Intervista a Tommaso Molteni, aka Arkadia

Oggi la blogger, versatile e poliedrica Giulia Quaranta Provenzano – anche pluripremiata poetessa, fotografa e critica d’arte partecipante a mostre Personali e Collettive con Spoleto Arte e con Vittorio Sgarbi nonché attrice caratterista – ci propone l’intervista all’artista Arkadia. Tommaso Molteni, del quale è possibile visionare il profilo IG cliccando su https://instagram.com/arkadiadacomo?igshid=MzRlODBiNWFlZA==, si è un po’ raccontato alla nostra libera collaboratrice imperiese… 

Buongiorno! Tommaso Molteni all’anagrafe, il tuo pseudonimo è Arkadia. Tale tuo nome d’arte so che trae origine da Capitan Harlock, manga di fantascienza con cui sei cresciuto. Ti domando dunque più specificatamente qual è il cosiddetto motore interiore – quel qualcosa e chissà se anche quel qualcuno – che ti ha portato a intraprendere il tuo viaggio nella musica, alla ricerca di quella libertà e di quella indipendenza che nell’omonima astronave Arcadia ha il suo simbolo [clicca qui https://spotify.link/BtY034v4KDb]. “Ciao Giulia! Quel qualcosa che mi ha spinto a iniziare a scrivere e poi anche a incidere la mia musica è stato ed è tuttora un forte bisogno di esprimermi. Sono sempre stato un ragazzo solitario e taciturno ma, col passare del tempo, ho cominciato a capire che ho un mondo dentro che preme per uscire… soprattutto quando parlo, viene fuori questo mio lato. Tendo infatti spesso a deviare dall’argomento principale per via dei mille collegamenti che mi vengono in mente e che sento di dover esplicitare, cosa – questa – che mi causa qualche problema nelle interrogazioni a scuola. Tale mia caratteristica inoltre si riflette nei testi delle mie canzoni, in cui cerco di non usare mai frasi riempitive. La mia voglia di manifestare me stesso, nei miei pezzi, è il mezzo attraverso cui mi sento libero: è l’Arkadia che mi fa sentire felice e realizzato”.      

…ebbene, che cosa rappresenta per te proprio la musica e l’arte più in generale e quale ritieni che sia il loro principale pregio e potere? “Per me la musica, così come più in generale l’arte, rappresenta la vita stessa. Uno dei miei artisti preferiti e cioè Caparezza dice spesso che L’ARTE È MEGLIO DELLA VITA perché ne enfatizza e ne abbellisce ogni aspetto, stupendo o terribile che sia. Penso che il pregio, e al contempo il potere, maggiore delle musica sia la sua capacità di unire e di aiutare le persone. Le canzoni sono una cura naturale e sana. Salmo in un suo pezzo – uno di quelli che, per altro, apprezzo meno della sua discografia – sostiene che UNA CANZONE NON SALVERÀ IL MONDO, MA FORSE PUÒ SALVARE TE… credo che ciò riassuma bene il concetto”.

Nato a Como nel 2002, quanto e in che modo sono stati e sono fonte d’ispirazione e determinanti per la tua artisticità l’ambiente geografico e sociale (compreso quello familiare) e l’epoca in cui vivi, ma altresì i primi input ricevuti durante l’infanzia? Detto altrimenti, da piccolo e poi da adolescente, a che cosa immaginavi di dedicarti una volta divenuto adulto e che bambino/ragazzino sei stato – mentre attualmente, invece, come descriveresti la tua personalità? L’ambiente medio-borghese dal quale provengo penso che abbia influenzato molto il mio approccio alla musica. Mio padre mi ha cresciuto a pane e rock di ogni tipo (ad. es. con gli AC/DC, con gli U2, con i Green Day, con i Pixies, con i Foo Fighters), mentre da mia madre ho avuto poche influenze musicali e prettamente di tipo pop da radio (Tiziano Ferro e Jovanotti sono i suoi cantanti preferiti). I miei genitori non mi hanno mai attivamente spinto verso la musica, ma mi hanno insegnato a essere culturalmente curioso e a scoprire e a interessarmi a cose nuove (quali il Cinema, i fumetti, i libri). Durante la scuola media è arrivato, poi, nella mia vita l’Hip Hop ed è stato allora che mi si è aperto un mondo dinanzi. Caparezza, Salmo, Marracash, Ernia, Izi, Gemitaiz, Nitro, Tedua e Nayt sono tra i miei artisti prediletti da sempre. L’uso che il rap fa della parola è qualcosa che ho ritrovato solamente in alcuni cantautori nostrani, che ho scoperto in un secondo momento… mi vengono in mente Fabrizio De André, Franco Battiato, Luca Carboni, Franco126, Margherita Vicario, Venerus. I testi, in sostanza, sono sempre stata la cosa che mi colpisce di più in una canzone. Quando ho cominciato a fare musica, volevo che i testi dei miei brani fossero uno specchio in cui potersi riconoscere (in primis io stesso e dopo anche le altre persone). Non volevo fare il cantante sin da piccolo, inizialmente volevo diventare un medico come mia madre, così da aiutare le persone… ma ho capito che la medicina, per quanto mi continui ad affascinare, non fa per me. Non ho comunque perso la voglia di aiutare il prossimo, magari lo farò stando vicino a qualcuno attraverso le mie canzoni. Ad oggi non so ancora definire bene che tipo di ragazzo io sia, tramite la mia musica cerco di capirlo ogni giorno”.  

