Con l’introduzione delle “zone bianche” nell’ultimo decreto arrivano maggiori speranze sul futuro
C’è anche il gambling tra i tanti settori italiani che sono rimasti colpiti dalla crisi economica dovuta al Covid 19. Come per la ristorazione, il turismo, i trasporti, anche per il gioco il 2020 è stato un anno orribile, fatto di perdite e segni meno nelle tabelle. A salvare un’industria florida, che da lavoro a migliaia di professionisti, sono arrivate però poche risposte. A rischiare è soprattutto la parte fisica, le sale e i centri sparsi nel territorio, destinati ad assottigliarsi se non a sparire del tutto.
Lo dicono i numeri: se la chiusura si dovesse protrarre veramente fino a marzo, la perdita dei ricavi netti sarebbe del 2% a settimana. E in ballo ci sono 10 mila posti di lavoro. A salvare parzialmente la situazione c’è il comparto online, che ha fatto registrare invece numeri altissimi. Ma è solo un paracadute parziale: servono invece riaperture pensate e ragionate, piani per ammortizzare le perdite, sgravi fiscali e ristori per chi è rimasto fuori dal decreto, come ad esempio i produttori di macchine.
La richiesta di riaprire sembra essere stata accolta dal Governo, che ha recentemente introdotto la novità delle zone bianche, nello scacchiere giallo-arancione-rosso italiano. Qui sarà possibile circolare liberamente senza coprifuoco, potranno riaprire palestre e piscine ma anche teatri, cinema, sale da concerto, mentre bar e ristoranti potranno finalmente accogliere i clienti anche alla sera. In queste zone poi potrebbero, il condizionale è d’obbligo, riaprire centri scommesse e sale slot.
Nel DPCM varato il 14 gennaio si spiega che le zone bianche sono destinate alle regioni “con uno scenario di tipo 1, un livello di rischio basso e una incidenza dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti”. Nelle zone bianche non ci saranno restrizioni come nelle aree gialle, arancioni e rosse, ma ci sarà “soltanto” il rispetto di alcuni protocolli e “specifiche misure restrittive in relazione a determinate attività particolarmente rilevanti dal punto di vista epidemiologico“.
Sembra insomma che la luce in fondo al tunnel sia sempre più vicina. Perché il Covid 19 c’è, non è stato ancora sconfitto e dobbiamo farlo insieme. Senza dimenticare però i lavoratori di tanti settori, che con restrizioni discriminate e non pensate rischiano il posto.
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