Ella vede come son condotte senza alcun riguardo agli effetti; agli usi, al comodo della scena: molteplicità di personaggi, lunghezza spropositata, parlate inumane pei polmoni, e ancor più per gli orecchi, variazione e slegamento, pochissimo di quel che s’intende comunemente per azione, e un procedere di questa lento, obliquo, a sbalzi; tutto ciò insomma che può rendere diffìcile e odiosa la rappresentazione, v’è riunito come a bello studio. (Manzoni ad Attilio Zuccagni-Orlandini, regio censore degli spettacoli a Firenze, aprile 1828) ( Alessandro Manzoni )

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