Biancolatte, Sogni Rosa, Verdeacqua, Rossosangue, Lilla, Giorni Blu sono alcuni dei tuoi singoli… ecco pertanto che ti chiedo se ci racconti qual è il tuo rapporto con i colori, che cosa significa ciascuno dei suddetti per te e in quale e perché ti ritrovi maggiormente oggigiorno. Io sono sempre stato un grande fan dei cosiddetti concept album, ossia dei disco/progetti che hanno quale focus una tematica che unisce tutti i brani in essi contenuti – l’esempio recente più noto a cui penso è “Persona”, di Marracash… così ho deciso che avrei fatto anch’io qualcosa di simile con i miei pezzi. Quest’anno mi sto concentrando sul tema dei colori, che avevo in mente già da tempo, nei prossimi anni invece chissà… Da piccolo, passavo ore e ore a disegnare e ciò mi ha influenzato a tal punto da interessarmi ad argomenti come la cromoterapia. Lo studio/cura delle emozioni tramite i colori è ciò su cui è basato l’insieme dei singoli da me pubblicati e che pubblicherò proprio quest’anno. Il blu, colore della sofferenza e della depressione, è stato da me cantato in “Giorni Blu”. Il viola invece l’ho scelto più per un fatto personale, dacché simboleggia alla perfezione una mia importante storia d’amore ormai finita e che ho raccontato appunto in “Lilla”. Il rosso è il mio colore preferito e lo associo sia alla rabbia che all’energia positiva che si concretizza, nel mio caso, nella scrittura (è questo il tema centrale di “Rossosangue”, canzone uscita ad aprile e precisamente il giorno del mio compleanno). Poi c’è “Verdeacqua”, che è una dedica al posto in cui sono nato e cresciuto… Como e il suo bellissimo lago, che sono ispirazione e compagnia costante nella mia vita. Con “Sogni Rosa” ho voluto affrontare, per la prima volta, la canzone d’amore in senso positivo. L’ho fatto descrivendo il corpo e l’anima della mia ragazza ideale, accompagnato e aiutato da Daketo che è un artista e chitarrista mio coetaneo. Infine cito “Biancolatte”, il mio ultimo singolo di settembre, in cui dialogo con il me stesso bambino – cercando di rassicurarlo e, al contempo, facendomi rassicurare da lui”.   

Quanto ti sembra che sia importante, soprattutto nella carriera di un personaggio pubblico, l’immagine? Pensi che essa – l’immagine appunto – possa e debba veicolare efficacemente significati emozionali e intellettivi, d’impegno verso un qual certo “quid”, psicologici a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia e che ne sia un indicatore di verità? Ante Scriptum (non so se si dica così ma devo mostrare un po’ della mia cultura classica, ahahah): è, questa tua, una bellissima domanda! Ad oggi, l’immagine conta molto per un artista e sapersi distinguere attraverso il suo uso è – nel bene e nel male –  fondamentale… è questo il motivo per cui, da un anno a questa parte, ho deciso di indossare le mie cuffie in tutte le mie foto su Instagram. Esse incarnano, in un certo senso, la mia anima artistica (tipo l’Horcrux, in “Harry Potter”) e cerco quindi di renderle un mio marchio distintivo (alla stregua dei Daft Punk o dei Tre Allegri Ragazzi Morti, con le loro rispettive maschere). Personalmente preferisco quando l’estetica va a incorniciare ciò che si esprime nelle proprie canzoni anche se purtroppo, negli ultimi anni, succede spesso il contrario tant’è che ormai è piuttosto appunto l’immagine che va a sostituire del tutto l’espressività dell’artista”.

In che cosa identifichi la bellezza e sei del parere che esista il bello universale o no? “La bellezza la identifico nella verità, nel mostrarsi per quello che si è. Oggigiorno, poche persone riescono ad essere vere… ma una mia cara amica, che ho conosciuto verso la fine del liceo, è una di queste. Io stesso fatico a mostrarmi per quello che sono e quindi a sentirmi bello/bene, tuttavia sono convinto che sia necessario lavorare a lungo su ciò. Il bello universale è qualcosa che ripudio visceralmente, “Sogni Rosa” ne è il perfetto esempio”.   

