Non so voi, ma io con le donne sono lento: il mio destino, oggi, a 39 anni suonati, sembra essere questo. Quand’ero adolescente imberbe (perchè oggi ho la barba che, mi dicono dalla regia, dovrebbe piacere mediamente a tutte) e alle prime esperienza il mio cuore è stato spezzato innumerevoli volte: colpa di una certa mancanza di tatto, a volte (tipica dell’età: del tipo “Ciao sei simpatica, limoniamo?“), ma anche della necessaria audacia – tipo baciarla quando più l’avrebbe gradito, e senza prendere un cazzotto in bocca per averlo fatto. C’è questo, ma c’è pure dell’altro, e dell’altro ancora.
Nella mia vita vanto solo due, lunghe e serissime storie “serie”: quelle in cui arrivi a praticare il kamasutra tutto e non ti basta ma, al tempo stesso, conosci pure i genitori e fai l’educato garbatino ogni volta che ci vai a pranzo. Storie in cui si inizia con l’esaltazione e poi, inesorabile, il grigiore del tempo finisce per sfiorire tutto, fa subentrare un calo di desiderio da entrambi.
Hai voglia che ti parlino di “trovare la persona giusta“: quella è una consolazione da gonzi, l’ho sempre vista così. Ma non è di questo che vi vorrei parlare, oggi.
Dicevo, io sono lento con le donne: sono molto cauto, ancora oggi piuttosto timido, cordiale, tendo comunque ad essere affabile e – se non altro – difficilmente una donna non si apre con me dopo avermi conosciuto un minimo. A meno che non sia sempre ubriaca o fumata, o a meno che non sia una scaricatrice di porto convinta che il libro del signore degli anelli sia ispirato al film, e non viceversa.
Questa, l’affabilità (unita ad un vago feticismo nel parlare con le donne e confidarmi con loro) dovrebbe essere una qualità straordinaria – visto che il 90% delle donne che conosco, mi sembra, posta robe su Facebook in cui lamenta che gli uomini sono tutti porci e non esistono più veri uomini in grado di ascoltarle – ma, alla prova dei fatti, è un atteggiamento che tende solo a farmi zoppicare, a deprimermi, a farmi chiudere in una friendzone atroce nella quale non riesco ad osare più nulla.
Sì, perchè i miei approcci funzionano, riesco nella media dei casi a farmi addirittura voler bene dall’altra, ma basta: non si va oltre quello, mai. E non capisco davvero perchè. E chi risponde “perchè due non fa tre” ed ha superato i 18 anni, merita un cazzotto in bocca (vedi sopra).
Qui inizia la parte seria del post.
Come puoi amare qualcuno
Se pensi di non essere nessuno
Quando ti detesti, e
Pensi che è quello che ti meriti
Perché è così difficile voler bene
Si tratta di questo o è la solitudine?
Come puoi pretendere rispetto
Quando non hai rispetto?
Quando abusi il tuo corpo,
fregatene del tuo pensiero e
Sei la tua peggior vittima
Non ci sarà amore, solo solitudine
Non sono un grande fan dell’autolesionismo e delle canzoni d’amore, ma quella dei Suicidal fa eccezione: e non parlo solo delle canzoni d’amore (per me questa lo è, per quanto parli dei fallimenti in amore e non della sua glorificazione), ma anche del farsi deliberatamente del male. Ti fai del male quando pensi di essere tu, il problema, visto che le donne cambiano e ruotano ma il risultato da troppi anni è sempre lo stesso.
Se una donna che mi piace mi snobba, fa spallucce o passa dal flirt amorevole al distacco totale, ad esempio, non solo mi ferisce – ma distrugge almeno in parte la mia autostima: da anni cerco di controllare questa cosa, senza quasi mai riuscirci.
Sono consapevole che quel pezzo contenga una verità assoluta: non potrai mai amare nessuno, se prima non ti ami da solo. A me viene spontaneo rispondere “sì ma che c’entra“, ma siccome lo penso con lo scatto d’ira dello zitellone incallito magari sì, cazzo, è proprio così. Amarsi da soli, e senza per forza pensare alla masturbazione. Il danno, del resto, è retroattivo ed ha uno storico di tutto rispetto: ogni volta che conosco una nuova donna, in fondo, non solo mi preoccupo anche un minimo (sempre) perchè penso che andrà male come tutte le altre di default, ma poi ogni volta questo accumulo di rabbia e frustrazione, divento una botte piena di chiodi pronta a saltare in aria. E questo mi rende ombroso, meno solare del solito, meno scopabile, più legnoso – che almeno possa passarmi indifferente questa quantità incredibile di due di picche che ho subito, specie da quando è finita la mia ultima storia seria.
Nel 2002. E nel frattempo la mia ennesima, disastrosa profezia si è autoavverata (vedi qui) per l’ennesima, insopportabile volta.
So many theories, so many prophecies
What we do need is a change of ideas
When we are scared
We can hide in our reveries
But what we need is a change of ideas
Change of ideas, change of ideas
What we need now is a change of ideas (Bad Religion, A Change of Ideas)
Pensate che sia sulla strada della misoginia? Sarete anche autorizzati, ma per me non è così – almeno, non con la maturità raggiunta dopo i 35 anni, i “18 anni” veri, in un certo senso. Vi voglio bene lo stesso (non vi amo che sennò chissà cosa pensate): i vostri sorrisi sono splendidi, i vostri caratteri a volte sembrano davvero ideali per me, la vostra dolcezza è unica, a volte vi penso, a rotazione secondo i casi della vita, poco prima di addormentarvi strangolato dal pensiero che probabilmente non potrò mai avervi con me. Neanche stavolta. I vostri corpi nudi rimangono oggetto di fantasie sbiadite, ancora e per sempre, e per alcune di voi non riesco nemmeno a guardare le foto su Instagram senza soffrire almeno un po’ (a volte lo disinstallo del tutto dal telefono, lo ammetto), la vostra mente … bhe, quella resta un mistero insondabile, per me, per quanto provi a capire e a correggere quello che mi avvicina e poi ogni volta vi fa scappare via. Capìtemi: è l’unica cosa che chiedo – almeno all’inizio.
Sono talmente lento a corteggiare che farmi capire ed accettare mi richiede una pazienza titanica, ogni maledetta volta: ma voi nel frattempo state già flirtando con qualcun altro, io francamente non vi seguo in questo, non riesco, non mi conviene, nella mia economia personale è una perdita triplicata rispetto a quanto sarebbe corteggiarvi coi miei tempi. Per cui sì, voglio uscirne: ma imparate a capire la mia necessaria, incomprensibile, fuori dal tempo ed inesorabile lentezza nell’amare.
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