Chi era Jacques Lacan

Di Blatterhin - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=20893841

Jacques, psicoanalista francese. Più precisamente parigino. Dotato di una verve notevole, caratterizzata da ironia e sensazione di essere addirittura alla mano come persona. In più, soprattutto, una cultura sterminata ed il merito di aver formalizzato una teoria psicoanalitica all’epoca ostracizzata dai contemporanei, come in seguito compresa, analizzata e capita al meglio. Utile non solo nella sala in cui lavorano psichiatri e psicoanalisti, ma anche addirittura per la critica dei film.

Non fu davvero il creatore della psicoanalisi, chiaramente, per quanto tale paternità sia controversa e sia in genere attribuita a Sigmund Freud. Al tempo stesso, Lacan fu grande debitore di quelle teorie, estendendole ed applicandole con luce moderna e rinnovata. Poco capito dai contemporanei e noto in Italia soprattutto grazie a Slavoj Zizek e Massimo Recalcati, fu uno psicoanalista e psichiatra francese che è stato definito lo psicoanalista più controverso di ogni tempo. Tenne seminari annuali a Parigi dal 1953 al 1981, a cui partecipava gente di ogni estrazione e cultura, il lavoro di Jacques Lacan ha segnato il panorama intellettuale francese e internazionale, avendo avuto un impatto significativo sulla filosofia e sulla teoria culturale in aree come il post-strutturalismo, il femminismo, la teoria del cinema come anche, ovviamente, sulla psicoanalisi come la conosciamo oggi.

Lacan ha ripreso e discusso l’intera gamma dei concetti freudiani sottolineando la dimensione profondamente filosofica, prima che scientifica, del pensiero di Freud, e applicando concetti derivati dallo strutturalismo in linguistica e antropologia al suo sviluppo nel proprio lavoro che avrebbe ulteriormente ampliato impiegando formule dalla logica e dalla topologia dei predicati. Prendendo questa nuova direzione e introducendo innovazioni controverse nella pratica clinica, Lacan ei suoi seguaci furono espulsi dall’Associazione Psicoanalitica Internazionale. Di conseguenza lo psicoanalista e medico francese ha continuato a fondare nuove istituzioni psicoanalitiche per promuovere e sviluppare il suo lavoro che ha dichiarato essere un “ritorno a Freud” in opposizione alle tendenze prevalenti nella psicoanalisi collusiva di adattamento alle norme sociali.

Il primo contributo ufficiale di Lacan alla psicoanalisi è stato lo stadio dello specchio, che ha descritto come “formativo della funzione dell'”io” rivelata nell’esperienza psicoanalitica”. All’inizio degli anni ’50, arrivò a considerare il palcoscenico dello specchio come qualcosa di più di un momento nella vita del bambino; invece, faceva parte della struttura permanente della soggettività. Nell ‘”ordine immaginario”, l’immagine stessa del soggetto cattura e affascina permanentemente il soggetto. Lacan spiega che “lo stadio dello specchio è un fenomeno al quale attribuisco un duplice valore. In primo luogo, ha valore storico in quanto segna una svolta decisiva nello sviluppo mentale del bambino. In secondo luogo, caratterizza un essenziale rapporto libidico con il corpo-immagine».

Lacan usava spesso una simbologia algebrica per i suoi concetti: l’altro grande (l’Autre) è designato A, e l’altro piccolo (l’autre) è designato a. L’immagine dell’altro, cioè quello che noi pensiamo di noi stessi o come ci vediamo, è indicato come i(a) e si distingue, significativamente, da i'(a) che è invece l’immagine di un soggetto differente, lo stesso su cui spesso si affermano invidie e competizione. Con vari richiami alla linguistica di de Saussure, Lacan lavora sul concetto di significante come una delle facce del segno, ed indica il limite tra lo stesso ed il significato come passaggio fondamentale della pratica analitica.

L’uomo viene visto come naturalmente soggetto all’ordine simbolico, ovvero l’insieme di affermazioni prime che ne dettano implicitamente le regole, soprattutto a livello culturale e inconscio. Ciò avviene mediante un meccanismo detto forclusione. Al tempo stesso, Lacan sottolinea la dimensione dell’Io come voluta e pensata da Freud, con quell’ideale dell’Io che è ciò che ognuno vorrebbe essere. Dietro l’Io vi è spesso un misconoscimento alienante, per quanto esso mantenga una funzione di contatto con la realtà per il soggetto.

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