Il 24° turno in sintesi
Neanche il tempo di ragionare sui risultati della 24a giornata che già domani si giocherà l’anticipo della 25a tra Lazio e Torino (situazione Covid in casa granata permettendo). Intanto la domenica di calcio ha dato i suoi responsi: Inter sempre più in testa alla classifica, sempre più convincente e forgiata a immagine e somiglianza del condottiero Conte che, dopo aver trovato la chiave di lettura per impiegare al meglio i gioielli a sua disposizione, punta diritta al titolo ignorando, per quanto possibile, le voci sulle difficoltà societarie. Il Milan ritrova smalto e concretezza e resta in scia grazie alla vittoria sulla Roma nel big match di domenica sera. La Juventus, invece, perde punti preziosi a Verona, dove la squadra di Juric avrebbe meritato qualcosa di più del pareggio. I bianconeri vengono così agganciati in classifica da un’Atalanta rinata dopo un periodo di appannamento. Il Napoli si rifà sotto per il discorso Champions vincendo il derby campano contro il Benevento mentre, una Lazio in bambola, perde netto contro il Bologna. Nei bassifondi risorge il Cagliari mentre sembrano ormai spacciate Parma e Crotone.
Le partite.
Verona – Juventus, 1-1
Nella serata di sabato, al Bentegodi, va di scena un match giocato a viso aperto dagli scaligeri, la migliore realtà low-cost del campionato, contro una Juventus in piena fase di ricostruzione. L’intento di Pirlo è chiaro: sta cercando di forgiare una squadra europea, dalla forte impronta offensiva. Quello che sembra mancare però è, appunto, un Pirlo in mezzo al campo capace di dettare i tempi di gioco e con i piedi buoni. Quella che si vede invece è una squadra volitiva ma senza inventiva, dove l’unico che sembra aver capito i desiderata del mister è Chiesa, ormai titolare inamovibile e interlocutore principale di Cristiano Ronaldo nelle sortite offensive. Per il resto, si guarda quasi sgomenti ad una difesa che – fuori Chiellini e Bonucci – non regge il confronto con la pesante tradizione juventina – nonostante soldi per svecchiare il reparto ne siano stati spesi a bizzeffe (leggasi De Ligt) – e ad un centrocampo abulico e spaesato dove i confusionari Bernardeschi e Rabiot sono solo l’ombra dei giocatori che i binaconeri si aspettavano di vedere, mentre Ramsey e Bentancur si impegnano e fanno ciò che possono ma non è mai abbastanza. Kulusevski, poi, continua ad essere un oggetto misterioso che lascia intravvedere potenzialità enormi ma che soffre una certa anarchia tattica. Di contro, gli scaligeri – una delle più belle realtà del campionato italiano, costruita con pochi soldi e tanta sapienza – lottano su ogni pallone dal primo all’ultimo minuto, ogni giocatore segue a menadito le istruzioni di mister Juric e mentre la retroguardia difende con solidità e ordine, gli avanti pungono costantemente. Dopo un primo tempo equilibrato in cui il portiere bianconero è costretto a deviare sul palo un colpo di testa ravvicinato, la ripresa si apre con l’ennesimo gol di Ronaldo (il 19° in campionato) imbeccato alla perfezione da un inserimento sulla sinistra di Chiesa che il portoghese finalizza con un preciso diagonale. Da questo momento in poi, però, la Juve lentamente si spegne e salgono in cattedra i padroni di casa che, senza paure e timori reverenziali, mettono sotto gli avversari e arrivano al giusto pareggio al 77° con un preciso colpo di testa di Barak che raccoglie il cross dalla sinistra dell’ottimo Zaccagni, una delle rivelazioni di questo campionato. Clamorosa all’86° la traversa colpita da Lazovic, a sugello di un’ottima prestazione del Verona che, ai punti, avrebbe meritato la vittoria.
Spezia – Parma, 2-2
La giornata di campionato si è aperta alle 15:00 con le due squadre che hanno come unico obiettivo della stagione quello di raggiungere la salvezza. In un film già visto nello scorso turno contro l’Udinese, i parmensi partono a mille, dominano il primo tempo e lo chiudono sul risultato di 2 a 0, con reti di Karamoh al 17° e Hernani al 25°. Ma, nel secondo tempo, i ducali restano praticamente negli spogliatoi e per lo Spezia è gioco facile pareggiare i conti con la doppietta di Gyasi (52° e 72°). Forse, nei piani della vigilia, i padroni di casa avevano segnato in rosso questa partita come una di quelle da vincere assolutamente ma, a conti fatti, il punto conquistato muove la classifica e mantiene i liguri a più 7 dalla zona retrocessione. Sembra, invece, ormai disperata la situazione del Parma – cui la cura D’Aversa non sembra aver dato i frutti sperati – relegato al penultimo posto della classifica, a 5 punti dal Torino quart’ultimo che, però, ha una partita in meno.
