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Gli estinti, Ansberga, | talor de’ vivi son più forti assai. (Ermengarda: atto IV, scena I, vv. 111-2) ( Alessandro Manzoni )

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  1. Il forte si mesce col vinto nemico, | col nuovo signore rimane l’antico; | l’un popolo e l’altro sul collo vi sta. | Dividono i servi, dividon gli armenti; | si posano insieme sui campi cruenti | d’un volgo disperso che nome non ha. (coro: atto III, vv. 61-66) ( Alessandro Manzoni )
  2. Come rugiada al cespite | Dell’erba inaridita, | Fresca negli arsi calami | Fa rifluir la vita. (coro: atto IV) ( Alessandro Manzoni )
  3. Godi che re non sei, godi che chiusa | all’oprar t’è ogni via: loco a gentile, | ad innocente opra non v’è: non resta | che far torto, o patirlo. Una feroce | forza il mondo possiede, e fa nomarsi | dritto: la man degli avi insanguinata | seminò l’ingiustizia; i padri l’hanno | coltivata col sangue; e ormai la terra | altra messe non dà. (atto V, scena VIII, vv. 351-9) ( Alessandro Manzoni )
  4. Le vie di Dio son molte, | Più assai di quelle del mortal. ( Alessandro Manzoni )
  5. Sparsa le trecce morbide | Sull’affannoso petto, | Lenta le palme, e rorida | Di morte il bianco aspetto, | Giace la pia, col tremolo | Sguardo cercando il ciel. (coro: atto IV, scena I) ( Alessandro Manzoni )
  6. Amor tremendo è il mio. | Tu nol conosci ancora; oh! tutto ancora | non tel mostrai; tu eri mio: secura | nel mio gaudio io tacea; né tutta mai | questo labbro pudico osato avria | dirti l’ebbrezza del mio cor segreto. (Ermengarda: atto IV, scena I, vv. 148-153) ( Alessandro Manzoni )
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