Intervista allo scrittore e video content creator Sebastiano Marraro

Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista a Sebastiano Marraro (classe 1996), del quale è possibile visionare il profilo Instagram cliccando su https://instagram.com/vatuttobeneof?igshid=MzRlODBiNWFlZA== – ed è proprio su IG che lo scrittore e aforista iniziò a scrivere, fino ad ottenere l’ormai consolidato grande successo di pubblico attuale…

Buongiorno! Vorrei iniziare questa nostra chiacchierata domandandoti subito qual è il cosiddetto motore interiore, quel qualcosa e chissà se altresì quel qualcuno, che ti ha portato a intraprendere il tuo viaggio nella scrittura. “Buongiorno Giulia… sicuramente l’amore per l’arte in generale, la passione amorosa che vive chi viene costantemente deluso e punito dalla vita e la rottura di un amore che credevo eterno mi hanno portato a scrivere più intensamente rispetto a quanto sennò non avrei ugualmente fatto e a parlare del dolore. Credo poi, comunque, che la capacità di esprimersi con la scrittura si debba averla dentro sé”.

 

Da piccolo a cosa, forse, immaginavi di dedicarti una volta divenuto adulto e che bambino sei stato? Attualmente, invece, come e con quale colore descriveresti metaforicamente la tua personalità? “Da piccolo volevo fare il veterinario, ma solo perché ho sempre amato gli animali e non perché mi piacesse tale mestiere in sé. Ero un bambino timido ma socievole, capace di cambiare a seconda della circostanza e del fatto che essa mi facesse sentire libero o no. Se dovessi dare un colore alla mia personalità sceglierei il nero, credo”.

L’ambiente geografico e sociale (compreso quello familiare) e l’epoca in cui vivi, ma altresì i primi input ricevuti durante l’infanzia, quanto e in che modo sono stati e sono determinanti per la tua penna? “Mah, credo che essere cresciuto negli Anni ‘90 e nel 2000 mi abbia sicuramente dato la possibilità di vivere cose che adesso non esistono più e di ricevere insegnamenti dalle persone attorno a me e dalla vita che adesso non si ricevono appunto più… prima si viveva la vita, ora la si racconta”.

Che cosa rappresenta per te lo scrivere e l’arte più in generale e quale ritieni che sia il loro principale pregio e potere? “Io penso che lo scrivere nasca sempre come uno sfogo e come voglia di ribellarsi a qualcosa che non si può combattere, l’arte è sempre necessità e poi si trasforma in capacità quando, con il tempo, si riescono a domare i propri sentimenti. Il pregio di chi sa fare arte è saper emozionare e trasmettere molto, allo stesso tempo però il difetto è percepire altrettanto molto intensamente tutto ciò che si ha attorno a sé”.

 

I ricordi e l’empatia, la nostalgia e la malinconia, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, la razionalità e l’istinto quanto e in quale maniera sono rilevanti nel tuo percorso di vita e ciò sia nel privato che professionalmente parlando? “Credo che ciò che hai sopracitato sia tutto importante allo stesso modo, è importante vivere emozioni forti sia negative che positive”.

 

In che cosa identifichi la bellezza e sei del parere che esista o no il bello universale? E, qualora la tua risposta sia negativa, ti sei mai interrogato su com’è fattibile spiegare il fatto che alcuni elaborati siano pressoché unanimemente – in tutti i tempi e in tutti i luoghi – considerati dei capolavori? “Sì, io credo nella bellezza oggettiva ma solo per un discorso puramente estetico – la bellezza può obiettivamente esserlo oggettiva, il gusto invece resta soggettivo. Per quanto riguarda l’arte però no, sono cioè dell’avviso che non esista qualcosa di oggettivamente bello artisticamente parlando e infatti ci sono opere che spesso diventano “meravigliose” solo perché la maggior parte della gente ha scelto così”. 