Bologna – Lazio, 2-0
Alle 18:00 allo stadio Dall’Ara di Bologna si consuma l’ennesima pessima prestazione laziale dopo la debacle di Champions contro il Bayern Monaco. A Mihajlovic non serve inventarsi particolari soluzioni per avere la meglio contro una delle squadre che più rappresenta il suo passato da calciatore. Il Bologna è ordinato, attento e cinico quanto basta e il 2 a 0 finale forse gli sta anche stretto. La Lazio parte meglio (niente di trascendentale, intendiamoci, semplicemente “meglio”) e al 17° conquista un calcio di rigore. Sul dischetto, come al solito, si presenta il capitano Ciro Immobile che calcia troppo centrale e troppo piano, tant’è che Skorupski blocca la palla senza troppi patemi. Da questo momento i biancoazzurri spariscono dal campo, vittime dei loro fantasmi e due minuti dopo incassano l’1 a 0 per opera di Mbaye, lesto e puntuale a ribattere in rete una corta respinta di Reina. Nel secondo tempo, al 64°, arriva il raddoppio di Sansone che conclude con un gran tiro una splendida azione tutta giocata al volo, raccogliendo il cross da fondo campo di Barrow. La Lazio continua a essere non pervenuta e il Bologna incassa così tre ottimi punti che le consentono di portarsi nella parte della classifica dove si naviga liberi da particolari patemi. La formazione di Inzaghi, invece, è sempre più vittima di una panchina troppo corta e di un fisiologico calo di condizione degli “intoccabili” (Immobile, Milinkovic-Savic, Leiva, Acerbi, Luis Alberto) che ormai appaiono sempre più stanchi e spremuti nel fisico ma anche dal “peso mentale” di doversi caricare l’intera squadra sulle spalle, ininterrottamente da settembre a giugno. La zona Champions dista solo tre lunghezze ma la squadra ha bisogno di una scossa prima di perdere definitivamente il treno per l’Europa che conta.
Sampdoria – Atalanta, 0-2
La domenica calcistica comincia all’ora di pranzo con Sampdoria – Atalanta. Non porta particolari scorie nè nella testa nè nelle gambe dell’Atalanta il match truffa di Champions League perso immeritatamente contro il Real Madrid. La squadra di Gasperini scende in campo con il piglio e la determianzione di sempre, convinta di poter raggiungere per il terzo anno di fila un posto utile per la qualificazione in Champions League e, tra le inseguitrici dell’Inter, sembra essere quella più in forma sia per gioco espresso che per tenuta fisica, grazie alla panchina lunga di cui dispone. Proprio la lunghezza della panchina è il valore aggiunto dei nerazzurri poichè, pur non avendo tra i rincalzi giocatori multimilionari come Inter e Juventus, annovera comunque gente che accetta di passare qualche turno da sostituto senza lamentarsi troppo sui social, dalle indiscutibili doti tecniche, intercambiabili e, alla bisogna, duttili: in pratica Gasperini può contare su un gruppo di venti “veri” titolari. La Samp, dal canto suo gioca un buon calcio, come sempre fanno le squadre di Ranieri, ma contro quest’Atalanta, ieri, serviva qualcosa di più. Bellissimo il gol di Malinovsky al 40° che, raccogliendo un servizio furbo e veloce di Muriel, entra in area e silura Audero con un tiro sotto la traversa. Il raddoppio arriva al 70° con Gosens, difensore con il vizio del gol – già otto in questo campionato più uno in champions – che finalizza sotto porta un’azione corale dei neroazzurri. La rincorsa Champions della Dea continua dopo un pariodo di appannamento, mentre la Samp, nonostante la sconfitta, si gode le acque tranquille della metà classifica.
