L’anarchismo politico, come sappiamo, è una filosofia e un movimento scettico nei confronti dell’autorità, come sappiamo in grado di rifiuta ogni forma di gerarchia involontaria e coercitiva. L’anarchismo chiede l’abolizione dello stato, che ritiene non necessario, indesiderabile o addirittura dannoso. Associato generalmente ad un pensiero di sinistra, può essere associato anche ad un pensiero di destra, accomunato dall’idea di anti-capitalismo e libertarianismo estremizzati.
Limiti e applicazioni
I movimenti anarchici sono tornati molto in voga a livello mondiale per via della pandemia: in molti casi hanno cavalcato il malcontento popolare, rilevando istanze sostanzialmente giuste quanto, alla lunga, guidate da una sorta di malcelato populismo. Cosa da cui certi movimenti non sono stati mai davvero immuni, in effetti, e su cui varrebbe la pena discutere seriamente, ogni tanto.
Questo ha portato i vari sostenitori novax, no mask, no green pass ad esempio a istituzionalizzarsi come soggetti politici veri e propri, screditando almeno in parte il movimento, a nostro avviso, per un motivo preciso: aver politicizzato la pandemia, rendendola un problema di stato (quando non lo era) e additando lo “stato malvagio” per le limitazioni, il lockdown e via dicendo, dovute in realtà ad un virus mutato e per cui, più coerentemente, uno avrebbe dovuto invocare la rivolta contro la natura, non contro lo stato.
Se c’è un virus potenzialmente mortale in giro non potevamo, forse, prendercela con lo stato, per lo stesso motivo per cui non è affatto funzionale lamentarsi dell’aumento delle tasse con il proprio farmacista. Solo per quella maledetta volta, intendiamoci, lo stato aveva delle attenuanti, dato che i problemi sono usciti fuori lo stesso e ancora sono lontani dal poter essere risolti. Quella protesta è stata condotta male e ha evidenziato fanatismo, egoismo, fideismo (fede politica come religione) e varie forme di narcisismo da parte di soggetti che si mettevano in mostra durante i momenti più difficili. In alcuni casi, quello che chiamavano anarchismo era “solo” darwinismo sociale malcelato.
Neo-anarchismo: possibile?
E allora che si fa? Amiamo lo stato, in modo orwelliano, e chi s’è visto? Certo che no, ma possiamo provare a ideare, pian piano, qualcosa di diverso. Una nuova idea di anarchia, a questo punto.
Rivedere l’anarchia è un possibile, ambizioso progetto in cui essere anarchici finisce per de-banalizzarsi, per legittimarsi in una direzione nuova. Si potrebbe intendere come la fine dell’egemonia dell’Uno come principio (archè, in greco ἀρχή), liberandoci in altri termini dalla formula dell’identico. Ne ha parlato ad esempio Simona Forti al Festival Della Filosofia 2021, argomentando a partire da Focault e Deleuze. L’unico modo per arrivare alla libertà, in altri termini, può diventare una progressia de-soggettivizzazione del soggetto, una continua sfogliazione di attributi fino a raggiungere il respiro della vita (come detto da Agamben, la “nuda vita”).
Conclusioni
Lasciar essere la nuda vita come dimensione neo-anarchica potrebbe fermare l’oppressione del potere, troppo spesso attribuito a potere fascista, sempre un fascista terzo perchè non siamo mai noi fascisti ma lo sono sempre, non sia mai il contrario, gli altri. Siamo uomini e donne non monolitici, e dobbiamo rinascere per forza fin quando ci sarà consentito stare su questa terra. Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay
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