioni affidabili.
Le strane traduzioni di G Translate
“Google Translate impara da degli esempi di traduzione presenti sul web“, per quanto riferisce Justin Burr di Google alla testata Vice. Gli utenti di Reddit (link) continuano pero’ a trovare numerose traduzioni bizzarre, che sembrano fare riferimento a testi della Bibbia e a strane, incomprensibili profezie. Basta cercare nella lingua giusta determinate frasi senza senso che subito escono fuori risultati molto strani (molti dei quali, attualmente, non sono più funzionanti perchè bug corretti, nel frattempo, su segnalazione).
Una delle più famose restituiva “non voglio fare nulla“, ad esempio.
Perchè Google Translate funziona meglio
A differenza del passato, e senza scendere in dettagli troppo tecnici, c’è una novità fondamentale: le frasi non vengono tradotte separatamente, una per una, ma vengono tradotte in blocco, quindi se postiamo il testo di una canzone da tradurre l’operazione sarà fatta cercando di contestualizzare le espressioni gergali, il contesto del brano e così via. La tecnologia deve molto all’intelligenza artificiale e si basa su una tecnica specifica nota come Recurrent Neural Networks.
Ovviamente non facciamo mai troppo affidamento su di esso, ma usiamolo in modo intelligente per provare a capire il senso della frase e cerchiamo sempre di rielaborarlo a dovere, prima di proporlo o addirittura di scriverlo.
Google funziona come traduttore anche se siamo sconnessi da internet
Esattamente come Google Maps, anche Google Translate può essere usato come traduttore offline, quindi anche quando non abbiamo una connessione: con meno di 50 MB di spazio occupato sul telefono, infatti, sarà possibile sfruttarlo come traduttore.
Fare traduzioni affidabili con Google
Nulla potrà mai sostituire il lavoro fatto da un traduttore umano, ovviamente: ma bisogna riconoscere che Translate ha fatto passi da gigante. Al netto di vari errori e strafalcioni che commetteva anni fa, ad oggi la sua funzionalità è molto più evoluta di quanto non fosse quando, ad esempio, riportava errori di vario genere sui testi delle canzoni, che ad oggi vengono tradotti direttamente da Google (facendo così perdere traffico ai siti di testi di canzoni, ma questa è un’altra storia).
Usare Google come traduttore vocale
Nel 2018 Google Translate è passato agli onori della cronaca per un fatto significativo: un giornalista, infatti, durante la conferenza stampa dei Mondiali di calcio di quell’anno ha fatto una domanda a Griezmann usando proprio l’app di traduzione vocale di Google. Molto tempo è passato dal vecchio Google Traduttore, in effetti, che era in grado di tradurre in modo approssimativo e spesso, soprattutto traducendo pezzi complessi, uscivano fuori errori di ogni genere. Ad oggi, invece, se noi parliamo il servizio traduce per noi, molto semplice: il tutto anche grazie a nuove tecniche di intelligenza artificiale e vari miglioramenti al software, soprattutto negli ultimi anni.
Usare Google come traduttore di parole
La prima funzione, abbastanza ovvia, è proprio quella di usarlo per tradurre singole parole: ad esempio basta cercare la parola su Google, direttamente, ed affiancarla a “traduzione” per vedere il significato in varie lingue di quella parola direttamente da lì. Molto comodo, ad esempio, se ci trovassimo per strada senza avere un dizionario cartaceo a portata di mano.
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Come scegliere la carta per stampare
Quando si decide o si necessita di stampare, una delle prime cose da fare è scegliere con attenzione la carta: nonostante possa sembrare una scelta banale o di poco conto, infatti, ci sono vari aspetti che andrebbero messi in conto. La scelta della carta influenza la resa della stampa, ad esempio, e produce risultati diversi al tatto da parte di coloro che ne usufruiranno.
Ogni tipo di carta, in generale, ha le sue caratteristiche e qualità.
Grammatura della carta
Il peso, o grammatura della carta, è una caratteristica fondamentale del singolo foglio; ovviamente essa è relativa alla sua consistenza. Quando leggiamo, ad esempio, un documento stampato su un foglio A4, abbiamo in mano un foglio di grammatura 80 g (leggi qui maggiori informazioni sui formati della carta): ciò significa che 80 grammi è il peso di un metro quadrato della stessa. Esattamente come avviene per i diversi formati standard (A0, A1, ecc.), anche il peso della carta è relativo ad un metro quadrato della stessa, e si misura sempre in questa proporzione anche su fogli più piccoli.
