Da molti anni si dibatte e si discute con passione sul mondo della psicologia inversa, un settore forse meno esplorato rispetto ad altri ma in grado di raggiungere una popolarità estrema. Ma funziona davvero come dovrebbe? Cosa ci potrebbe essere di utile nel farne? Soprattutto, perchè diamo tutto questo peso a possibili tecniche manipolatorie e non ci concentriamo su una maturazione o crescita personale più autentica?
Le obiezioni avanzate da alcuni esperti sul mondo della psicologia inversa, unita ad una serie di perplessità nel suo possibile uso pedagico, ad esempio, spinge moltissimi a dover riflettere maggiormente sul suo utilizzo.
Definizione psicologia inversa
Che cos’è la psicologia inversa, a questo punto? Spiegato in modo informale, si tratta di una tecnica di manipolazione in cui si spinge il soggetto a fare qualcosa giocando su una proibizione, sulla paura di perdere la libertà di scelta e via dicendo.
Psicologia inversa, marketing e… dating
La psicologia inversa può rientrare in molte diverse tecniche di influenza e condizionamento mentale, sfruttando così la cosiddetta reattanza psicologica, che rappresenta lo stato di agitazione che si verifica nel caso in cui un soggetto viene minacciato di perdere la libertà. La reattanza psicologica può essere spiegata facilmente con un esempio semplice, ovvero l’idea che un oggetto sarà più desiderato se alle persone viene detto che non possono averlo. Non poteva che essere sfruttato nel marketing, ad esempio: non cliccare qui, ad esempio, è una call to action invertita che provocherà un gran numero di click su quel collegamento. Nulla di strano che si abusi, purtroppo, dei sentimenti altrui facendone uso anche nel dating, durante i primi appuntamenti, specialmente in presenza di persone manipolabili o eccessivamente infantili.
Così come avviene in un vecchio episodio dei Griffin, quello in cui Peter non riesce a resistere al richiamo “Non tirare il portellone dell’aereo“. E io tiro!
Ma funziona o no?
Sembra provato che se una persona è per natura più resistente al cambiamento o alle richieste in genere, la psicologia inversa funziona tendenzialmente meglio di quanto non faccia una richiesta diretta. Esattamente al contrario, se è più conformista: in genere pero’ non c’è una risposta universalmente valida alla domanda del titolo. In genere c’è da considerare che l’uso della psicologia inversa è valorizzato da una serie di narrazioni pop, tratte direttamente da film, serie TV e racconti, in cui si tende quasi sempre a dare molta importanza all’aspetto comico della questione, rendendola quasi una strategia da vendere in (molto improbabili, secondo noi) corsi di seduzione.
Del resto il web ha finito per alimentare in modo sproporzionato, in questi anni, la tendenza a far credere alle persone di poter fare qualsiasi cosa, cosa in genere falsa: ognuno ha le proprie attitudini e personalità, e difficilmente cascherà nelle trappole della psicologia inversa. Peggio ancora, potrebbe farlo una volta e poi diventare irrimediabilmente rancorosa verso di voi. Anche perchè, di fatto, la strategia della psicologia inversa, spesso abusata anche dai genitori verso i figli da piccoli, finisce per ritorcersi come un boomerang contro chi la pratica con troppa disinvoltura o superficialità.
Cosa c’è di sbagliato nella psicologia inversa? Conclusioni
Si tratta di una tecnica o approccio psicologico ingannevole e spesso poco efficace, funzionale solo di primo achitto e difficile da mantenere nel lungo periodo. John Gottman nel suo libro The Heart of Parenting l’ha apertamente sconsigliata, considerandola poco funzionale e sostanzialmente disonesta; c’è anche da ricordare che, come abbiamo detto poco fa, viene abusata e molto superficializzata dalla cultura pop. Molto meglio, in generale, sfruttare strategie di comunicazione differenti (come quella che valorizza l’assertività, ad esempio), riservando alla psicologia inversa un piccolo angolo da sfruttare, eventualmente, solo in modo responsabile o al limite con ironia e buonafede.
Photo by Esteban Lopez on Unsplash
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