Crotone – Cagliari, 0-2
Sfida salvezza allo Scida tra Crotone e Cagliari. Mentre i calabresi sapevano già dall’inizio che questo campionato sarebbe stato molto difficile, i sardi mai avrebbero potuto immaginare che a questo punto della stagione sarebbero dovuti andare a Crotone a lottare con il coltello tra i denti per ottenere tre punti salvezza quando, sulla carta, una squadra che può schierare gente del calibro di Cragno, Godin, Rugani, Nainggolan, Nandez, Joao Pedro, Pavoletti e tenere in panchina Simeone e Asamoh, dovrebbe essere almeno una ventina di punti sopra la zona retrocessione e lottare per l’Europa. Ma il calcio è strano e i cagliaritani hanno solo 18 punti e occupano il terzultimo posto in classifica. Il Crotone fa quel che può, impensierisce più volte Cragno e coglie una traversa con Messias su punizione ma è troppo poco contro un’avversaria dai nomi altisonanti che, doppo la scossa del cambio in panchina, lotta con determinazione per regalare i tre punti al neo tecnico Semplici. Missione compiuta grazie ai gol di Pavoletti e Joao Pedro (su rigore) e, siamo sicuri, per il Cagliari, da ieri, è iniziato un nuovo campionato. Nulla da fare per il Crotone che l’impegno lo mette sempre ma quello, evidentemente, non basta in un campionato di Serie A.
Inter – Genoa, 3-0
Bastano appena trenta secondi all’Inter per far capire al Genoa e alle altre squadre della Serie A che, in questo momento, la formazione più in forma del campionato è lei. Bastoni recupera una palla alta vagante e serve Barella, il centrocampista innesca Lukaku, dai-e-vai con Lautaro e il gigante belga si invola verso l’area genoana. Dal limite dell’area fa partire un sinistro che si insacca nello stesso punto della porta battezzato già domenica scorsa contro il Milan. 1 a 0 e gara in discesa contro un Genoa che non riuscirà mai a essere pericoloso. Impietoso il numero dei tiri in porta, 23 a 3, così come quello delle parate 2 (Handanovic) a 11 (Perin). Il portiere Rossoblù, a fine partita, tra parate effettuate, retropassaggi giocati e palle vaganti recuperate, avrà toccato da solo più palloni di quanti ne abbiano giocati insieme le cinque punte che Ballardini ha fatto ruotare in attacco. E quando il portiere, pur incassando 3 gol, è il migliore in campo dei suoi, c’è davvero poco da aggiungere nel descrivere la partita. Nella ripresa raddoppia Darmian che non fa per nulla sentire l’assenza di Hakimi e poi chiude i conti Sanchez di testa. In entrambi i gol c’è lo zampino determinante di Lukaku, miglior giocatore della Serie A, migliore anche di Cristiano Ronaldo il quale, pur avendo segnato un gol in più del belga, ha portato al carniere bianconero meno punti di quanti non abbia fatto Lukaku. L’Inter, dopo un novembre e dicembre difficile, quando è maturata l’eliminazione dalla Champions e sono state tante le occasioni in cui ha zoppicato, ora è da sola in testa alla classifica con 4 punti di vantaggio sul Milan e ben dieci dalla Juve (che ha comunque una partita in meno). Conte, prima di apportare cambiamenti alla squadra, ha il merito di essere riuscito a cambiare il suo modo monolitico di vedere il calcio, resettando e reinstallando un giocatore come Eriksen che sembrava perso e dando nuove motivazioni al duo croato Brozovic-Perisic, apparsi troppo spesso svogliato e con la valigia in mano fino a gennaio mentre ora sono diventati determinanti, entusiasti di scendere in campo e ordinati come mai nella loro carriera in nerazzurro. Se le chiavi della squadra continua ad averle in mano Barella, giocatore sublime che in questo momento avrebbe un posto da titolare inamovibile in qualsiasi squadra del globo, il motore è lui: Romelu Lukaku, una pantera indomabile e inarrestabile. Non si può parlare dell’Inter senza nominare il trio delle meraviglie che fa muro davanti a capitan Handanovic: Skriniar, De Vrij e Bastoni giocano ormai su livelli che rasentano la perfezione. L’unico rammarico è quello di non aver raggiunto questo stato di ordine tattico e salute fisica qualche mese fa perchè, se tante gare dei gironi di Champions si fossero giocate in questo periodo, siamo sicuri che l’Inter sarebbe ancora lì a dire la sua.