Le grammature più comuni per la carta vanno all’incirca sui 30 g (in uso ad esempio per i quotidiani), passando agli 80/100 (tipicamente di libri e riviste) fino ad arrivare ai 150 g (utili per i bigliettini da visita, ad esempio), fino al cartone vero e proprio (che può pesare anche 350 g o oltre).
Tipo di carta: usomano
La cosiddetta usomano non è altro che un tipo di carta naturale, senza alcun trattamento chimico, utilizzata ad esempio per stampare tesi, saggi, documenti ufficiali e così via. Non è raro che venga utilizzata anche in alcuni libri, ed in svariate tipologie di prodotti cartacei analoghi: carta intestata, block notes e così via.
Di solito la usomano ha una grammatura di 80 g o 90 g, dal tipico colore avorio o bianco in varie gradazioni. La sua particolare porosità la rendono adatta alla stampa a getto d’inchiostro delle stampanti domestiche, ad esempio. La tesi di laurea, o un libro autoprodotto e/o edizione economica vengono spesso stampati su carta usomano. Puoi trovare molto facilmente carta usomano su Amazon.
Tipo di carta: patinata
La carta patinata subisce un trattamento chimico e viene commercializzata solitamente ad un prezzo leggermente superiore alla usomano. Si tratta della carta tipica delle pagine delle riviste, ad esempio, ma non è raro che venga usata a varie grammature per poster, giornali, brochure, volantini e così via. La patina di fatto non la rende necessariamente lucida (detta in gergo tecnico gloss), come potrebbe sembrare a prima vista, ma anche più opaca (matt) o anche satinata (silk): ovviamente opacità e lucidità della carta servono rispettivamente ad esaltare o attenuare l’intensità dei colori di stampa utilizzati sulla stessa. Non è raro, infine, visto che viene molto utilizzata sui prodotti editoriali, che sia sfruttata per stampare le copertine delle riviste o dei libri, con grammature variabili.
Molti calendari che abbiamo in casa o in ufficio, ad esempio, sono stampati su carta patinata.
Tipo di carta: riciclabile / riciclata
La carta riciclabile è quella prodotta da un processo di recupero della carta andata al macero: solitamente si riesce a recuperarla dai rifiuti fino al 95%, seguendo un rigoroso processo di riciclaggio ed impattando in modo molto positivo, per questa ragione, sull’ambiente. La carta riciclata può avere un aspetto differente a seconda del trattamento, con un colore tendente al grigio oppure più verso il bianco. A livello qualitativo, a detta degli esperti del settore, è un tipo di carta di qualità paragonabile alla naturale, nonostante il nome tenda a fuorviare.
Tipo di carta: colorata
La carta colora viene processata a partire dalla carta naturale e subisce un processo di colorazione; l’uso tipico di questo tipo di carta è quello di effettuare stampe particolari, in cui si voglia valorizzare l’uso del colore in modo atipico oppure per semplice divertimento dei bambini e di chi ama disegnare.
La carta colorata è disponibile nelle classiche risme (confezioni da 500 fogli) colorate da ufficio ad esempio su Amazon.
Tipi di carta speciale: vergata
La carta vergata presenta una caratteristica che la rende particolarmente ruvida al tatto, ed anche qui viene utilizzata dalle case editrici per la stampa delle copertine dei libri. Di solito possiede una grammatura di 90 g, quindi è leggermente più pesante della classica risma A4 da 80, ma può essere più pesante, anche fino a 300 grammi per metro quadro.
Tipi di carta speciale: marcata con goffratura, marcatura a feltro, vergatura
La carta di questo tipo rientra tra quelle un po’ particolari: la carta goffrata ha subito un particolare trattamento per cui è stata impresso, in rilievo sulla stessa, un marchio, un disegno o un simbolo. La goffratura, di solito per carta sui 240 g per metro quadro, viene molto usata ad esempio per la carta intestata, o per le pergamene. Un tocco molto elegante per la nostra carta, che molte tipografie anche online mettono a disposizione dei clienti. Il disegno in rilievo può essere ottenuto con una delle tre tecniche
La carta marcata è una carta naturale non patinata, riconoscibile per il disegno in rilievo impresso sulla superficie (texture), che conferisce bellezza classica e superiorità comunicativa. La caratteristica essenziale di questa carta è l’unicità del disegno che ne determina la finitura – marcatura a feltro, vergatura, goffratura – nonché l’aspetto ruvido e materico al tatto. Sono utilizzate per combinare qualità visiva e piacere tattile, soprattutto per copertine di stampati commerciali ed editoriali, biglietti augurali, biglietti da visita, e inviti.
