Intervista al cantante, influencer e creator Simone Ludovico

Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone un focus sul cantante, influencer e creator milanese Simone Ludovico, del quale è possibile visionare il profilo Instagram cliccando su https://instagram.com/simone_ludovico?igshid=MTIyMzRjYmRlZg==     

Ciao e ben ritrovato! Nella nostra prima chiacchierata hai affermato: (…) Penso che sognare faccia bene alla mente e che la speranza di realizzare i propri desideri dia a ciascuno di noi quella motivazione in più che, soprattutto al giorno d’oggi, è fondamentale (…)”. Come mai – secondo te – proprio oggigiorno i sogni sono tanto importanti, ovvero anche da cosa ti pare che sia caratterizzato il presente in Italia? Ciao Giulia, grazie a te per avermi dato spazio! Il mio concetto di sogno è collegato al fatto che io credo che ognuno di noi – per crescere a livello personale – debba pensare in grande, porsi un obiettivo e avere la determinazione di portarlo a termine. Io parlo da grande sognatore ed è, questo mio, un metodo infallibile… essere troppo realisti, alcune volte, non fa altro che scoraggiare e demoralizzare la persona”.    

So che canti da quando eri piccolo e che ciò è, per te, una forma di sfogo e fonte di serenità. Ci sono ordunque alcuni pensieri e talune situazioni che ti stanno particolatamente a cuore e, forse, pure delle quali senti il bisogno di un’urgente risoluzione in positivo? “La mia testa, quando scrivo i testi delle mie canzoni, non ragiona molto… metto in stand-by tutti i pensieri “forzati” e lascio invece andare quelli che hanno bisogno di uscire. I miei brani nascono con estrema naturalezza ma, per essere più specifici, l’amore è il tema più importante per me”.

Tue sono le parole: “L’amore per il canto mi è stato trasmesso da mio padre e sono felice di averlo sempre avuto dalla mia parte, nonché di essere sempre stato supportato nel coltivare codesta mia passione. Ho passato tutta la mia infanzia tra un karaoke e l’altro, addirittura avevo un impianto completo per cantare a casa. Per quello che concerne invece il fatto di essere stato definito un esibizionista, tale appellativo non mi tocca in negativo ma anzi… mia madre è un’esibizionista d’eccellenza! Si sente bella e ama palesare la sua autostima, credo che questo mi abbia influenzato molto (…)”. I tuoi genitori sono dei professionisti della musica, della moda o semplicemente vi si dedicano indipendentemente da un impiego nei sopracitati settori e tu – da parte tua – supponi che ti saresti impegnato ugualmente in esse senza il cosiddetto appoggio ed esempio dei tuoi genitori? I miei genitori hanno sempre lavorato al di fuori del mondo dei riflettori e infatti, all’inizio del mio percorso artistico, non sono stati in grado di realizzare bene cosa stesse succedendo e nemmeno perché così tante persone ci tenessero a me. Con il passare del tempo però hanno accolto con grande piacere il tutto, specialmente mia mamma che è molto più social di mio papà. Debbo poi ammettere che ho sempre avuto comunque, pur quando non avevano ancora compreso appieno la ituazione, il loro appoggio ed ciò è stata una carica fondamentale per il mio iter di crescita sia sui social che personale”.

Hai spiegato che: “Associo alla mia personalità il viola, che è un colore acceso ma allo stesso tempo leggermente cupo. Amo pure le mille sfumature del grigio, dato che esso sta in mezzo a due estremi e cioè tra il bianco e il nero… mi fa credere che non ci sia per forza bisogno di dare un senso a un qual certo qualcosa”. Ebbene, quali lati della tua personalità identifichi rispettivamente con i toni accessi e con i toni cupi?“La parte accesa delle mie mille sfumature riguarda il mio essere sempre felice e allegro tant’è che, quando gli altri guardano il negativo, io trovo spazio per il positivo. In una situazione di “colpevolezza” nei confronti di una persona, io cerco di empatizzare con il colpevole per capire meglio la dinamica dell’occorso e poter risolvere la situazione. La mia parte più cupa, invece, riguarda la mia costante paura di non essere abbastanza… però sto, piano piano, migliorando in ciò”.

Hai dichiarato altresì: “Sono stato un bambino creativo e con grandi ambizioni. La professione al di fuori dell’ambito dello spettacolo in senso stretto che avrei sempre voluto svolgere è quella di grafico, tant’è che ho studiato per diventarlo e magari ciò mi tornerà utile in futuro”. Che cosa, nello specifico, ti appassiona delle arti visive sia che si tratti disegnare che di fare bozzetti o lavori di animazione ed elaborati multimediali da utilizzare in ambito artistico, della comunicazione o della pubblicità? “L’arte mi affascina molto, qualsiasi essa sia. L’arte digitale però, essendo una novità e io un amante delle novità, mi sta sempre più rubando il cuore… posso spesso i pomeriggi con il mio iPad e la mia Apple Pencil, a disegnare”.

