Ti consideri “fortunato” o “sfigato”? La domanda potrebbe non avere alcun senso. Sì, anche gli sfigati possono diventare fortunelli (e naturalmente, viceversa), ed è pure provato scientificamente
Secondo il professor Wiseman (psicologo e debunker), autore del bellissimo libro Fattore fortuna, la fortuna non esiste, neanche in queste cose: ma allora perchè alcune persone vivono felicemente non solo le proprie relazioni ma anche il resto, mentre altri sembrano predestinati alla tristezza e al fallimento? Perchè alcuni trovano il partner perfetto mentre altri si struggono tra mille relazioni insignificanti, o nessuna del tutto? Gli “sfigati” (o per meglio dire, quelli che si considerano tali) possono fare qualcosa per migliorare la propria fortuna? Sì! Wiseman ha condotto una ricerca sulla fortuna circa una decina di anni fa, analizzando un campione di persone che si ritenevano molto sfigate e molto fortunate, rispettivamente.
È emerso che esistano moltissime auto-influenze, bias cognitivi e fattori inconsci condizionanti ognuno di noi, che possono renderci sfigati o fortunati in amore (e in tante altre cose) basandoci su un semplice assunto: la sfortuna potrebbe essere il risultato diretto del fatto che uno creda / sia convinto di essere sfortunato. Una profezia che si autoavvera, in sostanza: quella secondo cui se pensi che andrà sempre tutto male, sai tu stesso a comportarti inconsciamente in modo tale da auto-provocare le condizioni sfortunate, ad es. andando dietro a persone che sai già che ti diranno di no (che sono già impegnate o razionalmente “irragiungibili“: ciò serve ad alimentare la convinzione regressa di essere “sfigati“, parola che non amiamo e che scriviamo sempre tra virgolette. Insomma è un circolo che si autoalimenta! Wiseman sostiene che la “fortuna”, così come viene comunemente intesa, sia frutto di abitudini prettamente misurabili: ad esempio quelli che si considerano “fortunati” sono spesso e volentieri semplicemente persone che si aspettano di esserlo, che dedicano maggiore sforzo ai propri compiti e attività e ciò alla lunga si traduce in situazioni “fortunate”.
Le persone fortunate tendono ad osservare, a essere estroverse ed hanno così più possibilità di conoscere potenziali partner, cosa che – importante sottolinearlo – anche quelli più sfortunati con qualche piccolo sforzo e cambiamento possono tentare. Le persone fortunate, secondo i vari esperimenti illustrati nel libro, tendono a vedere comunque il lato positivo delle cose: in un esercizio mentale proposto da Wiseman, ad esempio, si fa immaginare al soggetto di essere rimasti feriti durante una rapina in banca. I “fortunati” tendevano a considerarsi fortunati di non essere morti, gli “sfortunati” al contrario si consideravano sfortunati nell’essere stati colpiti.
Wiseman ci ricorda, in sostanza, di come sia poco conveniente ragionare per assoluti.
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