Intervista al cantautore e chitarrista Sebastiano D’Amato  

Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista al cantautore e chitarrista francofontese Sebastiano D’Amato (classe 1989), del quale è possibile visionare il profilo Instagram cliccando su https://instagram.com/sebastianodamatoofficial?igshid=MzRlODBiNWFlZA==

Buongiorno! Ti domando subito qual è il cosiddetto motore interiore – quel qualcosa e chissà se anche quel qualcuno – che ti ha portato a intraprendere il tuo viaggio nella musica. “Buongiorno Giulia! Ho cominciato a suonare all’inizio della mia adolescenza, intorno ai quattordici anni d’età. Avevo così tante cose da dire che però, a parole, non sapevo spiegare… molte emozioni che, con la dialettica, non riuscivo a buttare fuori. Il destino ha voluto che entrassi nel mondo dell’arte, nel mondo della musica, e tramite lei riesco a dire tutto”.

Da piccolo a cosa, forse, immaginavi di dedicarti una volta divenuto adulto e che bambino sei stato? Attualmente, invece, come descriveresti la tua personalità e quale colore vi assoceresti? “Ho sempre avuto tanta fantasia, adoravo inventare delle storie con i pupazzetti che avevo da piccolo. Sono sempre stato un po’ tormentato dai miei pensieri, anche da bambino, sebbene in mezzo ai miei compagni fossi però sempre molto allegro e gioioso perché già allora mi piaceva veder stare bene la gente che mi circonda. Ecco, quindi, che già in tenera età avevo capito che il mio compito nel mondo è quello di regalare emozioni. Da ragazzino sognavo quello che sto realizzando adesso, cioè vivere bene la vita facendo ogni giorno ciò che amo. Nella vita indubbiamente si trovano numerosi vicoli ciechi, porte chiuse e persone che cercheranno di fermare il nostro cammino ma io credo che la forza della passione sia più grande di ogni ostacolo e che porterà ciascuno di noi a diventare ciò che vogliamo”.

Quanto e in che modo sono stati e sono fonte d’ispirazione e determinanti per la tua artisticità l’ambiente geografico e sociale (compreso quello familiare) e l’epoca in cui vivi, ma altresì i primi input ricevuti durante l’infanzia? “Sono siciliano e questa splendida terra, che è appunto la Sicilia, è molto amica dell’ispirazione e della poesia… è un’isola che sa ispirare tanto. Le emozioni di storie vissute in prima persona o come se la mia fosse una seconda pelle, sono la fonte da cui attingo per le mie canzoni nelle quali racchiudo tutto quello che ho dentro me – trasmettendolo, in tal modo, a chi mi ascolta. In pratica sono una specie di contenitore emozionale che rilascia emozioni, pian piano, durante un’esibizione live o in studio”.

Che cosa rappresenta per te la musica e l’arte più in generale e quale ritieni che sia il loro principale pregio e potere? “Dire che per me l’arte, così come più nello specifico la musica, è vita sembra banale ma in realtà non lo è. È grazie proprio all’arte, alla musica, che molte persone sono rinate e hanno trovato loro stesse. L’arte e la musica aiutano ad affrontare difficili percorsi d’esistenza, difficoltà in cui tutti incappiamo prima o poi. Come può un artista, un musicista, vivere senza la propria arte? Nel mio caso, sarebbe come chiedermi di smettere di respirare”.

In che cosa identifichi la bellezza e sei del parere che esista il bello universale? Qualora la tua risposta sia negativa, ti sei mai interrogato su com’è fattibile spiegare il fatto che alcune opere e altresì talune persone siano pressoché unanimemente – in tutti i tempi e in tutti i luoghi – considerate dei “capolavori”? “Sono dell’avviso che non esista la bellezza universale, il bello e il brutto. La musica e l’arte in generale, oltre alla meticolosità della composizione, constano di un insieme di vibrazioni che vanno ad emanare un qualcosa in direzione dell’attenzione dei presenti ma non tutto il pubblico percepisce la medesima cosa allo stesso modo… quindi direi che una x cosa viene percepita come bella se va a rispecchiare gli standard con cui si è abituati a vedere o a sentire, benché in realtà molte volte non ci si è lasciati andare del tutto (e dunque si finisce per fidarsi solo delle apparenze, non scavando a fondo dentro sé). Un’opera di successo diventa tale quando non ha età, quando una canzone scritta cinquant’anni fa è ancora un piacere ascoltarla nella contemporaneità e questo avviene perché è stata composta con il cuore e non con la testa”.

