
Leultime.info è un blog collaborativo che ispira armonia. Sul nostro blog, promuoviamo un approccio sostanziale alla comunicazione, incoraggiando a condividere opinioni in modo costruttivo e rispettoso. Gli articoli non riflettono necessariamente la visione del proprietario del progetto.
Leggi pure…
- La sperienza è in tre cose: l’una in memoria di ritenere delle cose vedute, e nelli insegnamenti di ritener delle cose udite, ed in vivere lungamente, che l’uomo, quando l’altre cose avvengono, n’abbia tante vedute per l’addietro, che le conosca e sappia per usanza: e veramente vi dico, che ne li vecchi sono li perfetti consigli. (Novellino)
- Autoerotismo maschile: perché è salutare ed importante nella vita di ogni uomo?
- Non sarà fuor di proposito l’osservare che, anche del verosimile la storia si può qualche volta servire, e senza inconveniente, perché lo fa nella buona maniera, cioè esponendolo nella sua forma propria, e distinguendolo così dal reale. E lo può fare senza che ne sia offesa l’unità del racconto, per la ragione semplicissima che quel verosimile non entra a farne parte. (I; p. 9) ( Alessandro Manzoni )
- La massima fortuna che un omo può aviri nella vita è quella di non arrivare mai a un punto di disperazione dal quale non puoi tomare narrè. (da Il medaglione, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2005, p. 23) ( Andrea Camilleri )
- Io so che i Latini e soprattutto i Greci hanno scoperto le idee generali: prima e meglio di altri, le hanno messe in piena luce grazie ad un’arte nella quale l’economia dei mezzi concorreva alla loro efficacia. Io so che, per i popoli negro-africani, non esiste scuola migliore, perché, se l’educazione è sviluppo delle qualità native, essa è anche correzione dei difetti ereditari e acquisizione delle virtù contrarie. (Léopold Sédar Senghor)
- […] la dottrina veracissima di Cristo, la quale è via, verità e luce: via, perché per essa sanza impedimento andiamo a la felicitade di quella immortalitade; verità, perché non soffera alcuno errore; luce, perché allumina noi ne la tenebra de la ignoranza mondana. (Trattato II, capitolo VIII [IX], 14) ( Dante Alighieri )