Carta Splendorgel
Carta speciale di 240 g di peso, utilizzatissima per i biglietti da visita.
Carta Plastificata
Oltre ai trattamenti visti finora, c’è anche la possibilità di plastificare la carta, sia lucida che opaca, ovvero renderla impermeabile e ricoprirla con uno strato di PVC: ciò servirà a proteggerla da strappi, usura e bagnato. Anche in questo caso l’uso effettivo che se ne fa dipende dalla resa di stampa desiderata.
Carta speciale
La carta speciale viene definita genericamente così perchè ha subito un trattamento specifico, tale da renderla particolarmente gradevole al tatto, ad esempio, o con un look particolare. Rientrano in questa categorie la carta colorata, resa traslucida o semitrasparente, metallizzata e così via. Anche in questo caso particolari esigenze di comunicazione possono portare a realizzare, ad esempio, dei bigliettini da visita per agenzie pubblicitarie o creativi in genere.
Carta adesiva
L’ultimo tipo di carta che prenderemo in considerazione è quella adesiva: tipicamente è una carta sintetica in cui un lato è stato reso adesivo, per cui diventa ideale per degli adesivi, per alcuni tipi di rivestimenti, per bollini, etichette di ogni genere o labeling, packaging di ogni genere ed altro ancora.
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Perchè la gente è invidiosa
L’etimologia della parola “invidia” può essere ricondotta al latino “invidere”, che significa “guardare male”, “desiderare male” o “avere invidia”. Questo suggerisce che l’invidia si riferisce a un sentimento di disagio o scontento causato dal confronto con le qualità, le realizzazioni o i beni di un’altra persona.
Che cos’è l’invidia
L’invidia è un sentimento complesso e multisfaccettato che può essere analizzato da diversi punti di vista, tra cui etimologico, sociale, psicologico, lavorativo e sentimentale. Esploreremo ciascuna di queste prospettive, fornendo esempi e offrendo una visione scientifica sull’argomento.
Secondo l’antropologia
Dal punto di vista antropologico, la connessione tra invidia e sfortuna può essere analizzata in relazione alle credenze culturali e alle pratiche sociali di una determinata comunità. L’antropologia studia le credenze, i valori e i comportamenti delle diverse culture e cerca di comprenderli nel loro contesto sociale e storico.
In molte culture, l’invidia è considerata come una forza negativa che può portare sfortuna o danni a una persona o alla sua prosperità. Questa connessione tra invidia e sfortuna può essere radicata in miti, leggende o pratiche rituali che riflettono la complessa relazione tra individui e comunità.
Ad esempio, in alcune culture tradizionali, potrebbero esistere rituali o pratiche volte a proteggere una persona dall’invidia o a neutralizzarne gli effetti negativi. Questi rituali possono includere l’uso di talismani, amuleti o formule magiche per allontanare l’invidia e preservare la buona fortuna. In questo contesto, la credenza nella connessione tra invidia e sfortuna può influenzare i comportamenti e le interazioni sociali, creando un sistema di protezione e controllo.
Inoltre, le credenze sulla connessione tra invidia e sfortuna possono anche riflettere la struttura sociale e le dinamiche di potere all’interno di una comunità. L’invidia può essere considerata come un fattore che minaccia l’equilibrio sociale o la stabilità dei rapporti interpersonali. In tali contesti, la credenza nella profezia di sfortuna può essere utilizzata come un meccanismo di controllo sociale o come una forma di autodifesa per preservare il benessere individuale o collettivo.
È importante sottolineare che le credenze sulla connessione tra invidia e sfortuna possono variare ampiamente da cultura a cultura. Ciò che può essere considerato invidia e portatore di sfortuna in una cultura potrebbe non essere rilevante in un’altra. L’antropologia studia queste differenze culturali e cerca di comprenderle nel contesto delle credenze, dei valori e delle pratiche specifiche di ogni cultura.
Secondo la sociologia
Dal punto di vista sociale, l’invidia può emergere in contesti di competizione o confronto sociale. Ad esempio, una persona potrebbe provare invidia verso un collega che ha ottenuto una promozione desiderata o verso un amico che gode di successo finanziario. L’invidia sociale può essere alimentata dalla percezione di ingiustizia o dalla paura di essere inferiori agli altri.