        

Sei o non sei dell’avviso che, attraverso l’analisi del significato del linguaggio, sia possibile dare ragione proprio del significato profondo e di superficie, conscio ed inconscio, dell’arte letteraria e figurativa ma anche della musica? Detto altrimenti, al di là del fatto che la soggettività sia il filtro usuale con cui le persone comunemente si approcciano e cercano di decodificare la realtà circostante, la mia domanda è se hai idea che possa esistere un valido ed efficace metodo interpretativo in grado di evitare critiche strumentali e distorsioni rispetto all’impianto strutturale di una determinata opera e di dare ragione e mettere in luce il significato autentico di ciascuna creazione artistica (significato talvolta rimasto inconscio persino per l’artista medesimo). “Penso che quando una persona si dedica all’arte, lo faccia in maniera egoistica e personale e che non abbia interesse nei confronti del pensiero altrui – o per lo meno che non lo abbia, tale interesse, nel momento in cui sta dando sfogo ai propri sentimenti utilizzando una penna o uno strumento musicale o qualsiasi altro sia il mezzo per arrivare all’arte. Successivamente forse sì, il pensiero delle altre persone a riguardo di quello che si è creato può essere rilevante, ma tuttavia non lo è per me. A me non interessa cosa pensa la gente o come viene interpretato ciò che faccio, io devo spiegazioni solo a me stesso”.

 

Quanto ti sembra che sia importante – soprattutto nella carriera di un personaggio pubblico – l’immagine? Pensi che essa, l’immagine appunto, possa e debba veicolare efficacemente significati emozionali e intellettivi, d’impegno verso un qual certo qualcosa, psicologici a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia e che ne sia un indicatore di verità interiore? “Al giorno d’oggi l’immagine conferisce molto potere a quello che una persona fa, in un certo senso credo che un artista abbia già di suo un proprio aspetto “particolare” che può donargli maggior fascino – anche il lato estetico e ciò che rappresenta la vita di una persona possono far parte della propria arte”.

    

A tuo dire in che rapporto stanno libertà, resilienza e audacia? E in tutto ciò, benché io non voglia indurti ad alcuna preconfezionata categorizzazione riduttiva e ingabbiante, dal tuo punto di vista, cos’è e come riconosci l’Amore (sia esso amor proprio, per altre persone e animali, per idee e ideali, per situazioni, luoghi, attività e molto altro ancora)? Tu sei inoltre mai incorso in una relazione tossica e, in caso affermativo, nella veste di manipolatore o di manipolato? “Libertà, resilienza e audacia possono andare a braccetto, ma è difficile riuscire a viverle pienamente ed eternamente insieme se si è una persona con sentimenti sempre contrastanti tra loro. Non so descrivere l’amore e nemmeno so dire cosa esso sia, ho sempre cambiato pensiero a tale riguardo e a volte mi chiedo se davvero esista… per me l’amore è un sentimento troppo grande e misterioso per poterlo definire e non voglio ridurmi a banalizzarlo a degli esseri umani. Sì, ho vissuto relazioni tossiche e spesso sono stato io ad alimentare il veleno d’esse – fa parte di me amare il dolore, talvolta molto più del piacere”.

 

Quali sono i tratti esteriori e interiori che, di solito, ti fanno innamorare? Hai mai riflettuto sul motivo per cui ciascuno di noi viene più spesso attratto da un certo tipo di persona e non da altri, ossia concordi o no con chi sostiene che l’amore sia (soprattutto) una scienza e che dipenda dall’emulazione dei nostri modelli di esperienze di vita che risalgono alla prima infanzia [clicca qui https://www.elle.com/it/emozioni/amore/a28252106/perche-siamo-attratti-da-un-tipo-di-persona]? “Ricollegandomi alla risposta di prima, in tutta sincerità, non saprei rispondere… con il passare del tempo ho sempre cambiato gusti, perversioni e modi di trovare piacere nella mia vita. A me piace la bellezza, non ho un prototipo di donna, amo tutto ciò che mi fa sentire qualcosa dentro e sulla pelle”.

 