Udinese – Fiorentina, 1-0
Ennesima buona prestazione dell’Udinese che ha messo piede nella metà classifica e siamo pronti a scommettere che lì resterà fino alla fine del campionato ed ennesima occasione persa dalla Fiorentina per allontanarsi definitivamente dal pantano della zona calda in cui, comunque, dubitiamo che verrà risucchiata in maniera pericolosa. Dopo una gara equilibrata che forse avrebbe visto nel pareggio l’esito più giusto, la spunta l’Udinese con un gol di Nestorovski ad una manciata di minuti dal termine. I friulani applicano alla lettera le istruzioni di mister Gotti, un allenatore che ha la faccia del tipo che si trova a passare di lì per caso, ma che in realtà è un profondo conoscitore del gioco del calcio e insegna semplicità e concretezza ai suoi uomini. I risultati gli danno ragione: in fondo la famiglia Pozzo (proprietaria dell’Udinese) ha abbandonato da anni i propositi di alta classifica che ha avuto tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, accontentandosi di far salvare la squadra e vendere al maggior prezzo possibile i giovani che riesce a valorizzare. Società, tecnico e squadra sono sicuramente contenti… forse, però, i tifosi, dopo decenni di campionati anonimi, gradirebbero un sussulto. La Fiorentina, di contro, è squadra costruita per ben altro obiettivi, ma qualcosa non va già dall’inizio del campionato e Prandelli, subentrato da un pezzo a Iachini, non sembre essere stato ancora in grado di trovare la quadra in maniera soddisfacente per le ambizioni di patron Commisso.
Napoli – Benevento, 2-0
E’ un Napoli più tonico rispetto a quello visto nelle ultime uscite. Smaltite scorie e delusione del ritorno di Europa League contro il Granada, la squadra di Gattuso, grazie anche ad un Mertens che ritorna dopo tanto tempo nell’11 titolare, conquista una vittoria meritata nel derby campano. E’ proprio il belga a sbloccare il risultato al 34° quando, tenuto in gioco da Foulon che si addormeta sulla linea di fondo, intercetta un tiro sbilenco di Zielinsky e insacca tutto solo davanti a Montipò. La reazione ospite è sterile e si concretizza in un unico tiro in porta di Lapadula disinnescato da Meret. Ma nella ripresa il gol fortunoso di Politano che si lancia insieme a Di Lorenzo e al difensore avversario Letizia su un cross di Insigne e insacca senza neanche accorgersene, chiude i conti. Napoli non ancora perfetto ma comunque pienamente positivo che, nonostante i numerosi black out patiti nell’arco della stagione, si trova comunque a soli tre punti dal quarto posto e con la partita di andata contro la Juventus ancora da recuperare. Il Benevento sembra abbia voluto riproporre la stessa partita di domenica scorsa contro la Roma, quando riuscì a ottenere un pareggio pur non uscendo mai dalla propria metacampo. Ieri la squadra di Pippo Inzaghi è riuscita addirittura a fare un tiro in porto ma non è certo giocando in questa maniera che si può sperare di portare sempre a casa punti. La posizione di classifica, in ogni modo, è abbastanza tranquilla ma per non comprometterla è meglio per i beneventani che riescano ad uscire dalla spirale involutiva che li ha visti protagonisti negli impegni recenti.