Esempio: Immagina un gruppo di amici che frequentano lo stesso corso di studi all’università. Quando uno di loro viene accettato in un prestigioso programma di scambio all’estero, gli altri potrebbero provare invidia a causa delle opportunità che l’amico ha ottenuto.
Secondo la psicologia
Dal punto di vista psicologico, l’invidia può essere considerata come una risposta emotiva e cognitiva alle percezioni di ingiustizia o di privazione rispetto agli altri. Le persone invidiose possono sentirsi frustrate, infelici o insoddisfatte delle proprie circostanze. L’invidia può essere influenzata da fattori come l’autostima, la percezione di sé e la capacità di gestire le emozioni negative.
Esempio: Una persona che prova invidia potrebbe sentirsi infelice perché il suo amico ha una relazione romantica soddisfacente, mentre lei è ancora single. Questo sentimento può portare a una riflessione sulle proprie insicurezze e a un senso di privazione.
Nel mondo del lavoro
Nel contesto lavorativo, l’invidia può manifestarsi quando un individuo desidera le qualifiche, il successo o il riconoscimento che un collega ha raggiunto. Questo può portare a sentimenti di competitività, rivalità o risentimento. L’invidia lavorativa può influenzare il clima organizzativo, minare la collaborazione e ostacolare il benessere dei dipendenti.
Esempio: Immagina due dipendenti che svolgono lo stesso ruolo all’interno di un’azienda. Quando uno di loro viene promosso a una posizione di maggiore responsabilità, l’altro potrebbe provare invidia a causa della percezione di essere stato trascurato o di non essere stato all’altezza.
Nelle questioni amorose o sentimentali
Nel contesto sentimentale, l’invidia può manifestarsi quando una persona desidera una relazione o una connessione emotiva simile a quella di un’altra coppia. Questo può derivare dalla sensazione di essere privi di amore o di non avere una relazione soddisfacente. L’invidia sentimentale può influenzare la fiducia in se stessi e la qualità delle relazioni interpersonali. In questi casi è spesso utile sentire il parere di uno psicologo o trovare motivazioni per riacquistare fiducia in se stessi.
Esempio: Una persona che è stata recentemente lasciata dal proprio partner potrebbe provare invidia vedendo un’amica felicemente innamorata. Questo sentimento può essere scatenato dalla sensazione di solitudine e dal desiderio di avere una relazione come quella dell’amica.
Perchè si pensa che l’invidia porti sfortuna?
La credenza che l’invidia possa portare sfortuna o che una profezia di sfortuna si autoavveri è un fenomeno comune in diverse culture e tradizioni. Questa credenza si basa spesso su fattori psicologici e sociali che possono influenzare le percezioni e i comportamenti delle persone coinvolte.
Ci sono diverse spiegazioni possibili per comprendere perché la profezia di sfortuna autoavverante potrebbe sembrare valida nel contesto dell’invidia:
- Attenzione selettiva: Quando una persona è invidiosa o crede di essere oggetto di invidia, potrebbe iniziare a concentrarsi maggiormente sugli eventi negativi o sugli insuccessi che confermano la sua convinzione. Questo può portare a una sorta di “attenzione selettiva” in cui la persona ignora o minimizza gli eventi positivi o di successo, rafforzando così la percezione di sfortuna.
- Comportamenti auto-sabotanti: La persona che crede di essere oggetto di invidia potrebbe sviluppare comportamenti auto-sabotanti che portano effettivamente a conseguenze negative. Ad esempio, potrebbe agire in modo impacciato o prendere decisioni irrazionali a causa della paura di attirare ulteriori invidie o sfortune. Questi comportamenti possono creare una spirale negativa che sembra confermare la profezia iniziale.
- Effetto placebo: La credenza nella sfortuna derivante dall’invidia potrebbe influenzare la fiducia e le aspettative personali. Se una persona crede fortemente che l’invidia possa portare sfortuna, potrebbe diventare più ansiosa, preoccupata o emotivamente turbata. Questo stato mentale può influenzare le prestazioni, la motivazione e le opportunità di successo, creando un effetto placebo in cui la profezia si autoavvera semplicemente a causa dei cambiamenti comportamentali e psicologici.
