Oramai è risaputo che la Natura riserba ancora delle sorprese straordinarie e questa è l’ennesima dimostrazione di quanto sia importante proteggerla; i funghi infatti, potrebbero salvare l’uomo dalle radiazioni cosmiche.
La notizia ci viene data da Anton Petrov, youtuber e STEM che ha preso 3 casi studio e ci spiega nel suo video educativo la nuovissima scoperta.
I funghi di Chernobyl
La strage di Chernobyl aveva oramai fatto lasciare ogni speranza su una qualsiasi forma di vita in grado di sopravvivere in quell’ambiente; eppure ancora una volta la Natura ha fatto il suo corso.
Alcune specie di funghi sono riusciti a ripopolare la zona altamente radioattiva e a proliferare, superando ogni aspettativa. Questi funghi detti radiotrofici, appartengono a 3 specie in particolare scoperti nel 1991 : cladosporium sphaerospermum, wangiella dermatitidis e cryptococcus neoformans.
Petrov spiega nel video questa prima ricerca, ovvero che i funghi trovati intorno al reattore erano in grado di vivere in ambienti radioattivi grazie a un pigmento chiamato melanina, presente anche nell’uomo la cui funzione principale è quella di proteggerci dai raggi UV.
Questi funghi invece – la cui colorazione è nera o simile – la utilizzano per produrre energia.
Alcuni studi hanno dimostrato come 1 volta su 1000, la molecola è in grado non solo di produrre calore ma anche un elettrone usato dai funghi per usare la melanina allo stesso modo in cui la clorofilla viene utilizzata dalle piante per produrre energia.
Lo studio del 2019: i funghi nello spazio
Un ulteriore studio condotto dagli scienziati della John Hopkins University ha dimostrato come questi funghi siano in grado di sopravvivere non solo nello spazio, ma anche alle radiazioni cosmiche.
Per dimostrarlo, hanno mandato sulla ISS non il fungo, ma la melanina estratta dal melone e mescolata ad altri polimeri. Infatti, il risultato è stato che questo composto si comporta esattamente come una barriera protettiva dalle radiazioni spaziali mortali per l’uomo.
E se venisse utilizzato per rivestire le componenti dei satelliti?
Altra ricerca molto recente spiegata da Petrov: la tuta spaziale arrugginita
Ebbene si, non avete letto male… La tuta spaziale arrugginita! Ma arriviamoci con la ricerca.
Petrov nel suo video educativo, ci spiega l’ultima recente scoperta dove la protagonista è proprio la ruggine. Esami e test specifici hanno dimostrato come questa sia in grado di resistere alle radiazioni, comportandosi anch’essa da barriera.
In particolare, il migliore risultato si è avuto con l’ossido di renio (Re2O7) e si pensa di utilizzarla per rivestire esternamente satelliti e altre componenti, ma anche le tute spaziali come ulteriore protezione per l’uomo.
Insomma, certo è che abbiamo davvero tanto da imparare e non è da escludere utilizzare queste tre ricerche per trovare soluzioni efficaci ma allo stesso tempo economici contro le radiazioni.
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