Intervista all’artista musicale Zileh

Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista a Manuele Riccio, in arte Zileh, del quale è possibile visionare il profilo Instagram cliccando su https://instagram.com/zileh_kk?igshid=MzRlODBiNWFlZA==

Ciao! Vorrei domandarti subito qual è il cosiddetto motore interiore – quel qualcosa e chissà se pure quel qualcuno – che ti ha portato a intraprendere il tuo viaggio nella musica e ciò in riferimento anche al tuo pseudonimo. “Ciao Giulia! Ho iniziato a scrivere perché sento, da sempre, il bisogno di esprimermi e di dare una forma artistica a tutto ciò che provo. Probabilmente il fatto di fare musica deriva direttamente da questo mio suddetto forte desiderio di tirare fuori quello che provo e di cercare di diffonderlo. Non mi viene mai imposto da alcuno di mettermi a scrivere, lo faccio quando ne sento il bisogno… è un po’ come avere un vizio. Il mio pseudonimo è, invece, un semplice soprannome con il quale mi chiamano gli amici più stretti ed è stato scelto con estrema spontaneità”.

Da piccolo a cosa, forse, immaginavi di dedicarti una volta divenuto adulto e che bambino sei stato? Attualmente, invece, come descriveresti la tua personalità e quale colore vi assoceresti metaforicamente? Penso di non essere cambiato molto rispetto a quando ero bambino… mi ricordo che spesso, a scuola o a casa, passavo ore intere a disegnare. Ho sempre sentito una forte voglia di arte dentro di me. A parte il classico sogno di fare il calciatore, non sognavo nulla in particolare se non avere il tempo di potermi dedicare a me stesso – nel mio caso alla musica – perché ritengo che ciò sia fondamentale, soprattutto se si ha una particolare predisposizione alla creazione. Alla mia personalità associo il colore nero e il colore rosso”. 

Quanto e in che modo sono stati e sono fonte d’ispirazione e determinanti per la tua artisticità l’ambiente geografico e sociale (compreso quello familiare) e l’epoca in cui vivi, ma altresì i primi input ricevuti durante l’infanzia? Sono convinto che, al di là della musica, siamo tutti fortemente influenzati e modellati dal contesto in cui cresciamo e viviamo. Una delle cose a cui tengo di più – e probabilmente è un input che mi ha dato mio padre così come me lo ha dato il rap con il quale sono cresciuto – è di non dire mai cazzate, ossia non dico mai cose che non ho vissuto o che non ho fatto… ciò annullerebbe il motivo per cui faccio musica, ovvero raccontare me stesso. Il mio principale input appunto sono le emozioni che vivo mentre scrivo”.

Che cosa rappresenta per te la musica e l’arte più in generale e quale ritieni che sia il loro principale pregio e potere? Per me, la musica è il motore del mondo ed è una delle “droghe” più potenti che esista, non ne posso fare a meno. Credo che anche la persona meno legata alla musica che si possa immaginare ne abbia bisogno, così come dell’arte in generale che è pura libertà (soprattutto se paragonata al contesto schematico e grigio di tutti i giorni)”. 

I ricordi e la costanza, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, la razionalità e l’istinto quanto e in quale maniera sono rilevanti nella tuo percorso di vita privata e musicalmente parlando? Io baso quasi tutti i miei testi sui ricordi, la costanza è una delle caratteristiche che più premia ma anche la più difficile da mettere in pratica. La pianificazione invece fa parte del mio essere e mi aiuta a vivere più “tranquillamente” le cose. Osare è necessario se si vuole crescere, non solo musicalmente bensì pure come persone più in generale. L’istinto mi permette di essere me stesso e la razionalità di controllarmi in alcune situazioni”.

In che cosa identifichi la bellezza e sei del parere che esista il bello universale? Qualora la tua risposta sia negativa, ti sei mai interrogato su com’è fattibile spiegare il fatto che alcune opere e altresì talune persone siano pressoché unanimemente – in tutti i tempi e in tutti i luoghi – considerate dei cosiddetti “capolavori”? “Ho idea che la bellezza di un’opera sia totalmente slegata dalle regole, l’arte ha il potere di emozionare e le emozioni sono infinitamente diverse da persona a persona. Se un’opera viene detta universalmente e in più tempi storici “bella” allora significa che chi l’ha fatta è riuscito a cogliere moltissime sfumature relative alle emozioni. Penso però anche che, se qualcosa viene dal principio o comunque da quando se ne fa esperienza, spinto come bello assoluto – in qualche modo – si rimane condizionati da tale spinta”.  

Quanto ti sembra che sia importante – soprattutto nella carriera di un personaggio pubblico – l’immagine? Pensi che essa, l’immagine appunto, possa e debba veicolare efficacemente significati emozionali e intellettivi, d’impegno verso un qual certo “quid”, psicologici a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia e che ne sia un indicatore di verità? Sarei ipocrita se dicessi che l’immagine non conta, soprattutto nel contesto in cui viviamo e per il modo in cui noi artisti comunichiamo. Proprio l’immagine è molto utile per attrarre l’attenzione di un potenziale pubblico e anche per dare coerenza al messaggio artistico che si vuole veicolare e condividere… Appunto l’immagine è anch’essa espressione e non sono assolutamente “contro” a chi la esaspera, certo deve avere dei punti di contatto sia con la propria personalità che con la propria musica (altrimenti per quello che mi riguarda, come dicevo prima, annullerebbe il motivo per cui faccio arte)”.       

