Il calendario calcistico europeo dalla stagione 2021-22 si arricchirà di una nuova competizione per club, denominata UEFA Conference League, ai nastri di partenza con i turni preliminari già dal prossimo mese di luglio.
In linea con i recenti programmi della UEFA di cercare di dare uno spazio sempre maggiore ai campionati “minori” per poter loro permettere di crescere anche in contesti internazionali, la nuova competizione per club avrà una struttura “gerarchica” completamente differente rispetto a quella delle sorelle maggiori UEFA Champions League ed UEFA Europa League.
Criteri per l’accesso alla competizione
Infatti, mentre l’accesso alle due storiche leghe è meritocraticamente subordinato al ranking UEFA per cui, più è alto il punteggio di una nazione più saranno le squadre che parteciperanno alla competizione (ad esempio: Spagna, Inghilterra, Germania e Italia, le prime 4 del ranking, hanno di diritto 4 squadre già ai gironi di Champions mentre, San Marino, ultima, ha garantito un solo posto nei preliminari), per la Conference League il discorso sarà diverso, il ranking influirà ma avrà un maggiore peso nella parte mediana della classifica e ne avrà di meno agli estremi, come nello schema di seguito:
- alle nazioni dal 1º al 5º posto (Spagna, Inghilterra, Italia, Germania, Francia), spetterà una sola rappresentante;
- alle nazioni dal 6º al 15º posto (tra cui Portogallo, Olanda e Russia), spetteranno due rappresentanti;
- alle nazioni dal 16º al 50º posto (tra cui Svizzera, Repubblica Ceca, Polonia, Svezia), spetteranno tre rappresentanti;
- alle nazioni dal 51º al 55º posto (Galles, Islanda, Estonia, Andorra e San Marino), spetteranno due rappresentanti;
- Per il Liechtenstein che non organizza un campionato ma solo la coppa nazionale, parteciperà la vincitrice della stessa.
Salta subito all’occhio come mentre all’Italia spetterà un solo posto in griglia, a San Marino ne spetteranno due e a Gibilterra, 49° nel ranking, ben tre. Ma, come detto in apertura, lo spirito della competizione è proprio quello di dare più spazio e visibilità ai campionati minori o, nelle parole del presidente UEFA Ceferin, promotore della manifestazione: “Competizioni inclusive significano più partite per più club e più federazioni“.
Il nuovo format
In base al campionato di appartenenza, un posto in tabellone può essere conquistato o tramite piazzamento in campionato o tramite la vittoria della coppa nazionale.
Per le squadre di prima fascia, tra cui l’Italia, si qualificherà la meglio piazzata in campionato che non abbia conquistato l’accesso a Champions League o Europa League, quindi sarà o la sesta – se la vincitrice della coppa o la finalista perdente non siano arrivate tra le prime cinque – o la settima classificata (quest’anno, ad esempio, per l’Italia, a meno di incredibili scossoni in classifica, si qualificherà in Conference League la settima in campionato poichè le finaliste di Coppa Italia, Juventus e Atalanta, hanno ormai un piede e mezzo almeno in Europa League).
Come funzionano i preliminari
L’estate sarà particolarmente attiva per le squadre qualificate e, già da luglio, inizieranno i turni preliminari che scremeranno le fila delle contendenti fino ad arrivare alle 32 che daranno vita agli otto gironi.
