Nel dibattito politico ed al bar con gli amici una delle parole più diffuse è certamente “buonista“; ma anche “radical chic” (che si scrive così, e non radical scic come pensano alcuni) possiede una discreta storia. Se andiamo a cercare la definizione di questo termine – che ha qualcosa in senso spregiativo in comune con quella accezione particolare di “buonista” – leggiamo: Che riflette il sinistrismo di maniera di certi ambienti culturali d’élite, che si atteggiano a sostenitori e promotori di riforme o cambiamenti politici e sociali più appariscenti e velleitari che sostanziali.
L’inventore dell’espressione, pochi sanno, risale addirittura al 1970 da parte dello scrittore Tom Wolfe, saggista, giornalista, scrittore e critico d’arte statunitense scomparso quest’anno. espressione è lo scrittore americano Tom Wolfe—uno dei massimi esponenti del New Journalism, da poco scomparso. Il suo articolo pubblicato sul New York Magazine utilizza questa espressione probabilmente per la prima volta in un parallelo neologistico che si potrebbe ricondurre, ad esempio, al termine “heavy metal kid” coniato da Burroughs ed utilizzato in seguito per definire il celebre genere musicale. Nel suo articolo si raccontava di Felicia Bernstein, moglie del direttore d’orchestra Leonard, organizzò a casa sua per raccogliere fondi a sostegno delle Pantere Nere.
Nel giugno del 1970 Wolfe pubblicò un lungo reportage sul New York Magazine intitolato “Radical Chic, That Party at Lenny’s,” dove descriveva un ricevimento che Felicia Montealegre (moglie del direttore d’orchestra Bernstein) aveva organizzato in favore del movimento politico delle Pantere Nere. La Montealegre era in genere malvista per le sue posizioni politiche e venne duramente critica per il proprio atteggiamento nell’articolo citato, venendo pure arrestata in seguito durante una marcia pacifista qualche anno dopo.
Il termine radical chic è ormai entrato nel dizionario comune del dibattito politico italiano, per indicare borghesi (come si diceva secondo il lessico politico di una volta) che ostentino per convenienza, in modo anacronistico o senza reale convinzione un credo politico di estrema sinistra. Non si sa bene quanto siano felici o indifferenti, le persone, nel sentirsi chiamare così.
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