Le cinture di sicurezza (dette tecnicamente “a tre punti”, come spiegato qui) sono state inventate dalla Volvo nel 1959, brevetto che venne reso gratuito perchè ritenuto fondamentale quale strumento salvavita. La nostra storia parte negli USA di quel periodo, e lì evolve in un turbine di avvenimenti, contraddizioni e lotte politiche che, viste oggi, potranno sicuramente accendere qualche lampadina.
Furono inizialmente cinque gli stati USA ad imporre l’obbligo di cintura per gli automobilisti, suscitando reazioni tiepide quando non apertamente ostili. Tra i “negazionisti” delle cinture di sicurezza vi era, ad esempio, chi – in preda ad una vena retorico-libertaria, o presunta tale – sosteneva di non avere intenzione di legare il popolo americano con una cintura. È anche curioso notare che, ancora oggi, le leggi USA in materia di sicurezza stradale non sono troppo uniformi, se si pensa ad esempio che ci sono tre stati (Illinois, Iowa e New Hampshire) in cui i caschi non sono obbligatori per i motociclisti.
Nota: questo è un articolo storico-divulgativo, e non è da intendersi come invito o incoraggiamento diretto o indiretto a non fare uso delle cinture e dei dispositivi di sicurezza.
i “nonni” dei no-mask: No-belt
Come dicevamo prima gli americani non la presero bene, e circa il 65% di loro nel 1985 era apertamente contrario all’obbligo di cintura di sicurezza. Il tono di un giornale dell’epoca è significativo: contrapponeva agli early adopter della cintura i sostenitori dell’air bag (all’epoca molto meno tecnologico di oggi), e pronostica che la prima addirittura non avrebbe avuto futuro (fonte). Una prova indiretta di come la stampa, anche quando autorevole, sia un mezzo di apprendimento del tutto informale, tanto da diventare quasi paragonabile a carta straccia se visto oggi. Figuriamoci se la stampa cerca disperatamente il click-bait, ignora dati scientifici e fonti autentiche e perde autorevolezza ogni volta che ci ricade…
Le argomentazioni no belt dell’epoca erano legate – in modo ovviamente non corretto – erano spesso di puro bastian-contrarismo, in altri casi si legavano retoricamente (ed in modo goffo) al fatto che fosse più sicuro (?) essere catapultati fuori da un’auto incidentata che rimanerci intrappolati.
Fin dai tempi in cui il governatore del Michigan David Hollister introdusse l’obbligo di cintura di sicurezza nel Michigan, durante i primi anni 80, con tanto di multa per chi non la indossava, subì attacchi da ogni parte e venne addirittura paragonato al dittatore Adolf Hitler, a quanto pare mediante una lettera anonima. Il brevetto generosamente concesso dalla Volvo non aveva avuto troppo seguito: inizialmente meno di 2 americani su 10 usava le cinture, e ci vollero molti anni per superare certe resistenze (fonte).
Motivazioni di chi era contrario… alla sicurezza
Le cinture in auto erano considerate scomode e restrittive, per quanto poi – un po’ come avviene oggi con i vari schieramenti no mask, no green pass, no vax – l’opposizione fosse prettamente ideologica. Qualcuno, infatti, aveva definito l’obbligo di cintura un “ottimo esempio di isteria di massa, creata da mass media controllati dalle aziende”, ed invitava a dimettersi all’istante chiunque avesse votato in favore di quell’obbligo.
Obbligo che, ad oggi (lo ricordiamo), dovrebbe aver salvato qualcosa come almeno un milione di vite umane.
Questa incredibile, per certi versi, battaglia contro le leggi sulle cinture di sicurezza finiva in effetti per riflettere una pesante critica anti-governativa, trasformando anche lì una materia legata alla sicurezza in un campo di battaglia politico. Le posizioni di chi si oppone ad obblighi che, per quanto fastidiosi o detestabili, sono indispensabili a salvare vite umane o quantomeno a ridurre l’impatto di un pericolo, sono spesso (anche se non sempre) riconducibili al pensiero libertario: la libertà sopra ogni cosa, in un vago accostarsi a forme di anarchismo, in grado di strizzare l’occhio sia a destra che a sinistra. Certo, non intendiamo risolvere o banalizzare con un articolo una questione socio-politica più ampia che, ne siamo certi, potrebbe suscitare più di un dilemma – per non dire peggio. Resta il fatto fondamentale che le cinture, come le mascherine, non sono un elisir di immortalità come vorrebbero i rispettivi detrattori, ma riescono comunque a ridurre rischi anche mortali per la vita delle persone.
Ci premeva evidenziare quanto possa sembrare curioso rivedere quei fatti oggi, che la cintura bene o male la usiamo tutti (sebbene con qualche inevitabile eccezione), e c’è da scommettere che per le questioni annesse al Covid-19 potrebbe succedere quasi la stessa cosa.
Foto di cfarnsworth da Pixabay
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