Preventivo SEO: che cosa ti puoi aspettare (e cosa no)

La realizzazione di un preventivo SEO è una delle fasi basilari di qualsiasi consulenza: la sua visione ci offre una base di conoscenza per valutare se prendere in considerazione quel consulente o quella agency. Se si accetta un preventivo si da’ per buono, almeno in quel momento, che faccia al caso nostro e possa essere utile per i nostri obiettivi.

Obiettivi che, a loro volta, spesso possono essere confusi o irrealizzabili, rendendo comunque “caro” il costo dal nostro punto di vista (soprattutto per certa malsana cultura nostrana, che si focalizza fin troppo sui prezzi e quasi per nulla sui vantaggi).

Come è fatto un preventivo SEO

In teoria la stesura di un preventivo è vincolante la specifica dei dettagli e dei costi del lavoro che dovrà essere svolto, unito ad aspetti formali (ma non per questo poco importanti) come la data, le tempistiche di svolgimento, l’anagrafica di chi lo realizza ed eventuali condizioni contrattuali al contorno.

Periodo di validità

Un preventivo viene realizzato per uno specifico cliente e, il più delle volte, ha un periodo di validità, che è tipicamente di 30 o 60 giorni che sono il termine massimo entro cui accettare la proposta. Troppi formalismi, comunque, in genere rendono il preventivo inaccettabile per i più, per cui si preferisce una forma snella, essenziale, sintetica e possibilmente paritaria in termini di condizioni per entrambe le parti (cliente vs consulente).

Applicazione di IVA e/o contributi previdenziali

C’è una differenza fondamentale tra i preventivi formulati dalle agency e quelli dei singoli professionisti della SEO (ci torneremo a breve, perchè cambia moltissimo anche in termini di modalità lavorative).

I preventivi SEO delle agency, infatti, sono generalmente soggette a ritenute d’acconto e applicazione dell’IVA al 22%, per cui “costano di più” al cliente finale, almeno come tendenza generale (e con qualche eccezione). Quelli formulati da un professionista, al contrario, possono contenere sia l’IVA al 22% che con la sola applicazione del 4% di contributi (se il professionista lavora nel regime dei minimi o forfettario che sia).

Anche solo da un punto di vista fiscale, pertanto, i preventivi delle agenzie che si occupano di SEO tendono ad essere più “costosi” di quelli dei singoli, anche se poi bisogna smentire il luogo comune secondo cui conviene sempre affidarsi alle agency o, al contrario, ai singoli professionisti o freelance. In realtà non esiste una regola generale, perchè per ogni consulenza finisce per fare “storia a sè”, e non esistono ricette valide in ogni caso.

Impostazioni tipiche di un preventivo SEO

Fermo restando che ogni professionista, praticamente per definizione, possiede la libertà di presentare un preventivo come meglio crede, alcuni indizi che possono aiutare a rendere una proposta “migliore” di un’altra è legato essenzialmente:

  • alla forma priva di eccessivi tecnicismi o dettagli interni: se il preventivo non è molto comprensibile è implausibile che vi troviate bene a far lavorare per voi il professionista in questione;
  • al formato scalabile (tipico esempio, non unico, mediante consulenza ad ore – un punto cruciale sul quale in effetti non tutti sono d’accordo, ma che personalmente trovo utile come terreno di comunicazione comprensibile per cliente e consulente, al posto di chiedere magari 30.000€ per un lavoro ad alto livello che il cliente non capirà neanche lontanamente)
  • a “come” vengono formulati gli obiettivi, ovvero diffidando da chi metta in preventivo costi per il mantenimento delle prime posizioni (stanno probabilmente equivocando con Google Ads) o da chi quelle prime posizioni le prometta o garantisca (una garanzia del genere è fuori dall’ambito della SEO, ed è quasi sempre una trovata commerciale ad effetto che, per fortuna, è sempre meno frequente).

Discutere il preventivo

La fase di discussione dei dettagli dell’offerta è poco considerata ma dovrebbe, di fatto, essere messa in primo piano. Il più delle volte il tutto si riduce alla dinamica richiesta, proposta, lamentela generica perchè costa troppo, ma qui ci sono da fare almeno un paio di specifiche:

  1. è sbagliato mettere tutto sul piano dei costi,
  2. d’altro canto molti consulenti dovrebbero forse, me incluso, abituarsi ad usare un linguaggio comprensibile senza svilire ciò che facciamo (ed è difficile, intendiamoci)

Tipi di cliente e tipi di preventivo

Bisognerebbe infine citare la tipologia di cliente, le dimensioni del suo budget ed il fatto che, in molti casi, a rivolgersi alla SEO siano soggetti tra loro diversissimi:

  1. ci sono le classiche attività local che operano nel territorio, per cui in genere, e lo conferma anche Google stessa (ed io sono abbastanza d’accordo), “se gestisci una piccola attività locale, probabilmente puoi fare tu stesso gran parte del lavoro
  2. ci sono poi le PMI con cui è possibile interfacciare positivamente una consulenza, anche se in questi casi si pone spesso il problema della definizione degli obiettivi;
  3. esistono le realtà medio-grandi che vendono prodotti o servizi sul web, e che possono godere appieno dei frutti del lavoro SEO (che vanno tipicamente da un minimo di 4 mesi a salire, come tempistiche medie)
  4. esistono le realtà editoriali che monetizzano via sponsorizzazioni o affiliazioni, che possono godere ampiamente delle attività SEO, a mio avviso;
  5. esistono le multinazionali per cui, secondo me, la SEO non viene ancora neanche presa in considerazione e quando viene fatta viene poco seguita o capita, o peggio ancora realizzata perchè “si deve” farla e senza capirla neanche al 100%;
  6. ci sono infine i classici “imprenditori del web”, neologismo supercazzola che spesso non vuol dire nulla, che investono sulla SEO con avvedutezza in alcuni casi, e con modalità simili a chi fa trading di criptovalute (cioè pensando di capire tutto di tutti).

Avere la forza di cambiare è un passo basilare per il successo, anche solo per dare un’immagine fresca ed aggiornata del proprio sito.

La SEO non è un “problema da risolvere”

Per me è un punto fondamentale: la SEO non deve essere vista come un problema, in genere, ma come un approccio al proprio sito web da affrontare nel medio-lungo periodo. Mi fa sorridere chi si fa due conti e dice che “costa troppo”, soprattutto qualora si aspetti che le problematiche SEO vengano risolte in poche ore, senza considerare che Google è una macchina complessa che possiamo controllare soltanto in parte.

Se è vero che molti siti sono affetti da problemi tecnici che vanno subito risolti, infatti, è anche vero che molti pensano che una volta risolti gli errori 404, ad esempio, il sito decolli su Google in automatico.

Tutto questo rientra in un aspetto fondamentale che vede la SEO non come un “impiccio“, un “dare soldi al signor Tal del tali, bravino per carità, ma che è caro, signora mia“, quanto come uno strumento per scovare nuove opportunità per il nostro sito.

Le convinzioni personali non contano

Il consulente cerca di guadagnare il massimo col proprio lavoro (e a volte sbaglia a pensare alla SEO come una “macchina per soldi facili), il cliente pensa genericamente a risparmiare (un mantra accettato passivamente che forse andrebbe anch’esso rivisto, in effetti). Comunque la si pensi, le convizioni personali c’entrano fino alla curva: la SEO di oggi, nel 2021 inoltrato, naviga sempre più a vista, e certi “Trucchetti” o pseudo-automatismi sono ormai obsoleti e non utilzizabili.

Del resto il consulente fa il consulente, il cliente deve fare il cliente (pericolosissimo confondere i ruoli in entrambi i casi). Invertire i due ruoli è dannoso (cliente che crede di saperne di più del consulente, consulente che si immedesima o familiarizza troppo col cliente) ed è molto comune, purtroppo, che il cliente tenda ad assorbire quello che sente dire dal SEO fino a convincersi di saperne più di lui (Dunning-Krueger docet).

Ad oggi ho perso il conto delle discussioni (per fortuna solo verbali) con clienti che, nel vedere risultati al di sotto delle aspettative, finivano per prendersela con me a prescindere dalla realtà (se nella SEO le cose vanno male, in molti casi, il danno è ereditato da una gestione superficiale e dal fatto che magari, durante il lavoro, non hai saputo vincere le resistenze al cambiamento che caratterizzano molti soggetti).

Chi ha davvero ragione? Nessuno può dirlo con certezza assoluta, ma resta il fatto il consulente è documentato e ha esperienza sulle cose e i clienti no, in genere. Entrambi possono sbagliarsi, legarsi al dito le cose, impuntarsi e via dicendo, ma dal punto di vista probabilistico credo comunque che la buonafede di una delle due parti indichi sempre chi “ha ragione” (per quello che vale per la risoluzione amichevole di eventuali controversie, s’intende).

Semplicemente, bisogna essere sempre più elastici, collaborativi, e capire soprattutto che è Google che fa le regole, non noi. Se non vi piace questa cosa, semplicemente, trovate un altro modo per promuovere il sito: e non ne mancano, dal social media marketing alla pubblicità sui giornali cartacei e via dicendo.

Foto di Photo Mix da Pixabay

Di leultime.info

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