Faccio il tecnico informatico, e collaboro con varie realtà più o meno grandi, più o meno cialtronesche, che sono diffuse sia in Italia che all’estero. Ognuno ha pregi e difetti e naturalmente ne ho anch’io: da bravo tecnico, ad esempio, sono tendenzialmente irritabile e non mi piace affatto che il mio potenziale datore di lavoro (per intenderci) spulci i miei account social per capire se sia psicologicamente adeguato a gestire il suo stress o meno. Scusate, ma io sono un operativo, e cosa c’entra il carattere che ho? Certo, l’attitudine a lavorare in team conta tanto, ma il più delle volte è solo un’americanata con la quale il datore di lavoro esige di fare qualsiasi cosa a qualsiasi costo e mantenendo lo stipendio sempre uguale, con operazioni spesso al limite del mobbing e dello stalking.
Da qualche tempo mi sono accorto, peraltro, che a troppi piace fare lavori facili, nel senso che tutti vogliono fare i marketer d’assalto, i teorici del lavoro, i pontificatori e molto pochi, quasi nessuno, è disposto a fare l’operativo (che piu è l’unico che fa la differenza, nel mestiere tecnico-intellettuale).
Mi sembra una cosa già significativa di suo, che si ricollega al discorso delle ricerche fannullonesche più frequenti nel nostro paese: a tutti piace pontificare, stare più in alto possibile, perchè poi nei progetti informatici di qualsiasi genere è sempre, regolarmente colpa dell’informatico. E dire che ogni tanto, più che altro con tenerezza, ripenso a quando all’università ci dicevano sempre che sarebbe stato facile trovare lavoro facendo l’informatico: nessuno di quei pappagalli considerava la realtà delle cose, cioè che tutti vogliono fare lavori facili.
Lo spirito del sacrificio non sempre viene apprezzato, tutti vogliono vita facile o meglio: la maggioranza vuole fare vita facile. E per chi fa il tecnico questo comporta solo una cosa: darsi da fare sempre di più, sorridere a questi cialtroni, migliorare la propria assertività e filtrare le richieste sempre di più.
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