Qual è il ruolo assunto dalla scienza – e dalla tecnologia più in generale – negli anni che stiamo vivendo? La domanda è ben formulata e oggi, nel periodo in cui viviamo, assume un’importanza fondamentale per stabilire la qualità delle nostre vite. Un esame critico del ruolo della scienza e della tecnologia diventa, di fatto, l’obiettivo sostanziale per una più corretta visione di quello che è – e che potrà essere in futuro – il significato ultimo delle nostre esistenze. Risulta quanto mai urgente, vivido, primario, riconoscere le cause e i movimenti, nonché delle eventuale forze nascoste della natura (leggasi: le nuove scoperte che verranno fuori), in modo tale poter estendere il dominio umano ai limiti del lecito e del possibile, interrogandoci sull’etica e sulla patognomonica dell’eventuale rifiuto o paura della scienza da parte di alcuni.
Ma, oggettivamente, fino ad oggi, come abbiamo affrontato il ruolo della scienza e della tecnologia nel XXI secolo? Che immagine ne abbiamo e, soprattutto, cosa può significare e cosa non deve significare il progresso oggi? Domande pratiche che meritano, giustamente, una risposta. Le giuste priorità sono fissate nella ricerca e nella scienza, che ha dimostrato non solo di potere ma di avere il diritto di sbagliare: proprio perchè nessuno è infallibile, infatti, noi possiamo pregiarci di vivere in un mondo diversificato e complesso. Tuttavia, è da notare come, in diversi casi, solo determinate particolari tendenze, poi, ricevono un più forte sostegno finanziario, mentre altre vengano trascurate o poco considerate dai più. Se è vero che la scienza è poco democratica (ormai lo sappiamo, e non dovrebbe sembrarci antipatico constatarlo), la sua applicazione deve necessariamente essere tale, evitando di marginalizzare chi non la capisce o addirittura la rifiuta, sforzandosi di uscire dalla logica “elitaria” del laboratorio in cui tutto avviene in modo perfetto quanto asettico. In molti casi, purtroppo, sembriamo preoccupati più dai problemi estemporanei dei pochi che dalle esigenze dei molti, e questo va urgentemente rivisto in ottica generalizzante quanto paritaria.
Ed è proprio su questo aspetto, che la scienza e la tecnologia del XXI secolo, sollevano domande a cui non possono rispondere da sole: tanta scienza di oggi tende a considerare le probabilità e la statistica nei propri modelli, nella speranza di proporre modelli più affidabili e sostanziali. Non per nulla, queste sono questioni politiche ed etiche che devono essere discusse in tutta la società. Quindi, sono le persone che debbono, giocoforza, iniziare a pensare alle loro azioni e ai loro obiettivi. Il tutto, ovviamente, deve essere sempre impostato in modo molto concreto, oltre che essere correlato alle effettive possibilità che abbiamo, avremo o possiamo avere. Un po’ come quando ci avventuriamo per trarre un poco di relax, su siti web come casino.netbet.it. Non troveremo mai un modello probabilistico per vincere sempre in questo genere di servizi, ovviamente, tanto è vero che il caso non ha memoria, ma possiamo pensare (e gli scienziati lo fanno da tempo) a modelli probabilistici per risolvere problemi più impellenti.
Alla fine è davvero utile affidarsi ai diversi principi etici che sono stati sviluppati nelle culture del mondo nel corso dei millenni? La domanda rimane sospesa, e forse ci interrogheremo ancora a lungo, in merito. Deve, infatti, andarsi a sviluppare un dibattito interdisciplinare strutturato e, non sarebbe male, rispettando una consolidata tradizione spirituale, orientato, anche, verso una comprensione olistica della natura. Grazie a internet, ricca di informazioni e di dati, si può intravedere come il ruolo della scienza e della tecnologia nel XXI secolo, stia intraprendendo una rotta verso una nuova politica scientifica e tecnologica, spesso frutto di compromessi e accordi presi all’ultimo secondo.
Non è forse vero, che il secolo scorso, ovvero il XX secolo noto, anche, come il secolo della scienza, sì a reso la vita più facile a molte persone, ma è da associare, anche, ai peggiori disastri causati dall’uomo. La moltiplicazione esplosiva della conoscenza sulla natura è spesso minata da rischi reali, come la distruzione della natura causata dalla stessa civiltà che vantava progresso e benessere. Le bombe atomiche e l’energia nucleare minano, ancora oggi, il futuro stesso dell’essere umano, il quale vive su un fragile ecosistema che conosciamo come Terra. Le tecnologie chiave della microelettronica, della tecnologia dell’informazione e della comunicazione, dei nuovi materiali, nonché della biotecnologia e dell’ingegneria genetica stanno, di fatto, cambiando la società e l’ambiente ad alta velocità, stanno sovraccaricando la natura e alla lunga sarà il caso di trovare nuove alternative per poter garantire la nostra stessa sopravvivenza.
La pretesa umanistica della scienza e della tecnologia di aumentare i benefici per le persone e la società è, in pratica, invertita di fronte a macchine di distruzione sempre più efficaci e alla speranza di onnipotenza basata su dispositivi tecnici sempre più potenti. Per trovare vie d’uscita da questo pericolo, non sono necessarie innovazioni cieche, ma visioni concrete. Non rifiuto dell’umanesimo nè tantomeno del progresso, ma un mix tra le due cose che ci ricordi, ancora volta, “restiamo umani”. La scienza e la tecnologia, saranno decisive per il futuro del nostro pianeta e hanno assoluta necessità di idee e di concetti che sappiano smarcarsi da vantaggi e competitività tipici della localizzazione nazionale: solo così, infatti, potranno riflettere il loro reale ruolo nella crisi ambientale e di sviluppo globale. Photo by Rohan Makhecha on Unsplash
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