Quanto ti sembra che sia importante – soprattutto nella carriera di un personaggio pubblico – l’immagine? Pensi che essa, l’immagine appunto, possa e debba veicolare efficacemente significati emozionali e intellettivi, d’impegno verso un qual certo qualcosa, psicologici a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia e che ne sia un indicatore di verità? “Oggi l’immagine è tutto, i social network sono diventati dei giochi di ruolo reali. I ragazzi stanno confondendo la vita vera con quella digitale e questa non è una bella prospettiva. Avere un microfono in mano, con un pubblico che ti ascolta, è una grande responsabilità e mandare dei messaggi sbagliati può rovinare molte generazioni. Io penso che si dovrebbe parlare proprio della vita e di quanto sia bella viverla in serenità, rispettando il posto in cui si abita ossia la Terra che ci ospita e che ospiterà i nostri figli (non di droghe, pistole e prostitute). Il mondo e la gente, dal mio punto di vista, ha bisogno di stare bene e di luce”.

A tuo dire in che rapporto stanno libertà, resilienza e audacia? E in tutto ciò, benché io non voglia indurti ad alcuna preconfezionata categorizzazione riduttiva e ingabbiante, dal tuo punto di vista, cos’è e come riconosci l’Amore (sia esso amor proprio, per altre persone e animali, per idee e ideali, per situazioni, luoghi, attività e molto altro ancora)? Sei inoltre mai incorso in una relazione tossica e, se sì, nella veste di manipolatore o di manipolato? “Le esperienze negative, così come quelle positive, formano il carattere e danno la forza di andare avanti. In base a ciò io amo ogni essere vivente, anche gli stronzi, ché sono sempre creature di Dio! Ho vissuto diverse relazioni, non trovando il mio posto in esse. Ho vissuto storie tossiche sia a causa mia che no e ho imparato a non cadere più in certe situazioni, portando rispetto all’altra persona ma soprattutto a me stesso”.

Quali sono i tratti esteriori e interiori che, di solito, ti fanno innamorare? Hai mai riflettuto sul motivo per cui ciascuno di noi viene più spesso attratto da un certo tipo di persona e non da altri, ossia concordi o no con chi sostiene che l’amore sia (soprattutto) una scienza e che dipenda dall’emulazione dei nostri modelli di esperienze di vita che risalgono alla prima infanzia? “Io penso semplicemente che se c’è della chimica lo si senta e lo si veda, non ci si dà e non si cercano delle spiegazioni ma ci si lasci andare e basta. Per me non esistono canoni di bellezza, bensì soltanto quello che mi attira e mi fa stare bene”.

Quale ipotizzi che sia la tua peculiarità artistica e quale supponi che siano le caratteristiche più apprezzate da coloro con i quali collabori, nonché dai tuoi ascoltatori? “La gente che viene ai miei spettacoli percepisce il mio stare e sentirmi bene sul palco, esso è il mio habitat naturale. Il pubblico si lascia avvolgere dalla mia voce e dal suono della chitarra, direi che ogni concerto è un’esperienza mistica”.

C’è qualche tuo/a collega che stimi particolarmente e con il/la quale, ad oggi, saresti propenso a lavorare assieme stabilmente? E, qualora tu lo abbia seguito, c’è stato qualcuno (e perché) che ti ha favorevolmente colpito al Festival di Sanremo 2023? “Stimo ogni artista che sia tale e non chi si scimmiotta appunto artista o cerca di diventarlo… artisti si nasce, purtroppo non vi è alcuna scuola che possa insegnare a diventarlo. Sì, la scuola insegna come cantare e come suonare tecnicamente per essere un fuoriclasse, ma chi è artista lo è nel cuore e non dietro uno spartito. Ho apprezzato la maggior parte degli artisti presenti al Festival di Sanremo 2023”.

Oggigiorno, parteciperesti volentieri a qualche talent show e/o reality? Qual è poi il tuo parere inerentemente le potenzialità dei social network e il loro utilizzo – e sui possibili motivi del fatto che, nella nostra odierna epoca, si sta assistendo sempre più a un proliferare di aspiranti “influencer”? “Oggi i social sono tutto per la crescita del personaggio. Sì, parteciperei volentieri ad alcuni talent televisivi tant’è che ho già preso parte a The coach – classificandomi, con le mie canzoni, al secondo posto del podio”.

Pensi che esista il destino e, eventualmente, secondo quali termini? “Secondo me ogni cosa che accade e che ci accade è destino. Ho fede in qualcosa di superiore rispetto a questo mondo… gli uomini, per sentirsi più motivati, hanno bisogno di credere in qualcosa  e dunque sì: io credo nel destino e in me”.

Infine, prima di salutarci, vuoi condividere con noi se hai delle novità in cantiere a stretto giro e alcuni progetti a più lungo termine? “A novembre uscirà un mio nuovo singolo intitolato “Piovono parole”, una canzone che racchiude e racconta il pensiero volto a una qual certa persona che –  malgrado tutto – ogni volta che ce la si trova davanti a sé, non la si riesce a non amare”.  

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