Intervista a Simone D’Angelo dopo la sua partecipazione al Festival di Venezia 2023 

Oggi la blogger e critica d’arte Giulia Quaranta Provenzano – anche pluripremiata poetessa e fotografa partecipante a mostre Personali e Collettive con Spoleto Arte e con Vittorio Sgarbi, nonché attrice caratterista – ci propone l’intervista al modello professionista Simone D’Angelo. È possibile visionare il profilo IG del giovane cliccando su https://instagram.com/simondangel?igshid=MzRlODBiNWFlZA==          

Ciao Simone! Tu sei un affermato modello professionista, tant’è che sei stato ospite di Moët Chandon al Festival di Venezia 2023. Ebbene, ti domando subito quali tue caratteristiche pensi che ti abbiano messo in luce agli occhi della suddetta Maison che ha introdotto nel mondo lo Champagne, creando vini unici per ogni occasione. “Ciao Giulia e ciao a tutti i lettori, è sempre un piacere ritrovarci! È da tredici anni che sono nel settore della moda, ma è negli ultimi anni che è aumentata la mole di lavoro. Senza troppi giri di parole, credo che il mio look classico in stile un po’ british si presti molto ad eventi e a situazioni come il Festival di Venezia… i numeri del mio profilo di Tiktok (@imsimondangel) hanno fatto sì che potessi essere più facilmente “arruolabile” per la suddetta Mostra del Cinema”. 

Dato che sei stato appunto ospite proprio di Moët Chandon, ho una curiosità e cioè qual è il tuo rapporto con alcolici e superalcolici. Qualora tu abbia mai preso una sbornia, ci racconti come mai e quale “verità” volevi forse riuscire a tirare fuori o dimenticare momentaneamente? “Io bevo poco, molto poco e più che altro lo faccio per stare in compagnia. Faccio veramente fatica a ricordare l’ultima volta che ho alzato il gomito, mi è capitato pochissime volte di esagerare (e ciò, persino forse più, quando ero un ragazzino). Ad un brindisi, comunque, non dico mai di no… prendo qualche drink con gli amici o con la fidanzata, gli amari mi piacciono”. 

 

 

Alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, hai indossato un abito di Alessandro Gilles e scarpe Clarks – e il fashion stylist che ti ha seguito è stato Michele Potenza. Ti chiedo dunque com’è nata la vostra collaborazione, nonché in virtù di quali punti in comune e visione affine essa ha avuto origine. Inoltre, che cosa più apprezzi proprio di Michele? “Io e Michele ci conosciamo da anni, fin dai tempi della scuola superiore… siamo della stessa città, Teramo. In passato si presentò qualche occasione per lavorare insieme ma, alla fine, non se ne concretizzò alcuna – questa volta, invece, ce l’abbiamo fatta. Michele ha gusto, è raffinato nelle scelte e soprattutto ha fatto la gavetta… gavetta che l’ha portato a seguire non pochi artisti di fama mondiale”. 

Ci sono delle particolari porte che speri ti si aprano a seguito della Biennale di Venezia, a cui hai preso parte quest’anno? Ci sono ossia degli stilisti e dei brand, piuttosto che dei registi, dai quali vorresti essere stato notato (così da poterci lavorare insieme)? “Non ho la più pallida idea di cosa mi porterà quella che è stata la mia partecipazione al Festival di Venezia di quest’anno, potrebbe  succedere di tutto… ché, d’altronde, la Biennale dà una visibilità enorme e per me è stata la prima volta sul red carpet. Per ora, sono tornato a fare la vita di tutti i giorni e a lavorare ai miei progetti personali. Lavorare per Giorgio Armani o avere una piccola parte in qualche film diretto da un grande regista non sarebbe male [N.d.R. fa l’occhiolino]”. 

 

Ci sono alcuni tratti esteriori e interiori che, di solito, ti affascinano e che calamitano il tuo interesse? E hai mai riflettuto sul motivo per cui ciascuno di noi viene più spesso attratto da un certo tipo di persona e non da altri, ossia concordi o no con chi sostiene che l’amore sia (soprattutto) una scienza e che dipenda dall’emulazione dei nostri modelli di esperienze di vita che risalgono alla prima infanzia [clicca qui https://www.elle.com/it/emozioni/amore/a28252106/perche-siamo-attratti-da-un-tipo-di-persona/]? “Dolcezza, cura dei dettagli, eleganza e un carattere deciso sono ciò che più mi attrae e che maggiormente apprezzo in una potenziale partner, questo è quello a cui di solito faccio caso. In famiglia non sono mai incorso in alcuna mancanza d’amore e forse proprio per tale motivo non sono mai stato alla ricerca d’amore, appunto. Inoltre, fino a qualche tempo fa, ho sempre creduto che innamorarsi potesse essere un ostacolo per la carriera. Alcune mie esperienze, per un certo periodo, mi hanno fatto dubitare dell’esistenza di codesto sentimento… per fortuna però è sempre tutto in movimento e dunque ci sono stati momenti, persone e anche libri che mi hanno fatto tornare a credervi (o, meglio, che mi hanno aiutato a capire che senza amore non si può vivere). L’unica cosa per me certa è che bisogna essere felici e stare bene con se stessi, è necessario prima saper stare da soli e solo dopo di ciò si potrà dedicare una parte del proprio tempo alla conoscenza di un’altra persona. Non è facile trovare qualcuno che capisca quanto siano importanti i sogni che ognuno di noi desidera realizzare pur essendo, ad esempio i miei, enormi e a volte quasi assurdi… ma io sono dell’idea che, se non si sogna in grande, è inutile sognare”.

Infine, poiché mi hai detto che di recente sei molto “fissato” con i libri che trattano di crescita personale, hai voglia di mettere a fattor comune alcuni titoli che ti hanno toccato profondamente e altresì che cosa ne è derivato dalla loro lettura? “Il libro che ho amato di più di tutti quelli da me letti fino ad oggi si intitola “Succede sempre qualcosa di meraviglioso”. Il sapersi fermare per respirare e per vivere il momento, l’essere sempre positivi (o, almeno, provarci), guardare le situazioni da diversi punti di vista, il viaggio dentro di sé sono soltanto alcuni dei temi toccati da Gianluca Gotto… ho davvero amato ogni pagina del racconto che ha scritto. La determinazione di Phil Hampson Knight e le lezioni di Anthony “Tony” Robbins sono poi state come buttare benzina sul fuoco. Ora quando non ho tempo di leggere sto male, il tipo di lettura di cui detto è diventata una droga per me”.   

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