Il mondo dell’architettura si incentra da sempre sull’organizzazione degli spazi, ed è riuscita – con gli anni, e grazie al contributo di professionisti sempre più affermati e creativi – ad imporsi come standard tecnologico e pratico assolutamente vitale. Gli spazi, ovviamente, finiscono con l’essere quelli in cui viviamo noi stessi, con i nostri problemi di efficenza, di ambientazione, di ricerca dell’agio – e forse, oseremmo dire, della felicità. Una ricerca che ha radici profonde e che, alla lunga, si esplica più facilmente grazie ad un’organizzazione funzionale degli spazi in cui viviamo. Al di là del lato utilitaristico della questione, in effetti, c’è da chiedersi per quale motivo l’uomo abbia cercato, nel corso degli ultimi anni in particolare, in modo così marcato questa regolarità, questi pattern replicabili in grado di riprodursi potenzialmente all’infinito. E viene in mente che, probabilmente, nell’epoca dei social e del web 3.0 tutto possa ricondursi alla ricerca di spazi vitali, essenziali quanto riconoscibili, in cui poter vivere, produrre e riprodursi.
La modularità, in questo ambito, è un concetto presente in tantissimi ambiti che vanno, ad esempio, dai software cloud fino al mondo dell’urbanistica: ed è proprio in ambito architettonico che hanno preso piede, forse più di qualsiasi altro settore. L’idea di fondo è certamente affascinante: riproporre “in serie” uno stesso schema, un cosiddetto monoblocco, in modo da poterlo unire, comporre assieme ad altri e realizzare delle strutture in modo semplice e veloce. Il modello ha funzionato e si è consolidato in modo talmente marcato da proporre, in alcuni casi, l’opportunità di disporre non solo della vendita ma anche del noleggio prefabbricati, proponendosi come modello utile nel caso di situazioni di emergenza (ad esempio: ospitare persone senza casa in seguito ad un disastro ambientale), ma anche di ordinaria organizzazione degli spazi quotidiani (e pensiamo, ad esempio, alle mense aziendali – che si basano quasi sempre su prefabbricati). Ulteriori esempi in merito serviranno a chiarire le idee ai meno esperti: potremmo citare in ordine sparso cantieri, ospedali modulari, moduli da utilizzare durante eventi o fiere, bagni chimici, spogliatoi e magazzini.
Grazie alla modularità, in sostanza, è possibile realizzare delle strutture basate su singoli blocchi che si ripetono, un concetto che dovrebbe essere familiare a chiunque abbia visto, almeno una volta nella vita, una qualsiasi architettura moderna. La progettazione modulare è una delle principali innovazioni che sono state introdotte in questo settore, ed ha ormai preso piede da moltissimi anni: rispondendo peraltro ad una precisa esigenza di concretezza, efficenza e funzionalità imposta dalla modernità. Grazie ad essa, in altri termini, diventa possibile configurare lo spazio determinando – obiettivo ambizioso quanto concreto – le regole del mondo e della sua struttura. La stessa che, a rifletterci un attimo, ammiriamo ogni giorno mentre andiamo in ufficio oppure ci rechiamo fuori città per la classica gita fuori porta.
A cosa possa portarci questo, nel lungo periodo, è almeno in parte semplice da immaginare: un modo in cui l’ordine e la regolarità, filtrate da un punto di vista organizzativo quanto filosofico, riescano a fornire un percorso, un path che l’uomo possa seguire durante il proprio cammino sulla terra.
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