Roma – Milan, 1-2
Dizionario dei sinonimi e dei contrari alla mano, “divertente” non è sinonimo di “bello”. Questa squisitezza grammaticale è la prima cosa che vogliamo sottolineare parlando di Roma – Milan . Sì, perchè seppur il match sia stato ricco di occasioni, capovolgimenti di fronte e azioni in velocità che, appunto, la possono far definire come una “partita divertente”, non si può non constatare come il brio che ha caratterizato l’incontro sia stato causato più da una sequenza interminabile – e, per gli esteti del calcio, irritante – di errori da ambo le parti che da una naturale tendenza al calcio spumeggiante dei contendenti. Nei primi venti minuti di gioco – in cui le squadre iniziano già a giocare lunghe 70 metri, neanche ci si trovasse nel secondo tempo supplementare di una partita di coppa – la Roma, forse vittima di una qualche strana forma di daltonismo temporaneo di massa, non azzeccava un solo passaggio, regalando puntualmente il pallone agli avversari cui non sembrava quasi vero di trovarsi sempre a ridosso dell’area di Pau Lopez senza avere mostrato particolari meriti di gioco corale. L’argentino Fazio – tanto imperioso nel gioco aereo quanto imbarazzante palla a terra – per poco non la combina grossa con un retropassaggio completamente sballato a Lopez che Ibrahimovic non è abbastanza lucido da mettere in rete. Dopo due gol giustamente annullati al Milan per fuorigioco, Kjaer colpisce la traversa a Lopez battuto su azione d’angolo e, pochi minuti dopo, è la Roma a vedersi annullare un gol di Mkhitaryan per precedente fallo di Mancini. Si arriva così, al 40°, ad uno dei momenti chiave dell’incontro quando Fazio contrasta al limite dell’area Calabria e l’arbitro Guida, richiamato dal VAR, assegna un rigorino ai rossoneri. Kessie è notoriamente implacabile dal dischetto e realizza: 1 a 0 e tutti negli spogliatoi per un te caldo. La ripresa segue il canovaccio del primo tempo (quindi squadre immotivatamente lunghe ed errori e orrori a ripetizione da ambo le parti) ma con una Roma più pungente che trova il pari al 50° grazie ad un bellissimo gol di Veretout. Poco dopo, il Milan, che già nell’intervallo aveva perso per infortunio Calhanoglu, deve fare a meno anche di Ibrahimovic, vittima di un risentimento muscolare, cui subentra Leao. Ma, due minuti dopo, al 58°, sono proprio i rossoneri a portarsi nuovamente in vantaggio grazie al gol di Rebic, splendidamente imbeccato da Saelemaekers al termine di una veloce ripartenza. Lo stesso Rebic, al 67°, è costretto ad abbandonare il campo per infortunio. La Roma spinge alla ricerca del pareggio e Donnarumma è più volte protagonista. Poi,all’80°, Mkhitaryan, in piena area di rigore ha un contrasto con Hernandez. L’armeno cade a terra e chiede il rigore a gran voce, l’arbitro opta, sbagliando, per il fallo in attacco. Probabilmente, più che fallo in attacco, anche in questo caso, come nel rigore concesso al Milan nel primo tempo, ci troviamo di fronte ad un episodio da rigorino, che avrebbe meritato di essere visionato al VAR, cosa invece non avvenuta (sta di fatto che, a nostro giudizio, per come ci piacciono le partite di calcio, nessuna delle due azioni avrebbe meritato il calcio di rigore ma la seconda era più rigore della prima). Finisce quindi con la vittoria del Milan la partita dell’Olimpico, una partita divertente ma tecnicamente brutta, che lascia i rossoneri al secondo posto con un buon margine sulla Juventus terza e fa uscire la Roma dalla zona Champions. I rossoneri sono sembrati più pimpanti e tonici rispetto al recente passato, ma i tre infortuni patiti sono una grossa incognita per la formazione che Pioli potrà schierare in campo mercoledì contro l’Udinese. La Roma forse avrebbe meritato il pari ma risente troppo in questo campionato di difficoltà difensive letali, oltre ad avere il tabù di non riuscire a vincere contro nessuna delle squadre del gruppo di testa.
Torino – Sassuolo, rinviata
Il 24° turno, da programma, avrebbe dovuto essere inaugurato venerdì dal match tra Torino e Sassuolo. Purtroppo una serie di positività ai tamponi Covid riscontrati tra le fila granata ha fatto optare per il rinvio della partita. A questo punto resta in bilico anche il regolare svolgimento dell’anticipo del turno infrasettimanale di martedì tra Lazio e Torino. Si attendono sviluppi a breve.
Classifica
Inter 56
Milan 52
Juventus 46*
Atalanta 46
Roma 44
Lazio 43
Napoli 43*
Sassuolo 35*
Verona 35
Sampdoria 30
Bologna 28
Udinese 28
Genoa 26
Benevento 25
Spezia 25
Fiorentina 25
Torino 20*
Cagliari 18
Parma 15
Crotone 12
* una partita in meno
Prossimo turno serie A
Lazio – Torino (martedì ore 18:30)
Juventus – Spezia (martedì ore20:45)
Sassuolo – Napoli (mercoledì ore 18:30)
Milan – Udinese (mercoledì ore 20:45)
Genoa – Sampdoria (mercoledì ore 20:45)
Cagliari – Bologna (mercoledì ore 20:45)
Fiorentina – Roma (mercoledì ore 20:45)
Atalanta – Crotone (mercoledì ore 20:45)
Benevento – Verona (mercoledì ore 20:45)
Parma – Inter (giovedì ore 20:45)
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