- Dinamiche sociali: Le credenze sull’invidia e sulla sfortuna possono essere radicate nelle dinamiche sociali. Ad esempio, in alcune comunità o gruppi culturali, l’invidia è considerata negativa o “portatrice di sfortuna” e tali credenze possono influenzare le interazioni sociali e le opportunità di successo. Questo può creare una profezia autoavverante in cui le persone sono effettivamente ostacolate o penalizzate a causa delle credenze diffuse nella comunità.
È importante notare che la connessione tra invidia e sfortuna non ha basi scientifiche solide. È più corretto considerare queste credenze come fenomeni culturali e psicologici che influenzano le percezioni individuali e le dinamiche sociali. Tuttavia, il potere delle credenze e delle aspettative personali non può essere sottovalutato, poiché possono influenzare il nostro modo di percepire il mondo e agire di conseguenza.
Perchè si suscita invidia
La ragione per cui si suscita invidia può essere sintetizzata nella seguente affermazione: l’invidia si sviluppa quando una persona desidera possedere ciò che un’altra persona ha, che sia un tratto, un bene materiale o un successo.
L’invidia può essere scatenata da diversi fattori, come la percezione di ingiustizia, la paura di essere inferiori o la sensazione di privazione. Quando vediamo qualcuno che ha qualcosa che desideriamo, può scaturire in noi un senso di insoddisfazione o risentimento. L’invidia può essere un’emozione negativa che deriva dal confronto con gli altri e dalla sensazione di non essere all’altezza o di non avere abbastanza.
In sintesi, l’invidia si suscita quando siamo insoddisfatti delle nostre condizioni e desideriamo ciò che gli altri hanno.
Come comportarsi con una persona invidiosa
La circostanza è molto comune e non deve assolutamente scoraggiare: è tipico che il problema sia “sentito” dalla parte sbagliata dei due interlocutori, quando in realtà è frutto delle insicurezze dell’invidioso.
Se sospetti che qualcuno sia invidioso di te, è importante adottare un approccio empatico e consapevole per gestire la situazione. Ecco alcuni suggerimenti su come comportarsi:
- Sii consapevole: Riconosci che l’invidia può essere un sentimento comune e che potrebbe non essere personalmente rivolto a te. Spesso, l’invidia riflette i desideri e le insicurezze dell’altra persona, quindi evita di prendere le cose troppo personalmente.
- Mantieni la compassione: Cerca di comprendere le emozioni dell’altra persona e mettiti nei suoi panni. Mostra compassione e considerazione per i suoi sentimenti, anche se possono sembrare negativi nei tuoi confronti.
- Evita la provocazione: Non cercare di dimostrare che sei migliore o di vantarti dei tuoi successi. Questo potrebbe aumentare i sentimenti di invidia e creare tensione nella relazione. Sii modesto e rispettoso.
- Promuovi la comunicazione aperta: Se ti senti a tuo agio, prova a parlare con la persona invidiosa in modo rispettoso e aperto. Cerca di capire le sue preoccupazioni o insicurezze e cerca di trovare un terreno comune per costruire una migliore comprensione reciproca.
- Fai attenzione alle tue reazioni: Mantieni una mentalità positiva e non lasciare che l’invidia degli altri ti influenzi negativamente. Concentrati sulla tua crescita personale e sui tuoi obiettivi senza cercare di dimostrare nulla agli altri.
- Cerca supporto se necessario: Se la situazione diventa difficile da gestire o ti causa disagio emotivo, cerca il sostegno di amici fidati, familiari o di un professionista come uno psicologo. Parlarne può aiutarti a elaborare i tuoi sentimenti e a trovare strategie per affrontare la situazione.
Ricorda che non puoi controllare i sentimenti degli altri, ma puoi controllare la tua risposta alla situazione. Concentrati sulla tua crescita personale, sulla positività e sulle relazioni costruttive.
In conclusione
In conclusione, l’invidia è un sentimento complesso che può essere esplorato da diverse prospettive. Dal punto di vista etimologico, sociale, psicologico, lavorativo e sentimentale, l’invidia può influenzare la nostra percezione di noi stessi, delle nostre relazioni e del nostro contesto sociale. La comprensione scientifica di questo sentimento può aiutarci a sviluppare strategie per gestire l’invidia in modo sano e costruttivo.
Immagine di copertina generata da DALL E
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Navigare anonimi su internet: mito o realtà?
