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- L’uomo del sacrificio si dispone all’interiorizzazione piuttosto che all’espressione della sua forza. La vita interiore prende il posto della vita: ruminazione incessante, abnegazione, autocolpevolizzazione, risentimento, sacrificio di sé. È la crudeltà specifica dell’uomo ascetico: immolare se stesso nel nome dell’Ideale di una vita senza desideri. (p. 56) ( Massimo Recalcati )
- Dispregiar se medesimo è per sè biasimevole, però che a l’amico dee l’uomo lo suo difetto contare strettamente, e nullo è più amico che l’uomo a sè; onde ne la camera de’ suoi pensieri se medesimo riprender dee e piangere li suoi difetti, e non palese. (Trattato I, capitolo II, 5) ( Dante Alighieri )
- Questa particolarità consente di trarre conclusioni riguardo alla localizzazione dell’animus e dell’anima all’interno della struttura psichica: essi evidentemente vivono e funzionano nel più profondi strati dell’inconscio, in particolare in quel profondo strato filogenetico da me denominato inconscio collettivo. Questa localizzazione spiega in gran parte la loro stranezza: Al mondo effimero della nostra coscienza essi comunicano la vita psichica sconosciuta, appartenente a un lontano passato; comunicano lo spirito dei nostri ignoti antenati, il loro modo di pensare e sentire, il loro modo di sperimentare la vita e il mondo, gli uomini e gli dei. L’esistenza di questi strati arcaici costituisce presumibilmente la fonte della credenza nella reincarnazione e nel ricordo di vite anteriori. (p. 29) ( Carl Gustav Jung )
- Freud non pensava alla morte come un abisso da vincere, ma come condizione della vita. È il trascorrere del tempo, il suo divenire inesorabile a farci apprezzare i dettagli apparentemente più insignificanti della vita. Il corrompersi delle cose, anziché generare disperazione, introduce a una esperienza della bellezza non disgiunta da quella della caducità: Nel corso della nostra esistenza, vediamo svanire per sempre la bellezza del corpo e del volto umano, ma questa breve durata aggiunge a tali attrattive un nuovo incanto. Se un fiore fiorisce una sola notte, non perciò la sua fioritura appare meno splendida. (p. 145) ( Massimo Recalcati )
- La vita a sorsi, “E alla fine c’è la vita” romanzo alcolico che ti inebria
- Deve essere difficile essere un genio, costretto a pensare che tutto dipenda dalla tua intuizione, immaginarti sempre come se fossi unico al mondo, dover misurare le sfide solo sulle tue capacità, vederti sempre come straordinario e sentire ogni fallimento come se fosse il disastro di una vita intera. (p. 52) ( Michela Murgia )