Il meccanismo dei preliminari per partecipare alla competizione è particolarmente cervellotico e si incastrerà con i turni preliminari di Champions ed Europa League da cui verranno “ripescate” alcune squadre ivi eliminate e inserite in tabellone (qui potete trovare lo schema pubblicato sul sito dell’UEFA, per la verità particolarmente astruso da decifrare), ma cerchiamo di riassumervelo: innanzitutto 10 posti verranno assegnati alle perdenti dell’ultimo turno di playoff di Europa League (playoff ai quali, a sua volta, parteciperanno anche squadre eliminate dai preliminari di Champions), 5 posti saranno garantiti da un percorso di turni preliminari dedicato alle squadre vincitrici di campionato nazionale ma fatte fuori nei primi turni eliminatori di Champions League (questo strano meccanismo garantisce la rappresentanza nei gironi di Conference di 5 squadre appartenenti a campionati che probabilmente non saranno rappresentati nelle fasi finali delle altre due competizioni UEFA, tutto ciò a favore, come da intenzione, delle piccole realtà calcistiche) e i 17 posti rimanenti verranno giocati dalle restanti squadre in 4 turni ad eliminazione, nell’ultimo dei quali faranno il loro ingresso in campo le aventi diritto dei 5 campionati con il coefficiente più alto (Spagna, Inghilterra, Italia, Germania e Francia).
Il calendario della manifestazione e il suo impatto nel “mondo” UEFA.
I preliminari inizieranno l’8 luglio per finire il 26 di agosto. Dal 6 settembre al 9 dicembre si giocheranno i gironi eliminatori dai quali usciranno i nomi delle prime classificate che andranno direttamente agli ottavi di finale e delle seconde che si giocheranno l’accesso agli ottavi con uno spareggio contro le terze classificate dei gironi di Europa League. La prima finale della nuova competizione si disputerà il 25 maggio 2022 nella bellissima National Arena di Tirana (ennesimo tributo alle realtà calcistiche “minori”).
La vincitrice della manifestazione avrà diritto a partecipare alla prossima edizione dell’Europa League.
In virtù dell’introduzione della Conference League, oltre alla rivoluzione dei turni preliminari di tutte le competizioni UEFA, cambierà anche il format dell’Europa League che vedrà diminuire il numero di gironi dagli odierni 12 a 8, passando da 48 a 32 squadre. I match di Conference si giocheranno il giovedì, in concomitanza con le partite di Europa League.
Grazie alla nuova competizione, la UEFA ha calcolato che dalla stagione 2021-22 ben 34 federazioni su 55 potrebbero essere coinvolte con una loro rappresentante nella fase a gironi dei tornei europei e si sta già pensando, entro pochi anni, di raddoppiare il numero di gironi in maniera tale da avere almeno una rappresentante per federazione.
Com’è vista la Conference League dagli addetti ai lavori?
Di certo le federazioni meno prestigiose aspettavano con ansia una competizione a portata delle “piccole tasche” che potesse dare lustro anche ai campionati meno conosciuti e permettere ad una maggiore pletora di giocatori, allenatori, dirigenti e tifosi di confrontarsi con il “calcio che conta”.
L’UEFA, dal canto suo, potrà vendere meglio il suo marchio avendo più visibilità e, in fondo, questo tentativo di “democratizzare” il calcio, crediamo sia un ottimo veicolo di marketing nonchè un ottimo messaggio di inclusività. Forse le uniche a storcere il naso saranno le squadre rappresentanti dei 5 campionati maggiori che dovranno affrontare il doppio turno di impegni settimanali, con annessi e connessi, in una competizione dallo scarso appeal.
Ma c’è il rovescio della medaglia anche per loro: è probabile che una squadra italiana, spagnola, francese, tedesca o francese nei gironi vada a trovare squadre di valore ancora più modesto rispetto a quelle che troverebbe in Europa League (e ne abbiamo viste di molto modeste). Ciò implica che su 6 partite dei gironi, magari in 3 o 4 di queste (se non in tutte e 6) potranno permettersi il lusso di far ampio turn over, dando spazio a tanti ragazzi della primavera cui far fare esperienza sanza troppe paure per giocare quasi riposate le partite di campionato, cosa che non potranno fare le squadre impegnate in Champions ed in Europa League. Quindi, da febbraio in poi, i giochi si faranno duri anche per le squadre superstiti di Conference League cui spetteranno match più equilibrati ma, a quel punto, l’orizzonte di un trofeo da mettere in bacheca sarebbe vicino e, come sempre, allettante. Crediamo quindi che, alla fine, se ne faranno una ragione anche loro.
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