…E proprio l’amore, dal mio punto di vista, rimane un mistero. Se difatti letteralmente esso è un <<sentimento di viva affezione verso una persona, che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia>>, ho comunque idea che il suddetto sentimento che attrae e unisce due persone sia tuttavia una sorta di “alchimia” difficilmente spiegabile. Usando la razionalità mi verrebbe da ridurre tutto all’egoismo o alla co-dipendenza secondo cui l’amore appunto allora, in entrambi i casi, muoverebbe da un bisogno ma ciò mi rattrista e pertanto lo voglio momentaneamente negare – ché se così stessero le cose, pur quando tale bisogno è inconscio e non intenzionalmente ricercato con proposito utilitaristico, l’amore non sarebbe altro che volto a una qualche soddisfazione e corrispondenza a una più o meno sana o distorta che sia relazionalità e questo sulla base della nostra auto-centrica o fragile personalità. Ordunque ti chiedo se tu credi che esista la cosiddetta anima gemella. “Esattamente, penso anch’io che il sentimento chiamato amore sia egoismo perché – almeno per quello che mi riguarda – tutto nasce dal piacere nel vedere che qualcuno prova piacere a causa mia quindi ogni cosa si riduce al farla solo per sentirmi appagato… ma forse l’amore quello vero, di cui tutti parlano, non è così. Se dovessi rispondere alla presente domanda da romantico, direi che sì in qualche parte del mondo esiste un’anima gemella per ognuno di noi e le anime gemelle sono e saranno sempre pronte a incontrarsi in ogni vita”.

 

Sei del parere che esista il destino e, se sì, secondo quali termini? Ti sei poi mai interrogato a proposito della sussistenza del male nel mondo in rapporto alla presunta bontà, onnipresenza, onniscienza e onnipotenza attribuita dagli uomini alla divinità e al suo operato (cioè sulla questione della Teodicea)? “Sì, credo nel destino e ciò soprattutto perché molte volte succede un certo qualcosa che non vi è alcuno che possa scegliere, ma credo anche nella volontà e nelle scelte di ciascuno di noi. Il male per me è dentro ogni persona, proprio come il bene – è poi ciascuno di noi a decidere da quale parte stare e per chi operare. È senz’altro bello credere negli dei, nel paradiso e nell’inferno, ma il vero inferno è quello che viviamo su questa terra”.  

 

Scritti da te sono i libri “Senza maschera”, “Va tutto bene”, “Fiori e demoni” [clicca qui https://www.mondadoristore.it/Va-tutto-bene-Sebastiano-Marraro/eai978885869386/ e clicca qui https://www.mondadoristore.it/Fiori-e-demoni-Sebastiano-Marraro/eai978885869773/]. Orbene, quale ipotizzi che sia la tua peculiarità letteraria e quale supponi che sia la caratteristica più apprezzata da coloro che ti seguono sui social, nonché appunto dai tuoi lettori più ad ampio raggio. C’è, invece, qualche tuo/a collega che stimi particolarmente? “Non lo so quale sia la caratteristica più apprezzata da coloro che mi seguono sui social e dai miei lettori più in generale, ogni volta che scrivo io non penso ad alcunché ma soltanto a ciò che voglio raccontare. Non ho letto nemmeno molti libri e non conosco la maggior parte degli scrittori più famosi, non ho mai studiato per fare quello che faccio ma mi è sempre venuto tutto molto spontaneo. Amo scrivere in modo poetico e utilizzare molte metafore che si collegano alla natura, al paradiso, all’inferno e alla magia. Non c’è alcuno che io stimi particolarmente, provo abbastanza disprezzo per gli altri uomini”.

 

Qual è il tuo parere inerentemente le potenzialità dei social network e il loro utilizzo – e sui possibili motivi del fatto che, nella nostra odierna epoca, si sta assistendo sempre più a un proliferare di aspiranti “influencer”? Tu parteciperesti volentieri, ad oggi, a qualche talent show e/o reality? “Ormai i social sono la nuova tv, con la differenza che tutti possono mettercisi sopra e tutto ciò è diventato qualcosa di ingestibile ed è per questo motivo che lavorare sui social come influencer etc. etc. non è più sinonimo di unicità e non ha più molto valore. Ho avuto varie proposte per partecipare a dei reality ma ho sempre rifiutato, non è un mio interesse per ora (anche se non dico mai no, a priori, ad alcunché per il futuro)”.

 

Infine, prima di salutarci, vuoi condividere con noi se hai delle novità in cantiere a stretto giro e taluni eventuali progetti a più lungo termine? “Sto scrivendo un libro da molto tempo ma, se ci avessi dedicato veramente del tempo come per gli altri miei libri già editi, a quest’ora lo avrei già terminato. Credo che quest’ultimo sia il miglior libro tra tutti quelli che ho scritto finora e non so se lo pubblicherò con qualche casa editrice, forse tornerò a farlo autonomamente”.

 

 

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