Sul web si sa, è possibile davvero trovare di tutto. Soprattutto con l’avvento delle chat come Telegram che offrono di fatto un anonimato più o meno totale, il mito e le paure annesse alla navigazione anonima hanno sempre più preso piede tra gli internauti.
Il fatto di poter navigare anonimi, del resto, non riguarda esclusivamente l’idea di trollare liberamente amici e nemici, insultare chi si vuole senza essere scoperti oppure andare a visitare siti illegali per il gusto del rischio: in effetti, alla fine, l’anonimato è un modo per tutelare la nostra riservatezza da siti e app che non vedono l’ora di rubarceli. Il primo aspetto (l’illegalità di effettuare azioni penalmente perseguibili) non dovrebbe mai sovrastare sul secondo (la privacy è anche un mio diritto inalienabile, alla fine), soprattutto in tempi complicati come quelli che stiamo vivendo; si tratta, in sostanza, delle classiche due faccie della medesima medaglia.
Immersi tra dark net perse tra realtà, leggenda urbana e fantasia, alla perenne ricerca di siti per adulti che difficilmente confesseremmo con i nostri amici o conoscenti, a volte tentati dai misteri nascosti nei meandri del deep web, siamo qui a chiederci cosa voglia dire davvero “navigare anonimi”. Quando andiamo su internet, infatti, sia da mobile che da desktop, quale che sia la connettività che stiamo utilizzando, usciamo con l’indirizzo IP che ci viene assegnato dal nostro provider (Wind Tre o TIM, tanto per capirci); ovviamente questi provider sanno che il giorno X all’ora Y Ciccio Pasticcio di Milano (tanto per dire) si era collegato con questo indirizzo IP e, almeno in teoria, potrebbero anche sapere che siti web ha visitato. Parlando con un amico fidato che lavora con uno di questi provider, giurava e spergiurava che non fosse possibile per gli operatori dei call center vedere i siti che il cliente ha visitato, e di conseguenza anche le chat in cui è stato o i gruppi segrete che potrebbe aver visitato.
Quando andiamo su internet usciamo quindi con un indirizzo IP, ma l’analisi non dovrebbe fermarsi a considerare questo: usciamo anche con un ID del dispositivo usato (PC, Mac, smartphone, tablet) che alla lunga potrebbe essere associato in modo univoco alla nostra identità, e costituire (unendo i due dati) una sorta di impronta digitale o fingerprint.
Molti browser offrono la cosiddetta finestra di navigazione anonima, di fatto, ma quella è semplicemente una forma di navigazione che resetta i vari cookie e simula la visita di un cliente che non li ha ancora impostati; viene usata dai webmaster durante il collaudo dei siti, e serve quasi escluaivamente a quello. Farne uso non vuole dire affatto navigare anonimi!
Per navigare anonimi ci sono possibilità da considerare di vario genere:
- usare un proxy free o a pagamento per nascondere il nostro IP;
- camuffare l’IP usando quelli criptati generati da programmi tipo TOR (https://www.torproject.org/);
- usare un servizio di VPN, che è in prova free e poi quasi sempre apagamento, che possa fare da filtro per i dati in ingresso ed in uscita dalla connessione di casa.
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Most wanted: cosa significa
Definizione tradizionale o standard di “Most Wanted”:
La definizione tradizionale o standard di “most wanted” si riferisce a una persona o un oggetto che è cercato in modo attivo e prioritario dalle autorità o da qualcuno che sta conducendo un’indagine o un’azione legale. Ad esempio, “most wanted” potrebbe essere utilizzato per riferirsi a un criminale in fuga che è stato dichiarato come l’individuo più ricercato dalle forze dell’ordine. In questo contesto, “most wanted” indica che questa persona è la principale priorità delle forze dell’ordine per essere individuata e catturata.Definizione di “Most Wanted” nell’Urban Dictionary:
Nell’Urban Dictionary, “most wanted” può anche essere utilizzato in modo più informale e scherzoso per riferirsi a qualcuno che è molto desiderato o popolare in un determinato contesto, come in una situazione romantica o sociale. In questo caso, il termine sottolinea l’idea che la persona in questione è altamente ambita o cercata da altri.In generale, la definizione di “most wanted” può variare a seconda del contesto in cui viene utilizzata. La sua interpretazione può spaziare dalla ricerca di un criminale da parte delle autorità fino alla descrizione di qualcuno che è oggetto di desiderio o interesse in una varietà di situazioni.