Benché io non voglia indurti ad alcuna preconfezionata categorizzazione riduttiva e ingabbiante, dal tuo punto di vista, cos’è e come riconosci l’Amore (sia esso amor proprio, per altre persone e animali, per idee e ideali, per situazioni, luoghi, attività e molto altro ancora)? Sei inoltre mai incorso in una relazione tossica e, se sì, nella veste di manipolatore o di manipolato? L’amore è, da sempre, un tasto parecchio dolente per me… ne esistono infinite forme e applicazioni, ma sono dell’idea che lo si riconosca – qualsiasi sia la sua declinazione – grazie alla stessa cosa attraverso cui io riconosco il bello e cioè la verità. Quando un amore è talmente forte da portare la persona che lo prova a essere al 100% se stessa, in ogni contesto in cui si trovi, non si può fare a meno di pensare: “Wow, si vede che è innamorato/a”. Sfortunatamente, sono stato in una relazione tossica e la cosa peggiore è che ero io il manipolatore. È successo ormai quattro anni fa, però ciò ha lasciato un segno molto profondo in me… sono stato e sto andando ancora adesso una psicologa per questa ragione. Sicuramente, quando sarò pronto, ne parlerò in un mio brano”.    

Quale ipotizzi che sia la tua peculiarità artistica e quale supponi che siano le caratteristiche più apprezzate da coloro con i quali lavori e dai tuoi ascoltatori? E da parte tua, c’è qualche tuo/a collega che stimi particolarmente e con il/la quale, ad oggi, saresti propenso a lavorare assieme più o meno stabilmente? La mia peculiarità artista, la quale penso che sia ciò che più viene apprezzato di me, è la scrittura… le dedico anima e corpo, spesso dormendo poco, ma è una delle poche cose che sono certo di essere capace di fare bene (quando pubblico qualcosa di nuovo, ricevo complimenti quasi sempre su tale fronte). Ho ancora molto da imparare e da migliorare, però sono sulla strada giusta e voglio percorrerla fino in fondo. Parlando di collaborazioni, ci sono un’infinità di artisti con cui vorrei condividere un amore comune… da Big affermati e attualmente inarrivabili come Mecna, Nitro, Madame, Bresh, Ensi ad artisti molto meno conosciuti e tuttavia grandi ai miei occhi quali Rumo, Andrea Leone alias Novelo, Giulio Salvatori aka GIULIO, Albert, Samia e altri ancora”.

In questo  momento, parteciperesti volentieri a qualche talent show e/o reality? Inoltre, qual è il tuo parere inerentemente le potenzialità dei social network e il loro utilizzo – e sui possibili motivi del fatto che, nella nostra odierna epoca, si sta assistendo sempre più a un proliferare di aspiranti “influencer”? Ora come ora, non mi sento pronto e nemmeno ho la benché minima intenzione di partecipare ad alcun talent show… devo ancora crescere molto e rafforzare le mia identità artistica, poi si vedrà. Mi piacerebbe farmi conoscere soprattutto tramite i live, che spero di poter realizzare in un futuro il più prossimo possibile. I social, ad oggi, hanno un potere immenso (specialmente per quello che concerne il mercato discografico!). Una canzone sconosciuta, di dieci anni fa, per esempio può esplodere da un giorno all’altro grazie a TikTok… che è uno strumento che sto imparando a maneggiare, cercando di portarvi qualcosa di peculiare e di accattivante. Il potere che i social possiedono li ha resi quello che la televisione era negli Anni ’90 e nel 2000, vale a dire un calderone di qualità e monnezza – attraverso cui tutti devono passare per avere un impatto sugli altri individui. Il “trucco” sta nel mantenere la propria identità artistica integra ma è, questa, una cosa difficile vista la tendenza omologativa degli ultimi anni. Oggi qualsiasi cosa si voglia fare, per diffonderla al meglio, si deve diventare degli influencer”. 

Pensi che esista il destino e, eventualmente, secondo quali termini? “Io penso che ci siano varie forme di destino… alcune sono legate all’ambiente in cui si cresce, altre al proprio modo di reagire agli eventi ma – di base – sono dell’avviso che ognuno sia il responsabile finale di se stesso”.

Infine, prima di salutarci, vuoi condividere con noi se hai delle novità in cantiere a stretto giro e alcuni progetti a più lungo termine? Alla fine di questo mese, uscirà un mio nuovo singolo… e, di conseguenza, un nuovo colore in cui esploro sonorità inedite per me e nel quale gioco molto con la voce – il tutto accompagnato da uno dei migliori testi che ho scritto finora per metrica, per contenuto e per struttura. Grazie mille della bellissima intervista, Giulia. Ho apprezzato molto la varietà e la qualità delle tue domande, spero di aver dato risposte esaustive e soddisfacenti”.  

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