A tuo dire in che rapporto stanno libertà, resilienza e audacia? E in tutto ciò, benché io non voglia indurti ad alcuna preconfezionata categorizzazione riduttiva e ingabbiante, dal tuo punto di vista, cos’è e come riconosci l’Amore (sia esso amor proprio, per altre persone e animali, per idee e ideali, per situazioni, luoghi, attività e molto altro ancora)? Sei inoltre mai incorso in una relazione tossica e, se sì, nella veste di manipolatore o di manipolato? “Sono dell’avviso che, per sentirsi liberi, sia inevitabilmente necessario essere audaci… la resilienza aiuta ad aumentare la propria forza e la stima di sé e, spesso, svincola da quei traumi o paranoie che non fanno sentire liberi. L’amore, come la musica, è un altro motore di questo nostro mondo e ciò nonostante venga smitizzato e sminuito molto ultimamente (io credo ancora in quello profondo e puro, che riesce a legare per tanto tempo due innamorati, due amici, due familiari). Purtroppo, come tutte le cose più belle e “piene”, tuttavia persino l’amore – se le cose vanno male – può far andare completamente in down ma è un rischio che non mi stuferó mai di correre. Nelle relazioni tossiche si mette in dubbio una parte fondamentale proprio dell’amore, ovvero la fiducia… ammetto di essere stato parecchio geloso e di aver avuto affianco a me persone altrettanto gelose, eppure sono convinto che bisogna costantemente cercare di trovare un equilibrio prima interiore e poi nelle relazioni”.    

Quale ipotizzi che sia la tua peculiarità artistica e quale supponi che siano le caratteristiche più apprezzate da coloro con i quali collabori, nonché dai tuoi ascoltatori? C’è qualche tuo/a collega che stimi particolarmente e con il/la quale, ad oggi, saresti propenso a lavorare assieme più o meno stabilmente? Penso di essere abbastanza poliedrico artisticamente, non amo soffermarmi su un solo genere per troppo tempo o parlare sempre delle stesse cose con la stessa intensità. L’esperienza mi ha insegnato che le cose che “funzionano” di più sono quelle in cui sono completamente me stesso e nelle quali tiro fuori la parte più profonda di me, sono cioè quelle canzoni che – mentre le scrivo – urlerei contro il cielo per una notte intera. Sono moltissimi gli artisti che stimo e sono molto propenso alle collaborazioni. Per quello che concerne la scelta di un produttore, non cambierei mai il ragazzo con il quale ho lavorato nell’ultimo anno ovvero @manpietro_ (alias Gianluca Milesi). Al di là dei ragazzi con i quali ho già fatto canzoni insieme, sognerei di lavorare con Tedua (ma, almeno per ora, lui è inarrivabile per me)”.   

Oggigiorno, parteciperesti volentieri a qualche talent show e/o reality? Qual è poi il tuo parere inerentemente le potenzialità dei social network e il loro utilizzo – e sui possibili motivi del fatto che, nella nostra odierna epoca, si sta assistendo sempre più a un proliferare di aspiranti “influencer”? Non amo i talent e nemmeno i reality show e anzi, sinceramente, ho il rifiuto per questo tipo di contesti. Avendo tutti noi, più o meno, gli stessi mezzi (e la possibilità di comunicare) è normale che non ci sia chi non voglia farsi conoscere… i social hanno innescato una sorta di gara alla popolarità che, molto spesso, porta a un’estrema e superficiale competitività che non fa altro che stressare. Allo stesso tempo, nondimeno, i social sono utili appunto per farsi conoscere – sono un veicolo economico e diretto di comunicazione, ma non può comunque basarsi tutto su di essi”. 

Pensi che esista il destino e, eventualmente, secondo quali termini? “Non so se esiste il destino (o qualcosa di simile) oppure no ma sicuramente molti eventi succedono per caso e, molto spesso, ci cambiano la vita… ad ogni modo, a volte, li si può controllare o veicolare”.

Infine, prima di salutarci, vuoi condividere con noi se hai delle novità in cantiere a stretto giro e alcuni progetti a più lungo termine? Ho ancora molti freestyle da pubblicare (e che pubblicherò!), mi divertono parecchio e – secondo me – sono un bel modo di comunicare con il proprio pubblico… alcune tracce ufficiali sono in via di chiusura e le farò uscire entro quest’anno, poi ne ho tante altre che ho scritto in questo mese di agosto e che non vedo l’ora di registrare. Mi piacerebbe riuscire a fare un album, molto variegato, sia per temi che per generi, ma che rispecchi esattamente come sono fatto e ogni sfumatura della mia persona”.     

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