Citandoti: “Quando prendo una penna in mano per scrivere un testo, lascio che sia l’emozione che provo in quel determinato momento a far scorrere l’inchiostro sul foglio. Non punto sul cantare per vendere, ma piuttosto sul cantare per far sì che gli ascoltatori si rispecchino in quello che dico – non a caso ho scritto più pezzi significativi, che vanno al di là del commerciale. Se poi riesco a unire le due cose per un cosiddetto risultato estivo, naturalmente, è ancora meglio”. Musicalmente parlando, nel nostro Paese, cosa diresti che è maggiormente apprezzato attualmente sia a livello di testi che di basi e generi? E in questo momento saresti disposto a qualche tipo di mediazione tra la tua spontaneità creativa nuda e cruda e una qualche sorta di compiacimento per accattivarti un ulteriormente ampio seguito? Sicuramente la musica commerciale è oggi apprezzatissima, soprattutto dal pubblico italiano, e non dico di odiarla… non nego neanche di aver pensato io stesso di uscire con qualcosa di simile, però penso che anche in questo genere ci debba sempre essere sentimento. Non partirei mai con la finalità di scrivere una canzone con il solo obiettivo appunto di vendere, in quanto ritengo che risulterebbe innaturale e vuota. Attualmente inoltre la credibilità è stata messa in secondo piano proprio dai soldi e spesso si pensa solo a fatturare, molti puntano soltanto a fare “hype”, ma io preferisco averne meno nell’imminenza e invece ampliare il mio pubblico a lungo termine (non vorrei mai fare qualche passo falso per impazienza di fama e finire per poi essere cancellato)”.   

La tua sensibilità si è sviluppata o no in seguito a qualche occorso in particolare? E ti sei mai domandato perché senti l’esigenza e il piacere di condividere pubblicamente, con i tuoi followers che sono attenti ad ogni tua situazione, contenuti di vita non solamente professionale cioè – più in generale – come mai si sta assistendo sempre più a un proliferare di aspiranti influencer e da quale sorta di seme sei dell’idea che si sia innescata la, talvolta esasperata, smania di apparire e rendere pubblico quello che una volta era gelosamente custodito nel privato e come privato? “Io penso di essere sempre stato sensibile, ma ho iniziato a scoprire di esserlo quando alle medie sono stato bullizzato. Ero troppo, mi si passi il termine, “grasso” e “brutto” e quindi ero preso di mira da molti ragazzi. Ho vissuto tutto come un inferno, però ne sono uscito, iniziando a credere in me stesso. Devo dire che mi ha aiutato tantissimo anche la community che mi sono creato, lì mi hanno sempre fatto sentire speciale e ho trovato persone fantastiche e che credono davvero in me… è per questo motivo che sento il bisogno di condividere la mia vita con i miei followers, ossia perché chi mi segue è sempre pronto a condividere con me ciò che mi succede. Volevo inoltre condividere anche con te, Giulia, e con i lettori l’uscita del mio primo singolo musicale intitolato “RITORNERÒ” e ci tenevo altresì tanto a ringraziare DavidFulk, il mio produttore, per avermi dato fiducia sin dall’inizio”. 

Quale peculiarità ti affascina di Justin Bieber, il quale hai ammesso che è il tuo idolo da sempre? Justin Bieber è, per me, l’esempio perfetto di carriera… originario di una famiglia molto umile, ha iniziato da piccolissimo a cantare e si è fatto da solo – lo ammiro veramente tanto! Sono cresciuto con le sue canzoni e ho fatto addirittura un tatuaggio con il titolo di un suo brano e cioè “Believe”. Sono dell’avviso che sia necessario, oltre che credere in Dio, credere anche in se stessi”.

Che cosa, infine, ti fa ritenere che lo spettacolo sia un mondo bello e parimenti tosto? Che cosa comporta – e come conciliare e far interagire – il reinventarsi ogni giorno, per non finire nel dimenticatoio, in relazione al mantenersi spontanei? Il mondo dello spettacolo ti dà tanto, ma ti toglie parimenti tanto… le persone possono essere buone con te, ma anche spietate come serpenti ed è difficile che vada tutto bene. Ogni giorno noi creators dobbiamo affacciarci a tantissime sfaccettature di questa nostra realtà, positive e no, e soprattutto dobbiamo inventarci continuamente ed è questa la cosa più difficile da fare – ma, se quello che fai ti appassiona, risulta tutto molto più leggero e naturale. Ti volevo, Giulia, come sempre ringraziare e salutare, alla prossima!”.

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